RACCONTI / 23. C’era una volta il Bar di Angiulinu tre sordi …

RACCONTI / 23. C’era una volta il Bar di Angiulinu tre sordi …

Il contadino: “Angiulì? St’annu stamu muertu ti ua (uva)!”

Circa 45 anni fa esisteva su Via Del Prete un bar denominato “ Bar dello sport” ed era gestito da Angiulinu tre sordi (questa era la “ngiuria”, ndr). Figura simpatica Angiulinu: baffetti curiosi e fisico asciuttissimo ma quando qualcuno lo provocava, anche minimamente, era scattante e diretto nelle risposte. Il bar si trovava dove ora c’è un avviatissimo negozio di vendita di calzature. In quegli anni eravamo piccoli, ma non piccolissimi. Avevamo circa 12 anni e le nostre mamme ci imponevano, una volta finita la scuola dell’obbligo nel formato estivo, di trovarci un lavoro.

Alle pompe della benzina, ai mercati con le barracche, dal falegname e i più audaci andavano dai muratori o dagli intonacisti. Insomma, il classico “Nò bi ojià vetu mienzu alla strata” era d’obbligo. E il bello era che tutti ci prodigavamo a  trovare una forma di lavoro estivo, nella tanto attesa di vedere i primi soldi nostri nelle nostre piccole mani. Dicevo prima, del Bar dello Sport …

Tutti i Bar dell’epoca aprivano, specie nella sessione estiva  e con l’incalzare delle vendemmie, alle 3.30 circa. Erano i contadini che a cavallo delle loro biciclette o dei loro traìni i primi clienti di queste attività. Spesso il prodotto consumato da loro era la classica miscela. Bianca o nera. Bianca era intesa con caffè carico di anice, nera invece con caffè ma con l’aggiunta del San Marzano. Il binomio veniva messo sotto il vapore caldo della macchina del caffè ed era servito. Accompagnato, successivamente, dalle loro sigarette che di nome facevano “Nazionali”, “Super”, “Espostazioni”  e altro.

Allora nei locali pubblici si poteva fumare e spesso i contadini restavano, alcuni minuti nell’interno del Bar, per scambiare qualche chiacchiera e coinvolgendo anche il gestore del Bar. Quella mattina alcuni di loro parlavano dell’annata del raccolto della vendemmia che si prospettava misero nella quantità ma molto forte nella gradazione. E questo, ai fini di peso e di guadagno nella vendita delle uve, non gratificava molto i produttori.

Quella mattina Angiulinu tre sordi stava nel retro bottega e quindi non aveva per nulla assistito al dialogo tra i contadini. Tutto d’un tratto un contadino, vedendolo sbucare all’improviso dietro al balcone del bar, gli dice: “Angiulì? St’annu stamu muerti ti ua!” Nel senso che di uva, quest’anno, ce ne era  poca sui ceppi. Angiulino capisce tutt’altra cosa. E secca la sua risposta: “Li muerti tua e di mamta!”

viv@voce

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