FEBBRAIO 2008. INCONTRO CON L’EX SINDACO SAVESE ANTONIO FABIANO

FEBBRAIO 2008. INCONTRO CON L’EX SINDACO SAVESE ANTONIO FABIANO

1990. Fogna pubblica: “I progetti per canalizzare tutto il nostro paese erano pronti, mancava soltanto il recapito finale della rete e questo portò alla bocciatura da parte dell’Ufficio igiene di Sava di quel progetto. Automaticamente perdemmo i due miliardi destinati all’opera completa”

Fisico asciutto, atletico, ecco questo è Antonio (Tonino) Fabiano. Lo incontrai alla fine del febbraio 2008. Disponibilissimo a darmi la sua esperienza nel nostro Palazzo municipale da assessore prima e da primo cittadino di seguito. Da figlio di sindaco dei savesi degli anni ’50 non poteva mancare la classica domanda del “lei ha avuto un padre che ha fatto il sindaco negli anni ’50: lei pensava di fare da grande il sindaco?” Fabiano descrisse così la sua situazione:  “Fin da piccolo l’aria politica era sempre dentro casa, era lontana l’idea o l’ipotesi di dedicarmi alla politica. Non avevo nessuna voglia nè alcuna aspirazione. Invece, per il lavoro che svolgo nella vita professionale, sono sempre in mezzo alla politica”. Sgombrato il campo al ricordo affettivo, pronto quello più importante in quanto ha coperto il ruolo di primo cittadino per diversi anni e quindi la domanda che gli posi fu questa:  “Per questo nostro paese si poteva fare di più”?

“Sicuramente si poteva fare di più, perciò ci si deve rendere conto di certe cose: come amministratore mi sono dovuto impegnare molto. Primo perchè, purtroppo, ho avuto la sfortuna di ritrovarmi con un ufficio tecnico completamente sguarnito. Infatti, il più volenteroso e bravo, il geometra Antonio D’Eri, in quegli anni non stette bene, periodo in cui ero assessore ai lavori pubblici e all’urbanistica, ebbe due infarti. Secondo perchè il validissimo apporto lavorativo dell’ufficiale amministrativo, geom. Mario Di Masi, venne meno in seguito al decesso. Nei primi anni di esperienza da assessore mancava la possibilità di conseguire grossi risultati, però, ciò nonostante, furono raggiunti i risultati prefissi che facevano parte dei programmi di legislatura, politici e di coalizione”.

Sempre sta macchina comunale che stenta a partire. La risposta sua su questo tema fu lucida, molto lucida.

“La mancanza di personale, in quel periodo, era nota a tutti. Questa carenza in seguito è stata colmata con l’espletamento dei concorsi, ma i nuovi presenti hanno dovuto avere il tempo necessario per acquisire professionalità ed esperienza lavorativa”.

Fabiano nella sua presenza nella Sava politica ha ricoperto, oltre quello istituzionale, anche importanti ruoli amministrativi: da assessore ai lavori pubblici prima e da sindaco poi. E pronta, ed era il 1998 ben 15 anni fa, la domanda pungente: “Perchè Sava non ha una rete fognante?”

“Ricordo benissimo che con Rinaldo Rossetti sindaco, da assesssore ai lavori pubblici, ottenni un contributo dalla regione Puglia di due miliardi per la realizzazione delle rete fognaria: i progetti per canalizzare tutto il nostro paese erano pronti, mancava soltanto il recapito finale della rete e questo portò alla bocciatura da parte dell’Ufficio igiene di Sava di quel progetto. Automaticamente perdemmo i due miliardi destinati all’opera completa. Alla luce di tutti questi risultati, se ieri con due miliardi avremmo punto canalizzare tutta Sava, oggi ci vogliono almeno 16- 18 miliardi per una opera che si sarebbe potuta fare prima e con meno spesa, e questi dati vengono dal progetto che fece redigere Ettore Lomartire nel 1990”.

Già quell’Ufficio igiene savese che bloccò la prima partenza del primo impianto fognario con il depuratore che si trova tutt’ora alla strada per Francavilla Fontana sulla destra andano. Oggi è in completo abbandono. Fosse partito, senza ombra di dubbio Sava ad oggi avrebbe un sistema fognario tutto suo e senz’altro, con il passare degli anni, si sarebbe rinnovato. No, così non è stato. Andiamo avanti nell’intervista con Antonio Fabiano. La successiva domanda fu provocante: “Gli anni ’80 savesi sono stati dettati dai personalismi dei nostri politici: se Ettore Lomartire e Rinaldo Rossetti stavano a Bruno D’Oria, il sindaco Tonino Fabiano stava a Ninì De Cataldo?”

