SAVA. Fatta “analizzare” la scritta sul muro dal professor Marco Antonio Lambrusco
Abbiamo chiesto, in tempo quasi reale, al Docente dell’Istituto di Grafologia e Perizie grafiche di Mestre (Ve) le spiegazioni sul soggetto che ha fatto questa scritta sul muro indirizzata al nostro giornale. Ecco la sua perizia
“Gentile direttore, in virtù di un’antica e consolidata amicizia negli anni trascorsi sono lunsigato dall’aver avuto l’incarico, seppur non remunerato, a esserle d’aiuto. Ero in debito con lei in virtù di diverse sue disponibilità in tempi remoti. Ecco la mia perizia grafica sulla scritta murale da lei inviatami”.
“Il soggetto ha una preparazione accademica e questo si evince da come ha intelaiato la frase, seppur in breve spazio e questo si nota anche dall’uso delle maiuscole che ha voluto apporre. L’altezza della scritta da terra è, presumibilmente, superiore ai due metri e quindi questo significa che il soggetto ha avuto bisogno di aiuto per scrivere così in alto. Può darsi che si sia dotato di una scaletta, oppure di un piccolo ape car o, in caso limite, sulle spalle di qualche suo amico. Ma vediamo con la grafologia cosa possiamo delineare da tutto questo.
Il soggetto è ansioso, e questo è dettato dal timore di sbagliare. Si nota nella parte superiore in cui non rispetta la metrica che, inizialmente da accademico, poteva avere. Infatti la parola “Periodico Viv@voce” inizia bene ma, grossolanamente, finisce male. O meglio, dalla sinistra c’è un asse orizzontale perpendicolare alla base quasi perfetto ma si dilegua in alto a destra. Quindi, non rispetta più i canoni della formalità. E questo è tipico dei soggetti che, a primo acchito, danno sicurezza di loro ma, in seguito, dimostrano che è solo di facciata. E infatti questo è caratterizzato dal secondo rigo della scritta (fotografami sta) per poi confluire al terzo rigo (MINCHIA).
Stessa dinamica, stesso stato ansioso. Le lettere hanno quasi spazi regolari tra di loro e questo è dovuto dal tempo che ha avuto a disposizione l’autore nel scrivere. Ma c’è un particolare, di non poco conto. Ed è questo. Alla parola “fotografami” ci sono le lettere “g” e “r” che sono state scritte con un fare rabbioso, cattivo nell’intento. Se noi guardiamo attentamente sono le uniche due lettere di tutta la frase che hanno questa caratteristica. Caro direttore non entro in merito della goffagine della frase ma la parola “MINCHIA” ha avuto un autore diverso seppur in linea, stato ansioso e represso, e questo è dato dalla forza impressa alla scrittura.
Sono due soggetti diversi, seppur simili tra di loro. Il colore nero può essere solo indicativo. Grosso modo può essere usato sia da quelli di destra (fascisti) che da quelli di sinistra (comunisti), come si diceva una volta ai tempi nostri. Però è nero. Per dirla in breve: sono soggetti disturbati o meglio soggetti che credono di essere “chi sa chi” ma, in verità, vedendo questa scritta sul muro dimostrano molta, ma molta pochezza nel loro “io”. Senz’altro hanno dalla loro il loro “essere” e, spesso e volentieri, questo loro “essere” lì avrà portati dove, magari, non avrebbero meritato affatto.
Ma sgombro il campo da concetti freudiani e mi baso su ciò che vedo. Per dirla in breve, e con molta onestà, se volessimo paragonarli ad un animale quello affine sarebbe la cicala. L’insetto che balla una sola stagione. Oppure, questa forse risulterebbe più appropriata, ad un tordo”
Marco Antonio Lambrusco, Docente dell’Istituto di Grafologia e Perizie grafiche di Mestre (Ve)