TARANTO. Adolescenti e tecnologia tra fughe e risse
Risse tra ragazze e la tentata fuga di due ragazzine
Come “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi, ogni sera prima della festa, numerosissimi adolescenti convogliano i loro incontri nel centro di Taranto. Dunque, le vie della città e gli autobus si riempiono di giovanissimi avventori di paninoteche, bar, pizzerie oppure, di variopinte comitive che sostano, chiacchierando allegramente, in vie o luoghi di aggregazione ormai consolidati; ciò può accadere davanti alla Coin oppure verso il lungomare di Taranto. Sabato scorso, però, si è verificata una rissa tra ragazze giovanissime che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e dunque dei genitori. La faccenda appare poco rassicurante, perché da fonti dirette, (abbiamo avvicinato alcune ragazze), siamo a conoscenza della sistematicità di risse irragionevoli o di atti di vandalismo. Gli stessi ragazzi, nei social network, affermano “se non c’è rissa non si riesce a concludere la serata”, certamente ironicamente e disapprovandone la pratica.
La situazione è ancora sotto controllo e si respira, camminando per strada di sabato, soprattutto una straordinaria sensazione di euforia e di entusiasmo che pervade questi ragazzi, nell’esplorare il mondo, in comunione con gli altri e da cui impareranno a condividere la vita stessa e la strada, intesa anche come percorso dell’esistenza.
Appare però giustificata la preoccupazione per questi episodi, poichè l’età dei ragazzi che trascorrono le serate, passeggiando o aggregandosi nei luoghi convenuti, sta scendendo inesorabilmente; è facile incontrare dodicenni che potrebbero non essere in grado di difendersi, da atti di bullismo o anche da stupidi scherzi. Dunque è necessaria ed urgente, una tutela generale da parte delle istituzioni ed una responsabilizzazione dei genitori che, tra l’altro, si trovano ad affrontare un nuovo fenomeno in crescita, come quello del consumo di alcolici ed in grandi quantità, sempre più diffuso tra gli adolescenti. E’ facile, inoltre, collegare la rissa e l’alcol a costumi legati, sin dagli anni 50 e 60, a paesi anglosassoni e agli Stati Uniti; fenomeni oggi divenuti più sempre più gravi.
Le ragioni legate alla moda sono facili da comprendere, perché le nuove generazioni ipertecnologiche si nutrono oltre che di competenze informatiche, anche di videogames, di telefilm e di film che privilegiano la violenza, le corse d’auto o l’horror. Tutto ciò che “con effetti speciali può stupire i ragazzi” nel frattempo cerca di rimpinzare le casse dei produttori e di un mercato sempre più libero di seguire leggi avulse dalla protezione dei minori. Gli adolescenti, al contrario, avrebbero necessità di apprendere valori come l’amore verso se stessi e verso gli altri, la condivisione, lo sport e la competizione che si conclude con una stretta di mano.
La risposta a questi fenomeni, drammaticamente nulla, è quella delle istituzioni governative che tagliano fondi per la cultura, come per il teatro, per i beni culturali e ovviamente per la scuola. Dunque l’esportazione di mode e l’induzione, complici i mass media, verso consumi utili alla globalizzazione, sta creando dei fenomeni maggiormente evidenti nelle grandi città, ma certo presenti in parte, anche nelle nostre province. Diventa, dunque, eccessivamente gravoso per le famiglie, riuscire a tutelare i ragazzi da un sistema internazionale di potere che ne forma i gusti, i comportamenti e che non favorisce l’unica garanzia possibile: la cultura. L’intervento familiare, allora, deve necessariamente fare uno sforzo in più, cercando di creare un sistema di valori “controcorrente” e forse, deve esprimerli in modo più energico, oltre che aprire un dialogo costante ed evoluto con i minori.
A conferma di ciò, la cronaca di Taranto, venerdì scorso, ci ha posto all’attenzione, la tentata fuga di due ragazzine, una di tredici e l’altra di quattordici anni che hanno organizzato un viaggio a Roma, per incontrare dei coetanei conosciuti su Facebook. Così le due adolescenti non sono rientrate per pranzo e le famiglie hanno dato l’allarme. Le ragazze avevano preso, dalla stazione ferrovaria di Taranto, il bus Italia, messo a disposizione da Trenitalia che le avrebbe portate verso Napoli con poi, destinazione Roma. Ma tra le fermate intermedie c’era Grassano, ed è lì che sono state bloccate. I carabinieri di Taranto infatti, dopo aver rintracciato l’autobus e l’autista, si sono messi in contatto con l’agente della Polfer di Metaponto che era nel bus. La donna ha poi, con molta delicatezza, avvicinato le ragazzine spiegando loro la gravità del gesto. Sono state fermate a Grassano e successivamente, prelevate dai genitori. La storia è finita bene, ma ciò che emerge è che le ragazze, pur giovanissime, hanno realmente agito organizzando un viaggio, allontanandosi da casa; non si sono limitate alla socializzazione sul web.
Dunque diventa evidente, la necessità di una rete d’interventi a vari livelli, continua e sempre adeguata ad un’esistenza, ad una comunicazione sociale prorompente, che è sempre molto più avanti, dei passi che le istituzioni e la maggior parte delle famiglie, riescono a fare. Allora è il caso di garantire, sempre, la massima collaborazione tra sistemi integrati istituzionali come quelli scolastici, di strutture sociali specifiche sul territorio e delle forze dell’ordine che, come in questo caso, hanno effettuato in modo tempestivo gli accertamenti.
MARIA LASAPONARA