Taranto. L’OCCASIONE PER PARLARE DELLA CONDIZIONE FEMMINILE
La regista Paola Manno alla biblioteca popolare di Via Garibaldi
Venerdì 24 alle 18,00 la regista Paola Manno, autrice del documentario “ Le Storie che so di lei” sarà ospite e protagonista, alla Biblioteca Popolare di Casa Occupata, via Garibaldi n. 210, in città Vecchia.
Durante la serata saranno proiettati, il documentario-film “ Le Storie che so di lei”, voci e volti del femminismo a Lecce, un racconto sull’attivismo nella città e provincia, durante gli anni 70 ed inizio 80, e successivamente, il secondo capitolo del progetto “ Le Storie che so di lei Oggi”.
Il primo filmato mostra il fermento degli anni 70, l’entusiasmo e l’evidente combattività di alcuni gruppi di donne e di organizzazioni, come La Casa delle Donne, esperienza in un luogo reale, in un edificio, in cui convivevano persone, idee ed attività concrete; ripresa qualche anno fa, tale iniziativa, è divenuta ora una Federazione di Associazioni Femminili, senza però una sede.
Le interviste sono state rivolte a donne di Lecce e della provincia che raccontano, con allegra serietà, quel mondo che vollero cambiare, ricordando a tutti che effettivamente, leggi come quella del divorzio, quella sull’interruzione volontaria di gravidanza, sull’accesso al mondo del lavoro e agli studi, sarebbero state impensabili prima dei movimenti femministi.
Le “ragazze” degli anni 70 raccontano, sapientemente, un mondo che si lasciavano alle spalle e che, aveva inserito il diritto al voto solo nel 1946. Il delitto d’onore fu abrogato nel 1981 e per il reato di violenza sessuale, fino al 1996, rimase in vigore la sezione del Codice Rocco, secondo cui, si trattava di un delitto contro la moralità pubblica Voglio ricordare che in quegli anni, avvennero dei fatti drammatici, come il massacro del Circeo in cui, nel 1975, due ragazze Donatella Colasanti e Rosaria Lopez vennero invitate ad una festa, ma furono invece torturate da tre giovani della Roma bene, Angelo Izzo, Giovanni Guido ed Andrea Ghira, vicini agli ambienti neofascisti. L’avvocatessa Tina Lagostena Bassi , che rappresentava Donatella, impressionò moltissimo per il suo modo diretto di affrontare il processo, considerando l’atrocità degli eventi. Infatti Rosaria Lopez, 17 anni, morì dopo essere stata picchiata ed annegata nella vasca da bagno. Tentarono di strangolare la Colasanti, poi la colpirono selvaggiamente. La ragazza riuscì a sfuggire agli aguzzini e tentò di telefonare, ma fu scoperta e colpita con una spranga di ferro. Le credettero entrambe morte e le caricarono nel portabagagli dell’auto, poi furono scoperti ed arrestati. Risulta dunque inquietante, pensare alla leggerezza di quella legge sullo stupro che vigeva all’epoca.
La gravità fu comprovata da un’altra vicenda processuale, trasmessa in Rai per la prima volta; quella in cui una diciottenne fu stuprata da quattro uomini. L’accusa, anche questo caso, fu sostenuta da Tina Lagostena Bassi che assunse un linguaggio schietto sui fatti accaduti, enumerandoli e descrivendone la drammaticità. Fu sconvolgente ascoltare la difesa dei quattro uomini, poiché si cercò esplicitamente di dimostrare che “ad una ragazza per bene tutto questo non sarebbe mai accaduto”. Gli anni trascorsero, ma le deputate del parlamento accusarono sempre la parte maschile dei partiti, di non tentare mai di cambiare la vergognosa legge sullo stupro.
Dopo numerose lotte e contestazioni di gruppi femminili, la legge n. 66 del 15 febbraio 1996 “Norme contro la violenza sessuale” dichiarò il principio per cui lo stupro è un crimine contro la persona e non contro la morale pubblica.
Diventa allora importante, per le nuove generazioni, riascoltare le testimonianze di quelle donne che hanno attraversato un periodo ancora privo di diritti fondamentali per l’individuo. Paola Manno ha realizzato il film con un progetto corale della Casa delle Donne e dell’associazione Cult Love.
“Le Storie che so di lei Oggi”, altra parte del lavoro che sarà proiettato venerdì sera, fornirà l’opportunità di un dibattito ricco ed ancora aperto sulla condizione femminile contemporanea. Molte ragazze, spesso, non sono a conoscenza delle tematiche urgenti affrontate negli anni 70 e apparentemente, nella quotidianità anche scolastica, vivono una situazione di parità assoluta. Nel momento in cui però si affacciano al mondo del lavoro o alla maternità, emerge drammaticamente, una situazione difficile ed inaccettabile in un paese civile.
Il filmato, infatti, pone in risalto con delle interviste, la difficoltà di mantenere un lavoro in concomitanza alla maternità, affrontando anche il discorso del licenziamento o delle dimissioni in bianco, ostacolate da una recente legge. Ricordiamo anche la complessità oggettiva del mondo del lavoro, per entrambi i sessi, che aggrava maggiormente le disuguaglianze di trattamento economico e le assunzioni.
Ma c’è anche un altro aspetto che testimonia in modo negativo la situazione femminile nel mondo attuale: la violenza, la sopraffazione, la paura, l’omicidio. Si tratta di elementi che sorprendentemente, si ripresentano in barba alle novità legislative, faticosamente raggiunte negli anni passati. Nel documentario, in modo velato, ma non meno drammatico, la regista ne evidenzia l’amarezza, le ferite che sanguinano anche sulla psiche.
Paola Manno è nata a Genk in Belgio il 24 Maggio, nel 1980. Si è laureata all’Università degli Studi di Lecce in Lettere e Filosofia ed ha ottenuto un Master in Analisi e Scrittura per il Cinema (ELICIT), Universitè Libre di Brustoria. E’ autrice di film documentari come “Lu core Suttaterra” del 2006 che narra l’esperienza di una coppia di minatori italiani emigrati a Liegi o come “Salento terra di popoli” del 2009 che analizza il fenomeno dell’immigrazione nella provincia di Lecce. La giovane videomaker salentina ha diretto nel 2012 “ “La guerra dei mariti”, un cortometraggio che racconta il caso di un gruppo di confinati, perché omosessuali, sotto il fascismo in chiave ironica. Sempre nel 2012, Paola Manno è regista del documentario “ Le Storie che so di lei”.
MARIA LASAPONARA