Taranto. L’APPELLO DI PEACELINK: FIRMIAMO LA PETIZIONE

Taranto. L’APPELLO DI PEACELINK: FIRMIAMO LA PETIZIONE

Riguarda il disegno di legge nr. 1345 sui Reati ambientali

Continua la querelle sul disegno di legge n. 1345, passato alla Camera, che ha cambiato la configurazione del concetto di disastro ambientale; per essere tale il danno deve diventare irreversibile e chi inquina paga solo se ha violato disposizioni amministrative, di regolamento e di legge, disposizioni ridicole e di copertura agli inquinatori stessi.

Infatti, come ha affermato Alessandro Marescotti in Conferenza Stampa la scorsa settimana: “quasi tutto ciò che fatto l’ILVA, danneggiando l’ambiente e le persone, lo ha fatto a norma di legge, ricordiamolo. IL rischio che il testo di legge, così com’ è, uscito dalla Camera, possa rendersi pericoloso per molti processi in sospeso, compreso quello dell’Ilva,  è notevole”.

In questi giorni,  Peacelink, ha  lanciato un appello affinchè  venga fermato il disegno di legge presentato da PDL, PD, SEL e MOVIMENTO 5 STELLE con cui tra l’altro vi è stato un conflitto, non approvando questi ultimi, le considerazioni aperte da Marescotti e dalle altre associazioni sul testo di legge. Precisiamo che il MOVIMENTO 5 STELLE ha ribadito di aver presentato un testo alquanto diverso da quello approvato, ma che è poi stato alterato dalle altre componenti parlamentari.

Il testo del progetto di legge n.1345 che introduce nel codice penale, i reati contro l’ambiente, ricordiamolo, pone in sé delle sviste piuttosto pericolose. Ed ora dovrà passare al vaglio del Senato. La Petizione lanciata da Peacelink vuole impedire proprio questo.

Nel nuovo testo il disastro ambientale viene inteso come “alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema”. Assurdo perché  il danno ambientale non arriva mai a tanto. Una situazione che tra l’altro sarebbe  accertabile solo dopo anni di studi e di ricerche. Dichiarare il danno irreversibile significa aver già provato a ripristinare la situazione precedente all’inquinamento con varie opere di bonifica e dunque in tempi lunghissimi.

Secondo il testo del  nuovo progetto di legge, il disastro, viene recepito come “reato di evento” e non più di pericolo concreto previsto dall’art. 434 codice penale comma n. 1, applicato sino ad ora.

Attualmente è possibile punire chi ha commesso “fatti diretti a causare un disastro” quando vi è stato il pericolo concreto per la pubblica incolumità, anche senza che il disastro avvenisse.

Altro aspetto inquietante del nuovo testo è che il reato, e questo è grave, può essere contestato solo nel caso in cui sia prevista la violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, stabilite per la tutela ambientale.

 Ci ricordava Alessandro Marescotti in Conferenza Stampa che la maggior parte dei danni e dei disastri dell’Ilva sono stati effettuati a norma di legge. Le seicento pecore appartenenti alla Masseria di Vincenzo Fornaro, risultate avvelenate dalla diossina e poi uccise, potevano pascolare su quel terreno a norma di legge.

Dunque nonostante la gravità dei reati ambientali, eventualmente svolti, diviene più importante, per il testo di legge n.1345, aver rispettato o meno, norme imperfette, insufficienti o addirittura ad hoc per le industrie inquinanti.  Si fa dipendere la punibilità di un fatto gravissimo dall’osservanza o meno di leggi o regolamenti non proprio finalizzati alla trasparenza. La Costituzione impone il rispetto dell’ambiente, mentre questa nuova legge, eventualmente,  dispone che c’è il reato se non è rispettata la norma di circostanza, effettuata da un Governo o da un Parlamento compiacenti, magari, con alcuni colossi industriali o petroliferi.

E ancora, il disastro ambientale prefigurato nel nuovo progetto di legge, si definisce anche in relazione alle persone a cui si è causato danno o esposte a pericolo. Per poter quindi accertare il nuovo reato di disastro ambientale si dovrebbero stabilire certezze sui decessi, sulle malattie o altri danni causati dall’inquinamento.

Infine è previsto nella nuova legge che l’inquinatore possa ottenere una rilevante riduzione di pena collaborando al processo; riduzione sino a due terzi per i reati commessi se si dovesse dichiarare l’intenzione di operare la bonifica: praticamente un condono.

“Una delle conseguenze del disegno di legge n.1345 potrebbe essere quella di una revisione delle richieste di rinvio a giudizio chieste per il processo ILVA, sfruttanto le ambiguità di essa” hanno affermato Alessandro Marescotti di Peacelink e Nicola Russo di Taranto Futura.

Certamente siamo tutti d’accordo nel ritenere inquietanti le decisioni di effettuare sostanziali cambiamenti ad un passo dal processo ILVA.

 

MARIA LASAPONARA

 

viv@voce

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