LECCE. In scena “CARO LUPO”, un tenero spettacolo di teatro su nero e ombre per bambini di tutte le età … perché anche la paura, a volte, ha paura
Domenica 27 marzo alle ore 17.30. La giornata Mondiale del Teatro si festeggia a Koreja con l’ultimo appuntamento di TEATRO IN TASCA
Ultimo appuntamento dell’anno con Teatro in Tasca, la rassegna di Koreja dedicata a grandi e piccini. In scena DROGHERIA REBELOT con Caro Lupo un tenero spettacolo di teatro su nero e ombre, “dove la paura si può guardare da vicino scoprendone le sue reali dimensioni”.
Caro Lupo è l’inizio di una lettera che ha il sapore di una favola, scritta da Jolie, bambina curiosa, coraggiosa, intraprendente a cui piacciono le costellazioni, il suo inseparabile orso di pezza Boh e le cose che fanno un po’ paura.
La neve regala alla notte un silenzio sospeso, mentre le stelle abitano un limpido cielo invernale. In una buffa casetta si sono appena trasferiti la mamma, il papà e la piccola Jolie. Jolie è una bambina con una fervida immaginazione che la porta ad inventare milioni di storie, tanto che anche lei, ogni tanto, si interroga sul confine labile tra realtà e finzione. I suoi genitori sono eccentrici, in molte faccende affaccendati, sono mani che sistemano, preparano, dialogano tra loro e spesso non danno molto peso a quelle che sembrano essere solo fantasie. Così non le credono quando Jolie sente un suono che non conosce, quando vede un’ombra che non riconosce ma soprattutto quando si accorge di una presenza insolita, una creatura del bosco che la affascina e contemporaneamente, la terrorizza. E quando Boh scompare, Jolie sente un coraggio inarrestabile, quel coraggio che solo l’Amore sa regalarci.
E decide di partire, di andare alla ricerca di Boh, verso l’ignoto, si addentra nel bosco, incontra i suoi abitanti, si imbatte in ombre scure, scopre paesaggi incantati e incontra il Lupo. Il suo Lupo. Un Lupo piccolo, come lei. Un lupo la cui ombra appare gigante ma che, in verità, è solo un cucciolo e come tutti i cuccioli ha bisogno di cure, di coccole, di giocare, di trovare la strada del ritorno.
E quando pensa di essersi perduta per sempre, Nonno Nodo e Nonna Corteccia le regaleranno la chiave per affrontare la paura. Perché tutti abbiamo paura…anche la paura, a volte, ha paura. Ma ci sono volte in cui, se le guardiamo da vicino, se la attraversiamo, sa diventare piccola e preziosa. Dipende sempre dal nostro sguardo su di lei.
“Prima volevamo parlare di paura. Ora, continuiamo a voler parlare di paura. Tra il prima ed ora, c’è stata una pandemia, una pausa forzata, un essere sopravvissuti. C’è stato il tempo come non c’era da molto tempo. E ci siamo stati noi, con tutte le nostre fragili contraddizioni. Abbiamo cambiato punto di vista diverse volte ma l’urgenza è rimasta la stessa, anzi, oggi si appropria di significati altri e profondi, alcune cose appaiono intoccabili, altre necessariamente da affrontare con delicatezza e cura.
Credo che la paura venga vissuta in modi molto diversi in base a quale cuore abita, osservo gli adulti che si relazionano con le paure dei bambini spesso minimizzandole, osservo i bambini e le paure ataviche che hanno attraversato ognuno di noi, studio i principi delle fobie e poi arrivo a pensare che provare paura per qualcun altro fuori da noi sia in verità atto di coraggio. Perché la paura ci permette di non essere indifferenti alle cose che capitano intorno a noi, la paura è empatica e partecipativa, spesso coglie una collettività, altre volte è piccola e intima e occupa uno spazio minuscolo che appare però gigantesco finché non impariamo a conoscerla e ad addomesticarla. La nostra ricerca parte proprio da qui: quanto possono apparire spaventose le cose che non conosciamo?
Quanto riusciamo a ridimensionare la paura se facciamo un passo verso di lei? Quanto può essere salvifica e quanto può essere distruttiva se ci attanaglia senza via di fuga? E così penso che parlare di paura all’infanzia, sia, oggi, molto importante, perché più che mai abbiamo bisogno di rielaborare e di capire che il superamento della paura può portarci a sguardi limpidi e tranquilli, ma anche che provare paura può insegnarci molto più di quanto immaginiamo. Il linguaggio della fiaba sarà il nostro mezzo, il Lupo, è archetipo che da sempre simboleggia il sentimento della paura. La protagonista sarà una bambina, Jolie, con cui i nostri piccoli spettatori potranno empatizzare e in cui potranno immedesimarsi come se vivessero la favola in prima persona.
Proveranno paura con lei, per lei ed insieme a lei, la supereranno. La drammaturgia trova inizio in una lettera che Jolie adulta scrive al Lupo, una lettera appassionata, che ci porta nel vivo del racconto dove le parole vengono accompagnate da immagini che vivono tra proiezioni in ombra e figure animate grazie alla tecnica dell’animazione su nero.
La comunicazione si sposta su un altro livello, dove le immagini diventano protagoniste indiscusse della messa in scena. Il “nero” diviene quindi contenitore di possibilità infinite, in cui diversi linguaggi possono fondersi in processi di ricerca e sperimentazione. Il buio, quel buio che fa spesso così tanta paura, appare immobile, vuoto, profondo, informe, ma la vita, con tutta la sua potenza, si scatena in un istante e la favola ci accompagna alla scoperta di come il superamento delle nostre paure può farci vedere le cose con altri occhi, che se abbiamo qualcuno accanto le paure fanno un po’ meno paura e che spesso, alla fine, quando si sono fatte piccole piccole, per le nostre paure proviamo un sentimento dolcissimo, quasi quasi, un sentimento d’amore.
Età consigliata: dai 4 anni