LECCE. A Koreja sold out per Nichi Vendola con “Quanto resta della notte”

LECCE. A Koreja sold out per Nichi Vendola con “Quanto resta della notte”

14 aprile 2022. Parole, versi e suoni in cerca di un giorno nuovo

Otto capitoli poetici accompagnati dalle musiche di Populous e dai video di Mario Amura.

La poesia è l’arte di esprimere un’emozione, un’immagine, un fatto, un pensiero. Lo slogan della campagna elettorale con cui Nichi Vendola è stato confermato governatore della Puglia nel 2010, recitava così: La poesia è nei fatti, la migliore campagna pubblicitaria in Italia, secondo la giuria di esperti del Galà della Politica dell’Università di Roma 3. La poesia è nei fatti ha rilanciato la poesia come valore. Le rime che raccontavano “i fatti” di Vendola contagiarono tutti.

Così, giovedì 14 aprile alle ore 20.45, dopo numerose tappe in tutta la Puglia, Nichi Vendola, per due volte presidente della Regione, torna a Koreja con Quanto resta della notte. Parole, versi e suoni in cerca di un giorno nuovo.

In scena i suoi otto capitoli poetici accompagnati e vestiti dalle musiche prodotte da Populous e dai video di Mario Amura. Parole, versi e suoni in cerca di un giorno nuovo.  Si parla della patria al singolare, dei nazionalisti e dei sovranisti e della patria al plurale di chi combatte la guerra, il razzismo, il maschilismo, il suprematismo in tutte le sue forme. Si parla di noi al tempo del Covid, della cultura dello stupro e del femminicidio, del potere maschile e della sua vocazione all’onnipotenza, di lesione della democrazia, di sospensione dei diritti fondamentali di libertà, di sequestro di persona e di tortura ad opera degli apparati dello Stato. Si parla di Genova nel 2001 e di Carlo Giuliani, della miseria della politica e della crisi delle parole della vita pubblica. Si parla della morte e della nascita, della casa e della famiglia, dell’amore e del figlio, della luce di un giorno nuovo.

 “Un’avventura speciale – racconta Nichi Vendola in una videointervista rilasciata a Pupia tv – quella di scrivere un monologo e di provare a portarlo sul palcoscenico di un teatro. Questa è l’avventura unica ed emozionante che mi sta capitando. Ho scritto questo monologo immaginando la notte come metafora del buio, dello smarrimento, dell’inquietudine, della paura. Sono i tempi della pandemia, tempi in cui tornano rumori di guerra. Sono i dilemmi laceranti della nostra vita, della vita di tutti quanti. Ecco, la notte viene accompagnata da queste domande e l’unica luce è, diciamo così, quella della poesia. La poesia è la lucerna che ci offre un po’ di riparo da questo buio enorme. Questo monologo, diviso in otto capitoli […] è stato realizzato insieme alle musiche straordinarie di Populous, alle fotografie e ai video del Maestro Mario Amura, insieme all’accompagnamento alla regia di Elena Serra e con il tocco magico della consulenza amichevole di un grande uomo di teatro come Valter Malosti”

Capitolo 1. La notte. Dove si parla della patria al singolare, dei nazionalisti e dei sovranisti e della patria al plurale di chi combatte la guerra, il razzismo, il maschilismo, il suprematismo in tutte le sue forme. Dove si parla di Alan Kurdi, il bambino con la maglietta rossa simbolo di tutti i bimbi morti nel tentativo di migrare. Dove si parla di Sarajevo e di Hebron.

Capitolo 2. Il contagio. 

viv@voce

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