Lampedusa, gli uomini urlavano da giù

Lampedusa, gli uomini urlavano da giù

Dicono i soccorritori che le creature sgusciavano tra le mani, come pesci

Da qui, spiavo la morte che si mostrava a tratti. Ho capito che erano uomini, ho osato realizzare che la morte potesse avere una forma, ingenerarla nelle cose, non solo negli uomini, lasciando una traccia, fazzoletti bianchi (cos’erano?), così bianchi, visti dall’alto, come nelle immagini di Ustica: scampoli di stoffa, piccole cose, il cielo al contrario. Da qui, non ho inteso veramente che la morte potesse agitare sagome, fantocci, boe, scure come teste di mogano, che la morte avesse un tempo, un ritmo, un movimento preciso delle onde e delle mani tese, sono mani sì, le dita aperte.

Erano uomini tuttavia. E non mi sono chiesta un minuto di più se la morte avesse un suono, quello dei gabbiani, ma i gabbiani accompagnano il viaggio dei delfini, indicano la potenza dell’ingovernabile, di tutto quel che sopra di noi non ridurremo mai a un cospetto, i gabbiani seguono i delfini nella musica di Morricone di Le vent le cri. E invece no.

Gli uomini urlavano da giù, sembravano suoni gutturali, sordi, “come quelli dei gabbiani”, hanno riferito i testimoni; non suoni spaventosi, superavano una soglia però, era già tutto oltre l’umano.Please please save the children, urlavano le creature, mentre le donne e i bambini inabissavano per sempre, nel mare dell’Isola dei Conigli. Dove sono i bambini? Era già tutto oltre l’umano. Persino il dopo, i fatti del dopo. Il modo di sopravvivere pregiudicato dalla morte ingenerata negli altri e nelle cose, il modo di raccogliere un uomo che è quasi trapassato, nudo.

Ho notato da qui che le sagome scure erano uomini e che sgusciavano simili ai pesci, di una rarità inaudita. Ne parleremo fino a estinguere ogni curiosità, fino a seppellire il feltro di una seppur minima compassione. Non ho capito lo stesso come si muore quando si muore in quel modo, anche se adesso c’è una foto che abbiamo condiviso tutti (sui social network) irreparabilmente, ed è la foto di un ragazzo, che muore a pancia in sopra, ha la maglia sollevata e ha ancora le scarpe ai piedi. Allora tutti abbiamo capito che era morto, senza alcun sussulto.

Veronica Tomassini 

FONTE

ilfattoquotidiano.it

viv@voce

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