Una Taranto che muore, difesa dai suoi cittadini

Una Taranto che muore, difesa dai suoi cittadini

“Non siamo Forconi. Siamo Tarantini”

Taranto non ce la fa più. Taranto non può restare ferma a guardare. Taranto decide di ribellarsi, e lo fa in Piazza della Vittoria. E’ proprio lì che un gruppo di cittadini, previa autorizzazione, decide di riunirsi per informare la cittadinanza che la città non sta affatto bene, e che soffre la fame a causa di chi la governa. Ad organizzare il movimento un cittadino, dipendente Ilva, Francesco Troccoli, il quale precisa sin da subito che non si tratta di una manifestazione politica.

“Non siamo forconi!” dichiara e prosegue “siamo solo cittadini stanchi di pagare le tasse e stanchi di soffrire la fame. Dobbiamo lanciare un segnale a questa città silenziosa”.

La manifestazione si rivela subito espressione di un malessere condiviso, che vede appunto in rappresentanza, la presenza di padri, madri, precari, disoccupati e studenti. La cittadinanza è stanca, stanca di essere incompresa, stanca di essere presa in giro: la loro, è una ribellione contro le decisioni della politica e le tasse imposte dal fisco. Tasse in costante aumento, e che mettono in difficoltà tantissime famiglie che non vi possono far fronte.

Nessuna speranza, nessuna certezza per un futuro, si legge sui volti delle madri che ieri in piazza tenevano tra le braccia i loro bambini. La Piazza, presidiata dalla polizia, ha vissuto momenti di forte tensione, per un equivoco venutosi a creare al sopraggiungere di un altro gruppo, il quale pensava ci fosse sfondo politico nella manifestazione. In realtà, nessun colore politico, nessun estremismo, solo tanta disperazione e tanta indignazione, e la voglia di dimostrare che Taranto non si è arresa, che Taranto non resta ferma a guardare.

Grandi polemiche ha scatenato la presenza della bandiera italiana sul banco dei manifestanti. Una bandiera che ha visto due schieramenti: da un lato chi non si sente rappresentato “dall’Italia delle bugie”, una Italia che non li rappresenta, che non è degna di Taranto, e che mette ogni giorno la città in ginocchio, ripudiandola, diffondendo un messaggio di benessere inesistente per tutti coloro i quali vivono quotidianamente sulla propria pelle, il peso della crisi economica e politica; dall’altra parte chi invece, quel tricolore lo difende, poiché simbolo della memoria di tutti coloro che hanno perso la vita per difendere un Paese, oggi distrutto dalla politica.

Taranto è una città messa in ginocchio dall’inquinamento ambientale, dalla mancanza di lavoro, una città debole che sente il peso della crisi giorno dopo giorno; ma allo stesso tempo una città che non vuole arrendersi, che vuole fare sentire la propria voce.

La manifestazione avrà una durata di quattro giorni, e gli organizzatori si augurano una grande partecipazione. “Siamo padri di famiglia disperati, ci stanno togliendo il pane per i nostri figli”. Questo l’urlo disperato dei Tarantini accorsi ieri mattina. Non si parla di politica, non ci si nasconde dietro nessun partito, l’unico filo conduttore dei cittadini è la dignità perduta a causa delle scelte della classe politica. Taranto ha bisogno di restare unita. Non c’è il tempo per parlare di politica, infiltrazioni ed estremismi. Bisogna fare squadra, affinché i tarantini possano riappropriarsi di una Taranto, che giorno per giorno affonda.

Elena Ricci 

viv@voce

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