CRISPIANO. Intitolata villa al Capitano Emanuele Basile

CRISPIANO. Intitolata villa al Capitano Emanuele Basile

Solenne riconoscimento ad un tarantino vittima di mafia

I suoi sono stati atti di eroismo che non hanno tempo. Lo racconta così, Emanuela Basile, nipote del Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, morto per mano mafiosa a Monreale, il 4 maggio del 1980. Questo e molto altro, contenuto in una nota che la giovane ha letto, durante la cerimonia tenutasi stamane a Crispiano, dove al compianto Capitano, è stata intitolata una villa, su forte volere dell’amministrazione comunale.

In via Montegrappa a Crispiano, da oggi, vive il nome di Emanuele Basile, nato e cresciuto e Taranto e che ha pagato con la vita i suoi ideali di giustizia e legalità, in una terra non molto lontana dalla nostra, la Sicilia. Presenti alla cerimonia autorità civili, militari, religiose, e i congiunti del Capitano, tra cui i fratelli Vincenzo e Luigi Basile. Emanuele Basile durante la sua carriera, si è distinto per il particolare impegno che hanno caratterizzato le sue indagini finalizzate al contrasto del traffico internazionale di droga, e al riciclaggio di denaro sporco. Le sue indagini hanno interessato la cosca mafiosa di Altofonte, che in soli due anni, è stata artefice di 17 omicidi. Indossare la divisa in una terra in cui all’epoca l’omertà era legata alla sopravvivenza, non è stato facile per nessuno.

Le stesse menti che hanno ucciso Basile, sono state le artefici della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie, e tre agenti della scorta. “La mafia è un’organizzazione che tende al lucro e non bada minimamente a risparmiare la vita nemmeno ai servitori dello Stato. – spiega Vincenzo Basile – Sono infinitamente grato all’amministrazione perché in questo Comune da oggi c’è una villa intitolata a lui, in modo che i giovani leggendo la motivazione della medaglia d’oro, possano sceglierlo come esempio di vita e come guida, perché lui si è sacrificato per gli altri, tant’è vero che è medaglia d’oro al valor civile. – E continua – Ha cercato di contrastare il fenomeno del traffico internazionale di droga per salvare tante vite umane che purtroppo soggiacciono a questa dipendenza”.

Emanuele Basile fu un valido e fidato collaboratore del giudice Paolo Borsellino, ucciso anch’egli, nel 1992 per mano di cosa nostra, nella strage di via D’Amelio, in cui persero la vita anche alcuni agenti della scorta.

A Vincenzo Basile piace ricordare le parole di Paolo Borsellino, in un’intervista rilasciata all’epoca: “Ho cominciato ad interessarmi dei processi di mafia da quando mi hanno ucciso il mio valido collaboratore Emanuele Basile”. La verità, il principio per il quale Basile ha lottato e sacrificato la sua vita.

“Oggi avere la verità è difficile” spiega il sindaco di Crispiano Vito Egidio Ippolito, che ha voluto fortemente questa cerimonia, sia per devozione alla Benemerita, che per l’importanza che la verità riveste nella lotta contro la mafia. “Non è il primo appuntamento che abbiamo con il ricordo di personaggi importanti, noi insistiamo su questa strada perché è giusto far continuare a vivere, anche se fisicamente non sono più su questa terra, tutte quelle persone che hanno dato il loro contributo”. L’obiettivo è che i nomi di questi eroi, diventino un esempio per i giovani, perché come spiega sempre il sindaco Ippolito, la mafia non è solo in Sicilia, la mafia è dappertutto. “Noi vogliamo dare un messaggio ai ragazzi che ci ascoltano: la mafia è omertà, noi per poter progredire abbiamo bisogno invece, di verità”.

Emanuele Basile a Taranto, dove è nato il 2 luglio del 1949, è ricordato con particolare affetto. E l’impegno della sua famiglia consiste nel portare ovunque il suo nome affinché non sia dimenticato. E tante sono le testimonianze di affetto, come quella di stamattina, tese a ricordare quest’uomo dai grandi valori morali, che ha sacrificato la propria vita per veri ideali, ovvero quelli di giustizia e legalità, che nulla hanno a che fare con i millantati “ideali” di chi, impronta la propria vita, sull’ostacolare e boicottare le divise. Sono rimasti in pochi, per fortuna.

Elena Ricci

 

viv@voce

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