Taranto è stanca di salutare i suoi cari, vittime del mostro chiamato “Inquinamento”
E’ strage di massa: 11.550 morti in 7 anni
Oramai i social network sono veicolo di informazioni velocissime, che all’istante, rendono chiunque direttamente e non, partecipe di qualsivoglia notizia, bella o brutta. E così, anche da un social network si apprende per l’ennesima volta, la notizia che un giovane, giovanissimo, ha chiuso gli occhi per sempre, perché qualcuno o più di qualcuno ha deciso per lui.
Muoiono migliaia di persone ogni giorno nel mondo per i motivi più disparati, ma quando la notizia riguarda la vita spezzata di un ventenne di Taranto, a causa di un linfoma, la città ancora una volta, si ferma a riflettere su quella che assume le sembianze oramai da anni, di una vera e propria strage di massa. Cos’altro deve ancora succedere, affinché le coscienze di chi è deputato al cambiamento, possano davvero fare qualcosa? Sembra che a Taranto la vecchiaia stia diventando un lusso che pochi possono permettersi ormai.
“Vogliamo aria pulita. 16 anni non 88” diceva Riondino dal palco del Primo Maggio, nel ricordare Alessandro, il guerriero buono, scomparso due anni fa per una fibrosi cistica. Oggi gli amici di Luca potrebbero benissimo dire “19 anni non 88”.A Taranto il cancro è diventato un quadro appeso alle mura di ogni casa. Un quadro vuoto, riflesso della disperazione di chi si chiede il perché e non riceve risposte, tormentato dal silenzio di chi invece una spiegazione dovrebbe darla a questa città martire della sete immonda di un potere fallito.
La vita delle persone non ha un prezzo, ma si è deciso di venderla, anzi svenderla con tanto di sconto. Il male fatto a questa terra non risparmia nessuno: non risparmia i bambini, non risparmia i giovani. Ma non risparmia nemmeno i potenti. La morte non fa sconti, e i tarantini questo lo sanno bene, che per l’ennesima volta, piangono un figlio, nell’accompagnarlo per il suo ultimo viaggio terreno. Taranto vuole vivere.
Elena Ricci