Taranto. QUARTIERE TAMBURI. VIA MAR PICCOLO E LE SUE BELLEZZE
La sera, le luci sul velluto nero, non ci consentono di descrivere i luoghi e gli itinerari o di fare valutazioni su ciò che potrebbe essere la città
Esiste una strada al rione Tamburi di Taranto che, costeggiando il mare separato solo dalla linea ferroviaria, ci illumina di un incantevole panorama che va, dal biancheggiante centro abitato del quartiere Paolo VI, affiancato dall’ex cantiere Tosi e dagli alberi che circondano la foce del fiume Galeso, giungendo poi alla città nuova e alla magia evocativa della Città Vecchia. Parliamo di via Mar Piccolo. E’ la strada in cui, al primo sguardo verso il mare, si scopre la presenza del Ponte di Punta Penna Pizzone che separa i due seni del Mar Piccolo ed è la strada da cui è facile accorgersi, che i colori del cielo e del mare, cambiano in base agli umori dei venti, così intimamente connessi alla città.
Molti tarantini non conoscono via Mar Piccolo e non immaginano neanche di potersi ritrovare di fronte ad uno scenario così spettacolare, non diverso dal Lungomare o da ciò che è possibile vedere dalla villa Peripato. La sera, le luci sul velluto nero, non ci consentono di descrivere i luoghi e gli itinerari o di fare valutazioni su ciò che potrebbe essere la città; quando è notte si può solo vivere della bellezza dell’ignoto, mentre le luci agitano passioni, sogni o silenziose emozioni.
Ma via Mar Piccolo è anche la via delle case dal variegato aspetto, alcune ristrutturate e decorose ed altre davvero fatiscenti. E’ la strada in cui tanti anni fa, molti ragazzi, giocando per strada, condividevano eterne amicizie; poi scendevano verso i binari, luogo universalmente denominato “abbasc a linee” oppure si disperdevano verso il pontile che ancora sovrasta il mare.
Ed è divertente passeggiare e scovare un appartamento a piano terra con un’insegna artigianale che dice “Olio Di Pesce Sciorge”. Ebbene sì, il folklore e la tradizione si mescolano ad un modo antico quanto bizzarro di curare le ferite e, molto altro, con un olio di un pesce topo o sorcio. L’olio di questo tipo di pesce è ricco di acido gadoleico, fondamentale nella sua funzione di l’accrescimento cellulare e dunque per la guarigione di ferite ed è anche un antiossidante. Dunque per molti è stato un farmaco, nel vero senso delle parole, unico, universale.
Ma, ad onor del vero, è necessario anche testimoniare l’esistenza di rifiuti e di erbaccia incolta, sui bordi della strada che scendono verso i binari e la presenza di un mercato ittico che costeggia il mare, con locali costruiti, davvero numerosi, rispetto al reale utilizzo della struttura. La costruzione fu realizzata una decina di anni fa circa e fu utilizzato anche un galleggiante costosissimo che non durò a lungo ed affondò dopo brevissimo tempo. Questo mercato, nel periodo estivo, ha sempre prodotto un odore nauseabondo a causa dei residui di pesce che marciva nei contenitori in polistirolo o nei cassonetti collocati nell’area del mercato ittico, rifiuti generati dalle attività relative alla distribuzione. Molti abitanti della zona hanno sempre lamentato l’invivibilità a causa dell’odore che esala nelle serate estive; attualmente vi è un macchinario che immette direttamente i rifiuti in una struttura idonea; aspetteremo la stagione estiva sperando di non dover subire odori che si aggiungono a quelli tipici della zona: no, non parlo di quelli del mare, purtroppo mi riferisco a quello dei minerali e dell’ENI.
MARIA LASAPONARA