Ebola: a settembre i primi test del vaccino sull’uomo
Finora solo sperimentazioni sugli animali
Nessuno ne parla, ma l’allerta è stata già emanata. In Africa occidentale si contano già 1323 casi e 726 morti. Un’epidemia senza precedenti che si sta espandendo a macchia d’olio, mietendo vittime senza pietà. Il virus Ebola spaventa tutti, ma, purtroppo, le informazioni non vengono diffuse come si dovrebbe, infatti, I giornali e le tv non intendono dare alcun tipo di voce in capitolo all’argomento, trattando solo le notizie più popolari.
Ma, se non ci fosse l’informazione, chi si troverebbe a fronteggiare una malattia di cui si conosce ancora ben poco e che sta incrementando solo il numero dei decessi? Sicuramente, tutti noi (fatta esclusione dei “potenti”)!
Come annunciato e come viene riportato sul sito della Cnn, il National Institute of Health americano, è da svariati anni che si sta lavorando su diverse versioni del vaccino contro il virus Ebola. Stando alle fonti, a settembre, invece, negli USA dovrebbero iniziare i primi test sull’uomo.
L’agenzia federale è ottimista, soprattutto dopo aver ottenuto dei buoni risultati sui primati, definiti da Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), “incoraggianti” ai fini di voler ottenere una procedura veloce, in modo tale da far partire i trial clinici quest’autunno. Infatti, lo stesso Fauci, ha così spiegato: “Stiamo lavorando con l’Fda per avviare la prima fase dei trial il più presto possibile. I primi risultati potrebbero arrivare già all’inizio del prossimo anno”.
Questa, sarà la prima volta che un siero anti-Ebola sarà sperimentato sull’uomo. Difatti, finora la ricerca non è mai andata oltre i test sugli animali, ma, nel caso in cui il prodotto si dimostrasse sicuro ed efficace, inevitabile sarebbe la somministrazione agli operatori sanitari che lavorano in Africa, a partire dal prossimo anno.
I ricercatori hanno, anche, chiesto di poter sperimentare le terapie e i vaccini allo studio, almeno su coloro che sono impegnati a lavorare nelle zone colpite dall’epidemia (dunque, sugli operatori sanitari).
Le fasi da rispettare sono due, ossia: la prima prevede la somministrazione del siero a persone sane, al fine di verificare la possibile presenza di effetti collaterali gravi; mentre la seconda, conseguentemente alla prima, nel caso non ci fossero delle complicanze, si andrebbe direttamente con la sperimentazione della sua efficacia.
Il virus Ebola, ricordiamo essere in atto dallo scorso dicembre in Africa occidentale, ha causato e registrato 1323 casi sicuri e 726 morti, 57 solo nel giro degli ultimi giorni.
Purtroppo, la mancanza di fondi e il disinteressamento da parte della case farmaceutiche, in merito allo sviluppo di terapie contro questa malattia, ha rappresentato un impedimento contro l’approfondimento di questa patologia. Gli scienziati hanno tenuto a sottolineare la gravità della situazione, ma, d’altro canto, non smentiscono nemmeno la “quantità di tempo” che ci vuole prima di rendere disponibile un vaccino sul mercato, dai due ai sei anni, nonostante l’accelerazione data alla ricerca da parte della stessa epidemia.
Eleonora Boccuni