SAVA. Perchè il sindaco pro-tempore IAIA prende 3000 euro al mese …
Stipendio ottimo, con una mensilità accantonata per ogni anno, con circa 40 mila euro all’anno. Complessivamente, in 5 anni, sono circa 200 mila euro
La legge dà delle direttive in materia di pagamento ai primi cittadini: quest’ultimo varia in base al numero di abitanti che un Comune può avere. Il nostro fa parte della fascia dei Comuni che va dai 10 mila abitanti al massimo dei 20 mila. La legge è chiara: questo è il parametro e da qui bisogna partire. Premesso che un primo cittadino è pagato dai suoi amministrati, direttamente o indirettamente, e quindi è soggetto (o meglio, dovrebbe) al controllo della sua azione amministrativa in tema di comportamenti, di migliorie della propria comunità e, tema scottante, di tributi. Questi ultimi, lo sappiamo bene tutti, vanno pagati. E questo è a monte del discorso. Ipotizziamo che, se non vengono pagati, la macchina amministrativa si inceppa e buonanotte ai servizi comunali. Spazzatura, luce pubblica, eccetera eccetera.
Bene, o meglio male. Quello che è successo nelle ultime settimane a Sava ha avuto delle punte elevatissime di scontro politico sicuro, tra maggioranza e opposizione, e il tema dei tributi è stato fortemente dibattuto. Basta ricordare il Consiglio comunale del 29 novembre scorso che, iniziato alle 18 del 29 novembre è finito alle 2.30 del 30 novembre. Violenti attacchi dell’opposizione verso la maggioranza con accuse di tutti i tipi verso il sindaco IAIA resosi paladino acceso del passaggio dalla Tarsu alla Tares. Quello che è successo in questi giorni lo sappiamo tutti: cartelle arrivate un giorno prima del pagamento, cartelle non arrivate affatto e ufficio tributi che ha dovuto fare gli straordinari per cercare di ovviare alla moltitudine di carenze. E così il paese si è trovato a fare i conti con aumenti spudorati e scriteriati decisi da chi, in campagna elettorale, aveva promesso ben altro ai savesi.
Spesso e volentieri, dalle colonne di questo giornale, abbiamo portato per riferimento utile alla risoluzione del dilemma Tarsu oTares quello che aveva deciso il Comune di Manduria. Ovvero, rimandare il passaggio al nuovo tributo all’anno 2014 in quanto “le difficoltà dei cittadini sono abbastanza evidenti visto l’attuale momento di incalzante crisi economica”. Fin qui è da lodare un comportamento di un primo cittadino che cerca di poter stare più vicino ai suoi amministrati in momenti così bui. Ma ci sono ben altri primi cittadini che hanno fatto ben altro, oltre questo. Molto ben altro. Moltissimi si sono ridotti lo stipendio, addirittura altri se lo sono annullato. Scelte soggettive che meritano senz’altro apprezzamento e dedizione verso una comunità che sta attraversando una delle più brutte crisi dal dopoguerra ai giorni nostri. Oggi i sindaci di ogni Comune d’Italia sono delegati a fare ingratamente gli esattori, visto che il governo centrale ha tagliato in modo consistente i fondi destinati a loro. E allora, i soldi per avviare i servizi da un parte devono uscire. E il contribuente è il primo chiamato in causa. Anzi, è l’unico. Ma quando si paga, innegabile questo, nessuno di noi è contento. Affatto. Ma credo che ognuno di noi ha il diritto, oltre che il dovere di pagare i tributi, di sdegnarsi e di elevare la sua protesta. Le società civili sono così.
E quindi quando il contribuente è così tartassato, come se fosse solo lui il responsabile di uno sfascio economico, le cose non garbano. Affatto. E cerca di vedere anche quanto guadagnano coloro che, almeno in loco, si fanno portatori di pagamenti di tributi. Andiamo al manifesto del nostro giornale “reo” di aver “diffamato” (così si dice in giro, ndr) il primo cittadino che di nome fa IAIA. Aver messo a confronto i due sindaci del nostro comprensorio ha voluto dare l’idea di un confronto che si è basato sulla grandezza di un paese, e delle problematiche che ha, e in primis dello stipendio che entrambi prendono dai loro rispettivi Comuni di appartenenza. O meglio ancora, quanto costano ai rispettivi contribuenti. Tutto qui. E questo serve, secondo il nostro giornale, a dare l’idea a chi legge, della realtà. Poi, si può non essere daccordo o meno, oppure organizzarsi in clan per attaccarci non ci cambia la vita. Ci scivola addosso questo. Specie quando vediamo da chi veniamo attaccati, in specie da coloro che ieri stavano all’opposizione e si spellavano le mani per il lavoro che veniva fatto da questo giornale su chi amministratava il paese prima di loro. Si sa questo, la gratitudine non è di questo mondo.
Quello che avremmo voluto sarebbe stato un Natale più lieto. Ma c’è stato qualcuno che lo ha reso insopportabile e questo qualcuno vorrà spiegare le sue ragioni dal palco domenica pomeriggio in Piazza San Giovanni. Esce allo scoperto dopo oltre tre mesi di efferrati attacchi da parte di tutti a cui lui non ha avuto il coraggio di rispondere in tempi utili. Oggi è convintissimo, ma lo crede solo lui, che il paese lo ama. Noi, il nostro giornale, lo aspettiamo grande grande come d’altronde diverse centinaia di savesi che vorranno sentire le sue ragioni. Le ragioni delle diverse migliaia di contribuenti savesi stanno tutte nell’arrivo delle cartelle di pagamento con cifre da capogiro …
Giovanni Caforio