SAVA. Cimitero. “Chi per la patria muore è vissuto assai!”

SAVA. Cimitero. “Chi per la patria muore è vissuto assai!”

La storia del plesso dei Combattenti della Prima guerra mondiale. Da oltre due anni è inagibile!

Quando eravamo piccoli leggevamo sulle braccia dei galeotti la frase “Chi per la patria muore è vissuto assai” e, francamente vista la giovanissima età, non capivamo bene cosa volesse significare quella scritta tatuata spesso sul loro avambraccio. Non la capivamo. Siamo cresciuti, ed era ora, ed eccoci qui a mettere uno strano “connubbio” tra la scritta dei galeotti dell’epoca e la triste sorte che sta toccando al plesso dei Combattenti savesi della Prima guerra mondiale.

E’ dal lontano ottobre 2010 che è vietato al pubblico l’accesso. Un cartello fuori lo dice chiaro e tondo. Ma cosa è successo in questo plesso di tanto “pericoloso”? Cedimento strutturale del solaio con mattoni a terra ben visibili, lesioni alla muratura, infiltrazioni d’umidità da tutte le parti. Per arrivare a questo furono fatte diverse segnalazioni alla passata amministrazione. Ma che. Niente di niente. Arrivò la ricorrenza dei morti del 2010 e nessuna miglioria fu apposta. Nessuna. L’amministrazione Maggi non volle affrontare, e risolvere, questo problema. Subito dopo ci fu la chiamata dei Vigili del fuoco che, appena arrivarono al Cimitero per constatare lo stato di conservazione del plesso, lo dichiararono immediatamente inagibile.

Con l’insediamento dell’amministrazione IAIA “qualcuno” ha rimosso quel divieto arbitrariamente e un cittadino savese ha richiamato di nuovo i Vigili del Fuoco. Rimessi i cartelli di divieto. Fin qui la cronaca. Quindi si marcia verso il terzo anno del “vietato l’accesso”. Ma la nuova amministrazione non si è affatto scoraggiata, ha fatto di più. Il sindaco firma lo scorso anno  l’ordinanza comunale della immediata messa in sicurezza del plesso a cui doveva adempire l’Associazione Combattenti e Reduci di Sava entro 30 giorni altrimenti il nostro Comune, attenzione a questo passaggio importantissimo, avrebbe provveduto a fare i lavori necessari a spese sue e poi di seguito avrebbe fatto l’istanza per il recupero del credito (a lavori finiti, ndr) verso i parenti dei defunti. Come tutti ben sappiamo a Sava non esiste più l’ l’Associazione Combattenti e Reduci e quindi manca l’interlocutore principale. Restano solo i parenti dei defunti. Valli a trovare tutti questi. Certo, i parenti stretti dei defunti della Prima guerra mondiale oggi, se fossero vissuti tutti, avrebbero circa una novantina di anni.

Quindi la ricerca diventa meticolosa e molto probabilmente ci sarebbe una forte perdita di tempo e magari non riuscire a cavare neanche un euro dagli eredi ignari completamente di questo “lascito”. Quindi una forte dispersione di tempo ma il problema persiste. Ed esce ad ogni scadenza della ricorrenza dei morti. Quindi … una volta all’anno! Nella su citata ordinanza firmata da IAIA il termine perentorio è di 30 giorni di tempo che viene dato per la messa in sicurezza del plesso. Oggi stiamo ad un anno di tempo e quell’ordinanza, firmata dal primo cittadino stesso, è stata inadempiente. Inandempiente l’ordinanza, inadempiente il suo firmatario! Che poi, tra l’altro, la spesa a quanto ammonterebbe? Meno, molto meno, di una decina di migliaia di euro.

E’ così forte lo sforzo per questa, amministrazione? Con un gesto così “generoso”, verso la memoria di chi è stato catapultato in una guerra mondiale che forse non capiva manco per quale ragione andava a combattere (ma che comunque ha messo a monte la sua vita) sarebbe una gran bella cosa. Forse una forma di … gratitudine? Non tanto ai parenti dei defunti, ignari di tutto questo, ma alla loro memoria e, se si può dire, anche al loro coraggio. Ad oggi assistiamo  all’inadempienza dell’Ordinanza comunale datata ottobre 2012 e firmata dal primo cittadino. Alla luce di questi fatti, fin qui avvenuti, è proprio il caso di dire che “Chi per la patria muore è vissuto assai!” Certo, nella memoria delle passate amministrazioni comunali savesi. Oggi tocca a quella di IAIA …

Giovanni Caforio

viv@voce

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