Ma scattante e senza indugi fu la sua risposta: “Tonino Fabiano, sia come Consigliere che come assessore ed infine come Sindaco, pur riconoscendo a Ninì De Cataldo la figura carismatica e la qualità indiscussa di leader del Pri, non si è mai comportato in Consiglio comunale, nè in giunta, come esecutore di ordini per il semplice fatto che ha improntato sempre e comunque il suo operato al raggiungimento degli obietrivi prefissi nel programma politico sin dal Pri che della coalizione politico-amministrativa. D’altra parte lo stesso Ninì De Cataldo rispettava le intelligenze degli altri e non ha mai, dico mai, imposto a nessuno di fare o non fare qualcosa o di assumere certi comportamenti. Ricordo che come assessore, pur essendoci in giunta con me altri due rappresentanti del Pri, prima Giovanni Comsa e Roberto Corrado e poi Alberto Di Leverano e Gino Calò, l’unica cosa che mi si richiedeva da Ninì era la responsabilità e l’aiuto agli amici repubblicani in seno all’organo di cui facevano parte per il semplice fatto che avevo un po più di esperienza di loro. Ma non c’è stato bisogno di suggerimenti particolari da parte mia perchè gli amici e colleghi repubblicani hanno assolto i loro compiti con serietà, impegno e correttezza nei confronti di tutti. C’è stato solo un momento di incomprensione tra me e Ninì De Cataldo e si è verificato in una seduta consiliare quando lui rimproverava il sindaco Ettore Lomartire della lentezza con cui procedevano i lavori di restauro e di risanamento del palazzo municipale ed io, che ero l’assessore responsabile del settore, l’indomani stesso mi dimisi perché mi sentì mortificato. Con Ninì c’è stato solo questo momento di incomprensione”.

Ricordai a Fabiano quello che qualche numero mi aveva detto Aldo Saracino dell’allora Pds, in cui parlando degli anni ’80 savesi Saracino dava morti per sempre, politicamente parlando, i politici che hanno fatto Sava in quel decennio …

 Non fu per nulla daccordo con la nota di Saracino, aggiungendo che “non sono per niente d’accordo con l’amico Aldo Saracino quando sostiene che secondo lui quegli uomini politici che hanno avuto una funzione predominante negli anni ’70-80 siano morti politicamente. Questo non lo credo e non lo vedo nei fatti: di facce nuove, poi, in questo periodo di cosidetta “Seconda Repubblica”, ne vedo ben poche. E poi, Aldo Saracino sa come me e meglio di me, forse,che in politica le apparenze, spesso, ingannano. Magari oggi Sava ne avesse tanti della portata di Ninì Decataldo, Bruno D’Oria, Olindo Camassa, Cosimo Mancini! Senza nulla togliere agli altri che hanno avuto occasione di riconoscere cariche politico-amministrative e che sicuramente hanno profuso tutto il loro impegno per la crescita di questa nostra Sava. Bisogna riconoscere che Ninì De Cataldo é stata la persona che ha potuto sommare in se doti politico amministrative e conoscenza giuridica dell’amministrare che come savese augurerei ad ogni sindaco attuale o futuro di possedere per il bene ed il progresso del nostro paese. Auguro alle nuove generazioni di avere sempre come prima idea il benessere di Sava e di avvicinarsi alla politica con spirito di sevizio se si vuole essere utili”. Dopo aver parlando dell’amico di partito, dell’allora PRI, ecco ciò che pensava di Bruno D’Oria: “Al di là della amicizia fraterna che mi lega a lui dalla fanciullezza, dal punto di vista politico é uno dei rappresentanti politici più preparati che abbiamo assieme a Ninì  De Cataldo. Bruno D’Oria oltre alla preparazione politica possiede anche una buona preparazione amministrativa ed una ottima arte oratoria. Lo vedo determinato e ritengo che avrà la possibilità di dimostrare di essere sempre qualcuno in politica. Il suo partito, il Psi, è cresciuto a Sava grazie a lui che ha sempre fatto vita di partito, cosa che gli altri politici non hanno mai fatto”. Ma sollevò una postilla: “Bruno D’Oria è stato sempre poco aggregante nel suo partito ma non vedo rappresentatività negli altri suoi amici o ex amici. Alla sua disavventura nell’Usl Ta/7 non ci ho mai creduto, ero convinto, come del resto è stato, che ne sarebbe uscito fuori”. Dopo D’Oria chiesi a Fabiano di Salvatore Buccoliero, massima espressione della DC savese: “Salvatore Buccoliero l’ho riconosciuto poco, non ho avuto molte occasioni di lavorare con lui, nell’ultima fase lo vedevo meno rapprentativo di prima forse perchè la legge dei numeri, sicuramente, lo ha ridimensionato. A livello umano e professionale l’ho considerato sempre una persona seria e degna di stima”.
Dopo De cataldo, D’Oria e Buccoliero chiesi di Ettore Lomartire: ”Di Ettore sono altrettanto amico fraterno: è un professionista serio e onesto, anche preparato. Credo che sia stato invogliato, come me, ad entrare  in politica”.

