RECENSIONI. Stefania Romito e il romanzo “Delyrio – un ammaliante equilibrio sulla follia”
Recensione di Fiorella Paris, con la prefazione di Pierfranco Bruni
Dobbiamo a Karl Gustav Jung il disvelarsi di archetipi, miti, alchimie in funzione della comprensione di ombre, paure e fobie che limitano la nostra vita. E sempre a lui, psicologo del profondo e della anima, dobbiamo l’intuizione che ogni volta che la psiche è scossa violentemente da un’esperienza numinosa, vi è il pericolo che il filo, al quale si è sospesi, possa spezzarsi.
Un concetto palesato e rimbalzato nei pensieri nel leggere, pagina dopo pagina, l’ultimo romanzo di Stefania Romito, dal titolo Delyrio, edito da La Bussola, con la dotta prefazione di Pierfranco Bruni. L’autrice ci ha abituato, nel tempo, a narrazioni spietate, inquietanti, mettendo in moto un movimento interiore di fantasmi oscuri che si celano tra le pieghe e le ombre dell’inconscio.
E Delyrio non delude, in questo senso. È tutto questo e ancora di più.
Il titolo stesso ci rinvia il significato di alterazione, eccitamento confusionale, allucinazioni ma nel romanzo dell’autrice diventa qualcosa di impalpabile. Una sorta di immensa forza liquida, che non ha pari in alcun mare terreno. Così, ogni descrizione, ogni situazione, ogni emozione perde profilo, volume e peso con una languidezza fosca che ammalia, avvolge, turba stringendo in spire voluttuose e sensuali.
Ci si lascia avvincere dal ritmo impareggiabile della narrazione, che dispiega abili sortilegi letterari, in un gioco di ripetizioni, di simboli e allegorie che generano onde sonore e si amplificano come in un’immensa cassa di risonanza per raccogliere una storia che racconta d’amore, di piacere, di passione. Un amore alterato. Un amore di confine.
Un amore, per molti versi scontato – una relazione adulterina – raccontato senza preoccuparsi del giudizio altrui, riflettendo sulla correlazione tra fato e libertà. Perché non si sceglie un desiderio. Lo si vive.
E ancora una volta, tra le fitte e belle pagine di Stefania Romito, cesellate da sublimi definizioni (Alchimia di segreto, Harem delle nullità, Ostrica senza perla…) ritroviamo il suo stile libero che rifiuta di incasellare, di giudicare, di discriminare consapevole che l’umanità, in generale, è meno ‘buona’ di quanto voglia essere o immaginare. Tutti abbiamo ombre e quanto più sono nascoste rispetto alla nostra vita cosciente, tanto più paiono nere e dense.
La vita è davvero un equilibrio sulla follia. C’è chi accoglie il male e ne diventa succube. E accade quel che le righe intense di Stefania Romito ci mostrano. E c’è anche chi questo seme malvagio è in grado, a volte, di riconoscerlo e trasformarlo.
Ma questa sarà tutta un’altra storia. Forse.