TARANTO. Bonelli: “L’ASSURDA STORIA DEL COMMISSARIO PER LE BONIFICHE DI TARANTO. ESEMPIO DI UNO STATO IMMOBILE NEI CONFRONTI DELL’EMERGENZA AMBIENTALE”
Nota stampa
Il 7 agosto 2012 con decreto legge, approvato due settimane dopo il sequestro degli impianti dell’Ilva a Taranto, il governo stanzia 119 milioni d’euro per realizzare le bonifiche esterne all’Ilva istituendo la figura del commissario straordinario per l’attuazione delle bonifiche.
La cifra era assolutamente inadeguata, Arpa Puglia in molte occasioni aveva comunicato che la cifra necessaria per bonificare le aree di Taranto era di circa 5 miliardi d’euro e in ogni caso si trattava di soldi pubblici e non dei soldi di chi ha inquinato e inquina. Nonostante la drammaticità della situazione, il governo tarda a nominare il commissario straordinario per uno scontro su chi dovesse svolgere questo ruolo. La nomina del commissario arriva l’ 11 gennaio 2013 nella figura di Alfio Pini comandante dei Vigili del Fuoco.
Dopo un anno il commissario Pini lascia l’incarico perché va in pensione, esattamente la fine di aprile 2014. Viene da chiedersi come mai è stato nominato a svolgere un ruolo così delicato una persona che dopo pochi mesi sarebbe andato in pensione? Il 28 luglio 2014 viene nominata commissaria per le bonifiche dal ministro dell’ambiente la geologa Vera Corbelli. Mentre scrivo, 7 novembre 2014, la Dottoressa Corbelli non ha preso possesso del suo ufficio nella prefettura di Taranto e fino al 5 novembre sul sito della struttura commissariale c’era ancora il nome e il riferimento email del commissario andato in pensione Alfio Pini.
L’inserimento dei riferimenti email avviene solo dopo una mia protesta fatta alla prefettura di Taranto che in 24 ore sollecitano e ottengono l’aggiornamento della pagina web del commissario per le bonifiche. Questo accade dopo due mesi e mezzo dalla nomina. Quanto appena descritto, dimostra come da parte del governo non c’è alcuna consapevolezza di fare presto per utilizzare quelle risorse e dare una risposta, seppure assolutamente inadeguata, all’emergenza ambientale e quindi all’urgenza di fare le bonifiche. Dei 119 milioni d’euro previsti dal decreto legge 129 del 7 agosto 2012 solo 63 milioni sono realmente disponibili.
Ma ci sono interventi che attendono di partire ma i cui lavori sono fermi. I lavori di riqualificazione di cinque scuole, per una spesa di 9,3 milioni d’euro, avrebbero dovuto essere realizzati già nell’estate 2013. Invece non sono partiti nemmeno nell’estate 2014. Degli 8 milioni d’euro stanziati per fare le bonifiche delle aree verdi contaminate del quartiere Tamburi sono stati realizzati solo dei lavori di messa in sicurezza parziale con la collocazione di teli plastica a copertura dei suoli. C’è poi il caso del Mar Piccolo su cui ancora si stanno ancora valutando tre ipotesi per decidere quale deve essere l’intervento migliore per avviare il risanamento: dragaggio, “capping” ovvero la copertura del fondale inquinato con materiali speciali o la rigenerazione ambientale.
Il governo italiano è tanto veloce ad emanare decreti salva Ilva, ben sei in due anni, per garantire la continuità produttiva dell’Ilva, il dissequestro e le proroghe nell’applicazione delle prescrizioni ambientali e relative modifiche a tutela sempre della produzione e non dell’ambiente quanto è immobile ad utilizzare poche decine di milioni d’euro per fare le bonifiche esterne.
Bonifiche, ricordo, che andrebbero fatte rispettando la legge, secondo quanto previsto dalla direttiva comunitaria recepita dalla legislazione nazionale sulla responsabilità ambientale, ovvero il principio chi inquina paga. A pagare le bonifiche deve essere chi ha inquinato e non lo Stato.
Angelo Bonelli
Coportavoce nazionale dei Verdi