LIZZANO. Luca Lazzàro: “PAC, PSR e Patto di Stabilità”

LIZZANO. Luca Lazzàro: “PAC, PSR e Patto di Stabilità”

Intervista al Presidente Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro

Quanto è importante la PAC?

“Noi stasera, qui, discutiamo su due tematiche estremamente importanti; la prima che riguarda il primo pilastro, parliamo di politiche europee, politiche di sviluppo agricolo e politiche di economia europea. La PAC, Politica Agricola Comune, cioè quella nuova politica che va a disegnare lo sviluppo economico dell’Europa, in modo particolare del nostro Paese e, nello specifico, della nostra Regione. Andremo ad illustrarla, cercando di rendere, quanto più comprensibili, questi contenuti agli agricoltori”.

 Sostanzialmente, cosa rappresenta?

“La PAC sono gli aiuti diretti, le cosiddette “quote”, così come gli agricoltori le chiamano, ai fini di rendere comprensibile il tutto. Innanzitutto, noi li informiamo e, poi, ragioniamo dal punto di vista politico. Cerchiamo di dare una nostra lettura, rispetto a quelli che sono stati gli interventi dell’Unione Europea per quanto riguarda la nuova politica. Da tali discussioni che stiamo facendo in tutta la provincia, possono nascere degli spunti di riflessioni importanti per, poi, suggerire nuove modifiche di questa PAC che, diciamo, non ci allieta moltissimo, non siamo estremamente convinti della bontà di questo sistema. Noi come Confagricoltura siamo intervenuti nel cercare di arginare le problematiche che riguardavano il nostro Paese, in modo particolare. In quanto, con l’ingresso di nuovi Paesi all’interno dell’UE, è stato, decisamente, ridotto il “budget” economico-agricolo destinato al nostro Paese. Poi, la Programmazione dello Sviluppo Rurale, 2014-2020, dove ci sono tutte quelle misure di investimento, quelle misure di miglioramento aziendale e quelle misure di aggregazione che noi vediamo con attenzione, e, proprio tali problematiche, saranno l’oggetto di questa sera”.

 Da ché si parli di politica, anche a livello comunale, il “Patto di Stabilità” incide notevolmente?

“Il Patto di Stabilità incide tantissimo sul settore agricolo”.

 E tale fattore potrebbe bloccare questi fondi destinati, anche, ai giovani?

“No, i fondi non li blocca, perché vanno direttamente all’agricoltore. Il Patto di Stabilità incide, anche, sulle aziende agricole, perché ci sono tante risorse che sono degli agricoltori e non vengono percepite dagli stessi. Ricordo, tra tutte, la calamità del 2004, non riguarda il territorio di Lizzano, ma riguarda gran parte della provincia di Taranto e ci sono degli agricoltori che, dal 2004, aspettano queste risorse, bloccate in Regione Puglia proprio dal Patto di Stabilità.

Dunque, come dicevo precedentemente, incide moltissimo, perché ci sono tanti Enti che hanno competenza sul settore agricolo. Ovviamente, quello che, le realtà, in modo particolare, municipali possono fare rispetto al settore agricolo è quello di rendere maggiormente competitivo il settore produttivo locale. Questo lo devono fare con degli investimenti, devono accompagnare l’economia agricola, in modo particolare in comuni agricoli come questo di Lizzano.

Ho cercato di discutere con il Comune di Taranto che, stranamente è il più agricolo per quantità di ettari della provincia, ma, anche Roma lo è per l’Italia (giusto per fare un paragone), di attenzionare, le realtà municipali, ai sistemi produttivi e alle reali potenzialità del settore agricolo. Non dobbiamo fare del settore agricolo, solo un fatto di campagna elettorale, di volontà di ragionare su massimi sistemi; noi dobbiamo discutere di quella che è, realmente, la nostra agricoltura che ha grandi possibilità di crescere e tante aziende agricole in crisi.

Dunque, un’agricoltura che è forte e che avverte dei segnali economici, a livello nazionale e, anche, a livello regionale, positivi, però abbiamo le aziende agricole in crisi e questa è una stortura. Ragioniamo perché c’è burocrazia, incapacità storica della politica che ci ha rappresentato, di andare a creare quelle connessioni che avrebbero dovuto permettere le aggregazioni delle aziende agricole, cercando di renderle più competitive e più produttive”.

 Lei pensa che ci sia un “pizzico d’ingenuità” da parte dell’agricoltore?

“L’agricoltore non è un ingenuo, assolutamente. È un imprenditore, difatti, fare l’agricoltore oggi significa essere: un po’ ragioniere, un po’ ingegnere, un po’ agronomo, un po’ consulente marketing; significa essere tutto, è difficilissimo fare l’agricoltore. Quindi oggi, se uno ha un’azienda agricola e conduce tale azienda riuscendo ad ottenere dei risultati, è un vero imprenditore e, attualmente, sul territorio ce ne sono non tantissimi di questi soggetti che hanno queste capacità. Però nel settore agricolo ne abbiamo e combattono, continuamente, contro queste problematiche. Quello che manca, nel settore agricolo, e,  quello che è mancato molte volte, è la capacità di cogliere determinate occasioni. Come Presidente di categoria faccio, anche, un “Mea Culpa”, perché noi dobbiamo informare gli agricoltori, altrimenti, il nostro ruolo di “corpo intermedio” qual è? Cioè l’agricoltore che deve pagare la quota associativa, perché deve svolgere i servizi di base: il CAI, il CAF e tutti i servizi che la Confagricoltura dispensa, come, anche, tutte le altre organizzazioni forniscono. Ciò non è sufficiente, quindi bisogna dare nuovi servizi all’agricoltore che può rendere l’impresa più competitiva, più forte, più presente nel mercato. Queste sono le nostre sfide, se vogliamo avere un ruolo come corpi intermedi, come quei soggetti che stanno tra la politica, tra le istituzioni, l’azienda e l’imprenditore. Noi dobbiamo avere questo ruolo e dobbiamo stare davanti  alle necessità della stessa azienda, per cui queste sono le sfide che ci attendono. Io ho preso la Presidenza da cinque mesi e, insieme alla squadra di Confagricoltura e il Comitato di Presidenza stiamo cercando di strutturare l’organizzazione in questo modo. A livello nazionale abbiamo già un’organizzazione che sta già ristrutturando, di suo, queste necessità e ci sta dando, appunto, più possibilità di dare all’agricoltore una “cassetta degli attrezzi”, affinché sia forte e possa stare sul mercato”.

 

Eleonora Boccuni

viv@voce

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