SAVA. Piazza Risorgimento: messi in sicurezza la botola sopraelevata, il cavo d’acciaio che regge un palo Telecom e i giochi dei bimbi

SAVA. Piazza Risorgimento: messi in sicurezza la botola sopraelevata, il cavo d’acciaio che regge un palo Telecom e i giochi dei bimbi

Ma si può andare avanti sempre a fare le guardie a chi amministra questo paese?

Si rompe un qualcosa, nel nostro paese, e il savese si rivolge all’assessore che è preposto al ramo. Risposta dell’insignito: “Si, si …”. Passano i mesi e il savese non si rivolge più all’insignito ma viene da noi. O meglio, Carrieri e Caforio. E questo non ci scoraggia. Tutt’altro. Mettiamo in moto tutte le procedure atte alla risoluzione del “caso” e, vedi un pò, le cose le aggiustano! Ma non deve essere così! Assolutamente. Chi amministra questo paese, come anche in passato, è pagato dal savese alla risoluzione delle tematiche varie.

E per tanto, alla base, c’è un rapporto economico che va rispettato. Oltre al savese, s’intende! Ma oltre al rapporto economico c’è un dovere morale che scaturisce dal fatto di avere avuto la fiducia del savese. In parole povere è stato votato. E quindi delegato alla Cosa pubblica. Saltiamo questo e passiamo direttamente ai tre oggetti elencati nel titolo, ovvero la botola sopraelevata, il cavo d’acciaio che regge un palo Telecom e i giochi dei bimbi. Da quasi due mesi erano stati molti i savesi che ci avevano messo in evidenza questi pericoli e, a sentire loro, avevano anche messo al corrente l’assessore al ramo. Ma risposta è stata sempre la stessa: ““Si, si …”.

Botola sopraelevata che costituiva un serissimo pericolo per i bimbi che, all’interno dell’area verde, scorazzano felici e contenti. Quindi un pericolo non serio, ma serissimo! Il cavo d’acciaio che mantiene il palo Telecom: anche questo, altro allarme. Giochi dei bimbi: comprensibile che tanti bimbi che giocano (a parti ncunu ciucciarroni cranni) portano all’usura degli stessi. Anche qui abbiamo registrato uno sfondamento del materiale antipanico messo a terra e la conseguente scardinatura del supporto centrale che permetteva il classico “su e giù”. Dapertutto, e anche Sava fa testo, il rapporto cittadino-amministrazione è sempre più lontano.

Ma noi crediamo, proprio in virtù che il nostro è un paese quasi a conduzione familiare, che la distanza non deve essere affatto proibitiva. Per nulla. Il bene comune è di tutti, in assoluto. E chi è preposto ad amministrare, è il primo che deve avere cura e manutenzione. Ma se il bene comune porta, malauguratamente, a qualche infortunio chi paga secondo voi il danno? E’ meglio prevenire le cose. Curare vuol dire solo una cosa: soldi,soldi e soldi. E visto che questi, ipotetici soldi, vengono detratti dalle casse comunali allora vuol dire che avremo meno servizi. Il savese paga i tributi per avere i servizi. Ma i servizi che si hanno (diritti) corrispondono ai doveri pagati (tributi)?

Giovanni Caforio

viv@voce

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