TARANTO, 41 INDAGATI PER I DISORDINI DEL 2 AGOSTO
Nella città della “guerriglia siderurgica” nasce un nuovo comitato
La questura di Taranto ha identificato e denunciato in “stato di libertà all`autorità giudiziaria per aver turbato a vario titolo la manifestazione in atto, determinando, la temporanea interruzione dei comizi ufficiali”.
L’attività degli investigatori – sottolinea la questura – “si è focalizzata in particolare su coloro i quali si sono resi responsabili di violenza sulle cose, abbattendo le transenne poste a protezione del palco per tentare di accedervi, e di coloro che lanciarono i fumogeni”.
Questo è quanto afferma un comunicato stampa della questura. Pochi sanno, però, qual’è la reale identità dei “contestatori”. Le agenzie di stampa hanno parlato di appartenenti alla sigla sindacale Cobas e ai centri sociali. Si stenta a dire, invece, che i “ribelli” altro non sono che cittadini non appartenenti SOLO a centri sociali e alla Taranto “antagonista”.
C’era la gente comune, liberi cittadini e tutti coloro che hanno scelto di scegliere di distinguersi dal coro e denunciare gli anni di clientelismo sindacale, della violenza ambientale, del massacro alla cultura tarantina. E’ gente che vuole pensare autonomamente con la propria testa. Si dice poco in giro, che a Taranto, nei giorni della “guerriglia” si è costituito un comitato: il comitato dei lavoratori liberi e pensanti Di seguito, riportiamo il loro comunicato stampa.
Il comitato intende precisare che i suoi componenti sono tutti cittadini di Taranto. Molti giornali ci attribuiscono appartenenza a sigle o colori politici. Non abbiamo bisogno di propaganda, non ci sono capi o gerarchie. Siamo cittadini che manifestano il proprio diritto alla vita, al lavoro. Smentiamo categoricamente l’appartenenza a movimenti politici o sindacali, siamo LIBERI e sulle nostre ragioni intendiamo contribuire alla rinascita della nostra città, da sempre oppressa da chi vuole arricchirsi sacrificando migliaia di vite.
Abbiamo partecipato alla manifestazione del 2 agosto 2012 senza creare disagi come avvenuto in quasi tutte le iniziative programmate in altri luoghi, nessun arresto, nessun ferito, nessuna carica. Solo tanta rabbia di uomini, donne e bambini che PRETENDONO il diritto alla vita, al lavoro, allo sviluppo della propria terra da sempre confiscata dallo Stato e dai mostri privati che sputano veleni.
Avevamo chiesto ufficialmente a FIM FIOM E UILM, di esprimere il pensiero della città, ma non abbiamo avuto risposte in merito. Non abbiamo bisogno di essere violenti, noi cammineremo sulle nostre ragioni, legittime, indiscutibili.
Qualcuno ha voluto far passare per estremista il nostro pensiero, a costoro diciamo:
Taranto è stata sterminata da ILVA, CEMENTIR, ENI E MARINA MILITARE, ma nonostante ciò, è una delle città col più alto tasso di disoccupazione. Fino ad oggi, di astratto ci sono le promesse di uno Stato assente e mai vicino alla nostra realtà, alla nostra disperazione, se non quando rischia i suoi interessi. Di concreto, reale, vergognosamente tangibile, ci sono i morti fuori e dentro le fabbriche, ci sono i tumori, le malattie, l’inquinamento del mare e della terra, l’avvelenamento del bestiame, la diossina nei campi, negli alimenti, nei nostri corpi.
Di questo i giornali pilotati non ne parlano, si parla di becere conte, di appartenenze a gruppi o movimenti ai quali non intendiamo precludere la partecipazione delle idee, chiunque si avvicina come cittadino LIBERO e PENSANTE, ha diritto di partecipare alle nostre iniziative, lo potrà fare senza vessilli o bandiere che fino ad oggi ci hanno diviso a vantaggio di chi ci stermina. Non siamo 50, non siamo 200 o 500, i numeri che allontanano li lasciamo a chi fa propaganda o arrivismo.
SI AI DIRITTI, NO AI RICATTI: OCCUPAZIONE,SALUTE, REDDITO, AMBIENTE. Per pretendere questo, dobbiamo passare per delinquenti, allora costruite un carcere in grado di contenere 190.000 cittadini lavoratori liberi e pensanti.
(Fonte: http://comitatocittadinioperaitaranto.wordpress.com/2012/08/03/comunicato-stampa-comitato-dei-cittadini-e-dei-lavoratori-liberi-e-pensanti/).
Se è arrivato il tempo delle decisioni, forse, è anche arrivato il tempo della consapevolezza.
La manifestazione dello scorso giovedì deve indurre a delle riflessioni: a Taranto non si è risposto con la violenza ma si è deciso di dire NO alla violenza subita per 50 anni di sterminio siderurgico.
E lo si è fatto facendo sentire la propria voce al di sotto dei palchi istituzionali.
Valentina Convertini