Taranto. L’ARTE E LA MEDICINA: NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO PER ART MEDICA
Da sabato sera 3 maggio, lo Studio Dermatologico del dott. Andrea Pastore è diventato anche Galleria d’Arte, spazio espositivo che ospiterà, in otto appuntamenti, sedici artisti di fama nazionale
Gli appuntamenti saranno scanditi, mensilmente, nell’ambito del progetto Art Medica, a cura della Galleria ROSSOCONTEMPORANEO in sinergia con lo Studio Dermatologico Pastore.
L’architetto e curatore d’arte, Angelo Raffaele Villani, come ROSSOCONTEMPORANEO, ha illustrato il progetto Art Medica che nasce dal connubio tra Arte e Medicina, da un’idea comune e dall’amicizia di due professionisti che studiano da sempre mondi differenti; il dott. Andrea Pastore, medico specializzato in Dermatologia, eclettico, ha da sempre ritenuto, qualunque forma d’arte, imprescindibile dalla sua personalità. Ora il suo studio diventa location per l’arte, perché favorirne la cultura e la diffusione è la sua nuova mission, quasi quanto quella che un giorno decise di intraprendere con la ricerca scientifica.
Mecenate dei nostri tempi, egli si fa promotore di un programma d’arte contemporanea e lo fa attraverso un’operazione anomala. ”Il mio spazio professionale, lo studio,” egli afferma all’inaugurazione “ è stato concepito, progettato da me, arredato, all’insegna del classicismo, un collegamento con le origini magno greche. Sono le mie radici, la mia cultura.”
E la sfida sta nel fatto che una location classica ospiti opere contemporanee; un’impresa azzardata dal punto di vista estetico, ma un’amplificazione reciproca. Due mondi differenti così come diverso sembra il mondo dell’Arte con quello della Medicina.
Il 3 maggio sera, all’inaugurazione, numerosissime persone, hanno accolto l’invito e, molte altre, potranno visitare ancora la galleria per 20 giorni. Poi vi sarà una nuova inaugurazione per altri artisti e per altre percezioni di vita.
“ E’ stato inaugurato un ciclo di eventi e di mostre, questa sera, in uno spazio deputato alla bellezza oltre che alla salute, uno studio dermatologico; è stato quasi naturale rendere il connubio con l’arte come possibile”, ha affermato l’architetto Angelo Raffaele Villani. “La bellezza dell’arte è bellezza anche della natura che certo la medicina deve omaggiare.”
Apparentemente le due questioni sono contrapposte: l’immaginario, il sogno, l’anima, la creazione fedele alla realtà, ma diversa dall’esistente. Cosa potrebbero c’entrare con la Medicina? Tantissimo. Non è vero forse che molti pazienti vorrebbero che i medici si occupassero anche della loro vita e dei propri pensieri?
E l’Arte che è anche conoscenza, non ha forse bisogno di rigore, di serietà assoluta, di verità costante per esprimere se stessa? In tutti e due i casi c’è l’uomo e l’uomo non è solo materia e neanche solo anima. L’uomo è natura, scienza, ma deve anche poter volare dentro di sé, in quella parte che va oltre la dimensione corporea e che spesso la medicina dimentica colpevolmente.
Dal 3 al 24 maggio Art Medica esordisce con gli artisti Jara Marzulli e Monticelli & Pagone, protagonisti del primo capitolo Existentia. “L’uomo esiste come esistono tutte le realtà oggettive del mondo sensibile. Ma è l’essenza l’elemento che distingue l’esistenza in quanto ne specifica la natura dell’essere. L’essenza è il mistero che l’artista tenta di svelare nella sperimentazione della propria ricerca. Il risultato non sarà mai verità assoluta, ma lettura di una verità d’artista” E’ ciò che ha affermato all’inaugurazione la dott.ssa Amelia Lasaponara, artista anch’essa, curatrice d’arte ed autrice dei testi di Art Medica.
Le opere degli artisti non avrebbero avuto motivo d’essere descritte o spiegate, ma è irresistibile voler trasformare in parole i loro codici.
Jara Marzulli, artista barese del 1977, non ha dovuto fare molti giri di parole per spiegare la sua arte: l’evoluzione continua, lo sviluppo del sé, la metamorfosi, indispensabile condizione per appartenere a sé stessi; è il legame col mondo che ce lo chiede ed il mondo è anche la terra, l’ambiente che ci circonda e l’Oceano, rappresentato in una delle sue opere straordinarie, in cui l’amore ci avvolge, proprio in quell’Oceano. E così accade che, mentre c’è cambiamento circolare e sensoriale ”sino alla dissoluzione della carne che si dissolve in anima”, emerge costante la natura atavica, primordiale.
Dunque vedete? Ecco il mondo della scienza, ecco la Medicina.
Ed allora Jara testimonia l’interiorità, la nostalgia, l’immaginario, dissolve la pelle e dice: ecco a voi l’anima, ma non rinuncia agli elementi che ci crearono, alle acque da cui nascemmo e che poi si trasformarono in mare del mondo.
Jara Marzulli, in alcune opere, dichiara il legame profondo tra le donne, il filo neanche tanto sottile che le unisce; insieme ascoltano gli antichi canti, i riti della spiritualità femminile che innalza però la natura, rendendola magia e consapevole privilegio.
E poi le bambine altrettanto intense, ma ancora partita aperta del sé, ancora totale ignota percezione per chi le guarda: sono punto interrogativo del futuro; dunque angoscia serpeggiante per chi è madre, speranza velata di certezze benigne e vittoriose, sempre per chi è madre. Questa, almeno, è l’interpretazione che ne do io, semplice osservatrice.
Alessandro Monticelli & Claudio Pagone, entrambi di Sulmona, lavorano tra Bologna, Roma e Milano. Il geniale vincolo artistico rappresenta il primo elemento concettuale su cui si basano le loro opere. Dalla loro dualità creativa e formale, riescono a trarre l’altro da sé, dunque già un pubblico che magari applaude, non solo l’altro e basta. Come ci spiega all’inaugurazione Amelia Lasaponara, parlando della loro arte esposta in galleria “si tratta di un’opera a quattro mani. I soggetti sono uomini e donne simultaneamente. Nuovi canoni di bellezza ibrida. L’omologazione porta a confondere l’apparire con l’essere. La dualità è amplificata dalla presenza del soggetto e dall’immagine speculare di esso, dipinta di nero, quale colore dell’ombra, della coscienza forzata di sé, che si fa essenza smaterializzata di un corpo, ombra come concetto di specchio dell’anima. Come capace di trasformarsi in altro da sé.” Dittico concettuale. Le raffigurazioni che ne emergono, ricordano i testi psicometrici di Rorscharch.
Monticelli & Pagone giocano partendo da pose classiche, ma utilizzando immagini rielaborate contemporanee. L’uomo è sovrastato dal commerciale, dall’omologazione, si perde talmente tanto che non ritrova più neanche la distinzione sessuale.
Ma per noi che vogliamo recuperare la distinzione di ciascun individuo, diventa necessario stabilire un legame profondo con la manifestazione figurativa di ciò che siamo diventati.
MARIA LASAPONARA