SAVA. Dopo il fatto di cronaca nera, tutti ci chiediamo il perchè di questo …
I commenti, le riflessioni e i giudizi dei nostri lettori e amici di facebook
Tutti sappiamo che “certi” comportamenti non sono tollerati dal nostro vivere civile e tanto meno dalle regole della nostra democrazia e, particolare non ultimo, le vittime sono tutelate dal codice penale e condannati gli attori che si rendono protagonisti in assoluto di certi reati.
Giusto e sacrosanto questo. Non c’è nessuna giustificazione che possa reggere davanti a così tanta violenza e efferatezza. Poi, le donne sappiamo meglio sono le vittime in primis in casi così drammatici. Ma ci chiediamo il perchè, il per come si possa arrivare a non avere più cognizione della ragione e farsi prendere da una rabbia scatenata che non conosce limiti. Che non conosce razionalità.
Ma che conosce solo una cosa: la distruzione. Si innesca, e viene creata, una miscela esplosiva che conosce solo chi la produce. Ci trovassimo in una delle tante periferie degradate dei diversi hiterland italiani allora sarebbe stata già impacchettata la ragione sociale: emarginati, diseredati, tagliati dal contesto economico, espulsi e ripudiati dalla società. In questo caso ci troviamo davanti, come detto da molti lettori, a un “bravo” ragazzo. Lavoratore, forse un pò scorbutico a livello comportamentale, ma in definitiva “nù buenu vagnoni”.
Ed ecco allora che ognuno di noi prova, o cerca, di capire perchè “nù buenu vagnoni” perde la testa al punto di non ritorno. Già, questa è la spiegazione che va cercata in questa tragedia. In questo dramma che ora prende vie e strade diverse e che inchioda con le spalle al muro chi si è reso responsabile di un tentato omicidio, pare con l’aggravante della premeditazione. Ancora più grave questa come supplemento di accusa al reato iniziale. Le ragioni, i motivi, le litigate che portano dopo una separazione sono comprensibilissime.
C’è sempre qualcuno dei due che non accetta la scelta dell’altro/a. E capire che si apre un nuovo scenario in cui doversi misurare non è di facile attuazione. Certo, ci vuole il tempo per tutto. Ma credo che a volte, in questa transizione, scoppia di tutto. Veleni, rancori e alcune volte anche mani che volano e fanno male. Ma emotivamente, forse, si scorda il motivo principale: si deve voltare pagina e affrontare una realtà nuova. Nuovissima.
E in questo si misura tutta la capacità nel dover reggere la “botta”. Ora alla luce di questo caso di cronaca si sgombra il tutto e resta sul campo solo la responsabilità di chi si è macchiato di questo reato. Il codice penale non ammette comprensioni, forse il giudice sì nella potenziale condanna.
Ma resta, e questo è sicuro, una condanna che marchierà la vita di questo giovane di 29 anni, “nù buenu vagnoni”, e chi sa quante volte, nel tempo a venire, si maledirà da solo per l’efferato gesto. Senza scordare la vittima che è rimasta sul selciato. Anche per lei la vita prenderà un altra direzione. Ci vuole il tempo per tutto. Anche per ragionare …
Giovanni Caforio