ILVA. CHI LA PENSA DIVERSAMENTE …
22 settembre 2012 (MoviSol) – La decisione dei custodi giudiziari dell’ILVA di Taranto di iniziare lo spegnimento di alcuni altiforni, che pregiudicherà la sopravvivenza degli impianti e comporterà la messa in cassa integrazione di migliaia di lavoratori, è illegale.
Infatti il Tribunale del Riesame, nella sentenza del 20 agosto scorso, stabiliva che pur permanendo il sequestro cautelativo degli impianti, la disposizione del giudice andava modificata là dove si ordinava lo spegnimento degli altiforni, ordinando di mantenere la produzione per tutelare gli interessi sia dell’impresa che dei lavoratori.
Rifacendosi a due sentenze della Cassazione, il giudice del Riesame stabiliva che dovevano essere salvaguardati gli interessi “della tutela dell’impresa produttiva e quello della tutela dell’occupazione di mano d’opera”. Pertanto, si sarebbero dovute “individuare quelle soluzioni che, nel giungere alla cessazione delle emissioni inquinanti, consentano di pregiudicare il meno possibile gli ulteriori interessi in gioco”.
“Conseguentemente s’impone la modifica del dispositivo del decreto impugnato nella parte in cui dispone che i custodi-amministratori avviino “immediatamente le procedure tecniche e di sicurezza per il blocco delle specifiche lavorazioni e lo spegnimento degli impianti” (pag.120).
Il giudice aggiungeva che “Proprio per la complessità nella scelta e nell’adozione delle misure tecniche che portino al raggiungimento dello scopo cui il sequestro è rivolto, si ritiene opportuno e necessario il coinvolgimento dei vertici aziendali nella gestione di tale delicato momento esecutivo” (pag. 121).
Concludendo, la sentenza stabiliva che “il provvedimento del GIP va (…) modificato quanto alla nomina dei custodi nei termini sopra meglio descritti e come indicato in dispositivo, nonché nella parte in cui prevede che i custodi ingg. Valenzano, Laterza e Lofrumento ‘avvieranno immediatamente le procedure tecniche e di sicurezza per il blocco delle specifiche lavorazioni e lo spegnimento degli impianti’, nei termini seguenti: ‘Dispone che i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminiare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti'”.
Alla luce della chiarezza di tale sentenza e delle decisioni di avviare lo spegnimento prese successivamente dai custodi giudiziari e dalla Procura, si pone l’interrogativo se i periti nominati dalla Procura agiscano in buona fede o se non siamo in presenza di un deliberato disegno politico spinto da inconfessabile fanatismo ambientalista.
www.movisol.org