SAVA. Ma se abbassiamo la testa, e diventiamo pecore, i lupi ci mangiano!

SAVA. Ma se abbassiamo la testa, e diventiamo pecore, i lupi ci mangiano!

Lo Stato (il nostro Comune), i partiti e la società (savese) …

Un politico di carriera, e allora si era alla fine degli anni ’70, passando da Sava per  una campagna elettorale  rimase nel nostro paese alcuni giorni. Si spostò nelle sedi che allora “contavano”: la sede della Dc, quella della Chiesa matrice, passando dal Convento e a finire all’Istituto delle suore. Innegabile che, allora, queste istituzioni erano dei veri e propri serbatoi di voti. Ma davvero e tanto pure. E i risultati si vedevano nello spoglio delle urne elettorali. Allora, si era al pericolo “rosso”, o meglio quello dei comunisti che ancora mangiavano i bambini e che la Chiesa Vaticana, direttamente o indirettamente, dava le indicazioni di voto ai propri fedeli. Ma andiamo al nostro politico di “carriera” il quale attinse quasi due mila voti dalla DC savese e questi ultimi furono determinanti alla sua scalata alla Camera dei Deputati.  

Giovanissimo mi trovai ad assistere, quasi involontariamente, alla conversazione di questo politico di “carriera” con alcuni politici della DC savese dell’epoca. Il tema della loro conversazione era “Sava”. Parlavano del nostro paese. I politici di squadra locale facevano quadrato intorno al pezzo da novanta il quale sciorinava parole di non poco conto ma, su ogni cosa, inferivano sul dna del savese. “Il savese somiglia molto a quella pecorella che ha addosso  San Giovanni sulla colonna che è qui vicino a noi”. A questa frase nessuno, dico nessuno, dei presenti mosse un dito. Tutto sembrava nella “norma” e il loro stupido sorriso era degno delle persone che  erano.  A distanza di tanto tempo, anche di decenni, rispolverare questa frase e metterla alla conoscenza dei nostri lettori, mi sa, che non è molto sbagliata. Il politico di “carriera” radiografò molto bene il nostro paese. Eppure erano tempi non sospetti quelli. Oggi, credo tutti, abbiamo un elevato quoziente intelletivo, rispetto a quello di quei tempi là, siamo quasi tutti istruiti e quindi il corso delle cose lo dovremmo capire bene. Abbastanza bene.

Se un paese non cresce non sempre è colpa di chi viene designato dal savese alla risoluzione dei problemi della propria comunità. Ma è colpa anche del savese che, in quanto società, può esprimere il suo disappunto nella varie libertà che vengono sancite e dettate dalla nostra Costituzione. Quindi se volessimo paragonare lo “Stato” a Sava potremmo dire che la simbiosi con il nostro “Comune” è identica. Poi ci sono i partiti. Una volta si diceva, per chi credeva nelle regole della politica, che rappresentano “la cinghia della società”. Salvo poi vederla sostituita una volta vinta una tornata elettorale! Quindi, lo Stato (il Comune), i partiti e la società (savese) sono  coloro che determinano l’insieme delle cose che fanno parte del nostro vivere quotidiano. Tutti ci siamo abituati, e non a  torto però, all’idea che quando un partito raggiunge uno scopo scorda, spesso e volentieri, le ragioni che lo hanno portato al risultato ottenuto. Se ne parlerà poi alla prossima tornata elettorale, salvo impreviste cadute amministrative e di seguito alla chiamata anticipata alle urne.

Questo è lo scenario, approssimato, di come si svolge la vita politica e amministrativa nel nostro paese, che poi è simile in tantissimi altri comuni d’Italia. Quindi la “società”, secondo il nostro giornale, è colei che deve mostrare sdegno e disapprovazione nel momento in cui un partito o un movimento tradisce la sua fiducia. Per tanto, la società è colei che ha la voce più grossa in capitolo in tema di contestazione, e disappunto, su alcune operazioni non affatto “limpide” condotte, specie, da chi ha innalzato nelle sedi istituzionali. Seguire la vita di una nazione, di una regione, di una provincia e quella di un comune non dovrebbe essere faticoso. Basta guardare i comportamenti che questi organi amministrativi adottano per la “società” e già da qui ci facciamo un’idea di come sono e di quello che vogliono fare nella durata del loro mandato. Spesso dalla colonne del nostro giornale abbiamo parlato di “cittadinanza attiva” di cittadini che hanno la forza, e il coraggio su tutto, di mostrare la loro faccia e, di rimando, la loro protesta quando chi amministra fa cose tutt’altro diverse e per alcuni versi anche opposte!

La vita delle società, compresa quelle delle comunità come la nostra, determinano in diversi modi l’indirizzo politico-amministrativo. Quello principale, secondo l’ottica odierna della “politica”, è ottenere il consenso. Una volta ottenuto questo, e Sava ne è l’esempio, se ne parlerà alla fine del mandato. Strappi strapponi, grosso modo, riescono secondo loro a portare avanti il mandato. E di che maniera!

Giovanni Caforio

viv@voce

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