L’altra domanda la imposi sulla differenza dei due decenni politici che, in un modo o nell’altro, avevano determinato l’ossatura del nostro paese. O meglio,  i due decenni, gli ’80 e gli anni ’90, in cui Fabiano si era trovato a cavallo …

“La cosa non mi sfiora minimamente perchè non sono stato un politico ma un professionista che ha dedicato 10 anni della sua vita alla possibile crescita del suo paese. In politica sono entrato pulito e ne sono uscito altrettanto pulito: ho lavorato con serenità e impegno per cercare di migliorare Sava ed il frutto si è riversato nella migliore vivibilità delle strade urbane, delle scuole, delle attezzature sportive, delle aree adibite alle zone produttive”.
Proviamo ad elencarle? Non si scoraggiò: “Sono tante e tali opere intorno alle quali ho lavorato, soprattutto come assessore, che sarebbe troppo lungo elencarle: ne cito alcune che mi stanno più a cuore: il restauro e la risistemazione del palazzo municipale, la costruzione del campo di calcetto nell’area retrostante i campi da tennis a lato del campo “Francesco Camassa” che, guarda caso, fu costruito da mio padre Ciccillo Fabiano, sindaco negli anni ’50. Mi piace ricordare il finanziamento del progetto di restauro del santuario alla Madonna di Pasano, la sistemazione (strade, luce ed acqua) nella zona B a destra di via Ponza (ex zona Vasca); il completamento del palazzetto dello sport, l’ideazione e la progettazione della sistemazione di Via Maggior Del Prete e della Piazza Coperta, di Piazza San Giovanni: è stata realizzata solo via Del Prete, il resto non so perchè si è fermato”.

Oltre la mancanza della fogna pubblica Sava, restava la mancata circumnvallazione. Perchè a tuttoggi non abbiamo questo vitale servizio?

“Negli anni ’70 risulta che c’era qualcosa in merito ma é stato negli anni 1983-1985 che fu approvata dal Ministero dei lavori Pubblici la famosa “Bradanico-Salentina”: il percorso progettuale di questa superstrada attraversava il nostro territorio a Nord (sotto Torre) e si era pensato in quegli anni di collegare la S.S. 7 per Taranto con la Bradanico-Salentina a Nord. Con Ninì Decataldo assessore provinciale e presidente della provincia, si realizzò il tratto Taranto-San Marzano e si cominciarono a realizzare i lotti di uno studio di circumvallazione che avrebbe collegato a Sud la Ss 7 ter con il primo lotto della strada Sava-Lizzano, con il secondo lotto con la Sava-Torricella, con il terzo lotto con la Sava-Maruggio, con il quatto lotto nuovamente con la Ss 7 ter con l’uscita dietro alla casa cantoniera. Nel progetto iniziale l’opera completa, nei diversi tratti realizzati tecnicamente andrà migliorata soprattutto per evitare gli incroci a raso con le strade provinciali interessate. Il progetto é andato avanti finchè c’è stato DeCataldo alla provincia, poi si è fermato e non conosco gli sviluppi”.  Ai giorni nostri, sulla mancata circunvallazione, sono passati ben 15 anni da questa intervista … e il paese sta peggio di prima!

Giovanni Caforio

 

 

 

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