Motta Visconti. Fermato il marito per il triplice omicidio

Motta Visconti. Fermato il marito per il triplice omicidio

I corpi sono stati trovati in tre stanze differenti: quello della madre in soggiorno, quello della figlia nella sua stanzetta, mentre quello del fratellino sul lettone

In caserma, Lissi, crolla e dopo estenuanti interrogatori e confronti con le dichiarazioni di parenti e testimoni, confessa le ultime parole della moglie mentre lui la colpiva: ”Carlo perché mi fai questo?” Cristina Omes, Giulia e Gabriele, questi i rispettivi nomi delle vittime. La donna di 38 anni e i suoi piccoli di 5 anni e mezzo e di 20 mesi a cui li è stata tolta brutalmente la vita la notte tra sabato e domenica.

Non ha retto la “dichiarazione di difesa” pensata da Carlo Lissi che aveva dichiarato di aver scoperto il tragico evento mentre rincasava nella sua abitazione sita a Motta Visconti (Milano), in via Ungaretti 20, dalla partita dell’Italia, alle 2 di notte, vista con un suo amico. A spezzare la vita della povera donna e dei suoi piccoli è stato proprio lui, l’uomo con cui era sposata da, ormai, sei anni, Carlo Lissi (31 anni), il padre dei suoi figli.

I corpi sono stati trovati in tre stanze differenti: quello della madre in soggiorno, quello della figlia nella sua stanzetta, mentre quello del fratellino sul lettone

Importante è anche la dichiarazione del Procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa che ha così rilasciato: ”Alcuna pista è esclusa. Gli accertamenti procedono a ritmi serrati”; facendo, quindi, intendere che nelle prossime ore sarebbero emerse piste precise e anche dei fermi. Oltre a ciò, sono state prese in considerazione, in particolar modo, le ferite d’arma bianca al collo (molto probabilmente si tratta di un coltello) e la compatibilità con uno sgozzamento. Non appena conclusi i rilievi, non si è arrivati a trovare l’arma del delitto, mentre, sul corpo della donna, sono presenti molteplici segni di aggressione; tali elementi hanno permesso di escludere definitivamente l’ipotesi del doppio omicidio con suicidio, da parte del pm Giovanni Benelli e il Procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa.

A cercare di far depistare le indagini è stata la cassaforte aperta, un elemento fondamentale che, grazie ai sopralluoghi nella villetta, si è appreso che non mancavano somme non particolarmente considerevoli; inoltre, l’assenza di segni di effrazione sulla porta d’ingresso confermerebbe la tesi di depistaggio.

Le testimonianze dei vicini e di chi li conosceva parlano chiaro:”famiglia tranquilla”, mentre lei viene descritta come una “donna solare” dal sindaco, Primo De Giuli, in carica da quindici giorni che già la conosceva perché portava i bambini nello stesso asilo di sua nipote, non escludendo la possibilità che si sia trattato di una rapina conclusa col sangue (dato che nell’ultimo periodo si è assistito ad una escalation di furti, addirittura nell’abitazione affianco alla villetta ove è accaduto l’omicidio,ma senza creare gravi problemi o uccisioni).

Alla fine, dopo una lunga ed estenuante notte di interrogatori l’uomo ha ceduto e ha confessato di aver ucciso lui:la moglie e i suoi due figli. Il movente di tale riprovevole azione? La travolgente passione per una collega.

Come rivelato dagli investigatori, Lissi, dopo la strage nella casa degli orrori, ero andato a vedere la partita come se nulla fosse accaduto.

La ricostruzione dei fatti è davvero raccapricciante, soprattutto per coloro che hanno dovuto assistere a quello scenario infernale: sangue ovunque, corpi martoriati; ma è stata proprio l’uccisione del più piccolo che ha fatto propendere agli inquirenti verso un ambito privato. Anche il ritrovamento dell’arma del delitto nelle immediate vicinanze (in un tombino di Motta visconti e a rivelarlo è stato proprio il 31enne) ha sottolineato ciò.

La furia omicida, dunque, è scaturita da questa irrefrenabile passione con la sua collega che, proprio la stessa sera, dopo la dichiarazione dell’uomo lo aveva rifiutato, il tutto all’insaputa della moglie. La stessa collega ha,poi, confermato quanto detto dallo stesso Lissi che, prendendo la testa fra le mani, ha detto agli investigatori:”Voglio il massimo della pena”.

La povera donna, colta di spalle, guardava la tv, cercava di divincolarsi e di reagire, ma, il carnefice, l’ha colpita con un pugno terminando la strage nella casa degli orrori.

Eleonora Boccuni

viv@voce

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