Depuratore consortile Sava-Manduria-Avetrana. La condotta sottomarina si farà!
Bruxelles smaschera i politici
L’impianto di depurazione Manduria-Sava si farà secondo il progetto originario che ha superato le valutazioni di impatto ambientale, vale a dire con sistema di depurazione già appaltato e lo scarico nel mare di Specchiarica. Questa volta non sono i giornalisti né gli ambientalisti e né i politici a dirlo ma è Ion Codescu, funzionario responsabile della Direzione generale ambiente dalla Commissione europea.
L’esperto, che ovviamente non conosce il territorio di cui si parla e quindi lontano, non solo geograficamente, dalle dinamiche politiche e imprenditoriali di questo territorio, lo scrive con una sincerità disarmante in una lettera di risposta al manduriano Mimmo Fontana che in precedenza aveva scritto chiedendo lumi sulla vicenda e in particolare sulla presunta incompatibilità ambientale del progetto dell’Aqp .
Ecco cosa risponde il funzionario di Bruxelles. «Le autorità italiane hanno comunicato che la determina dirigenziale 22/2011 chiarisce le motivazioni per cui si è reso impossibile attuare soluzioni alternative a quelle proposte nel progetto oggetto della procedura V.I.A. (quindi tabella 1?, ndr), tra cui il riutilizzo dell’acqua trattata a fini irrigui. In particolare – si legge ancora -, le autorità italiane fanno valere che non tutta la quantità di acqua depurata può trovare riutilizzo ad uso irriguo, in quanto è necessario non superare il fabbisogno idrico delle colture. Pertanto – è qui si dice chiaramente il finale della storia -, la quota parte che non può trovare opportuno riutilizzo deve necessariamente essere smaltita a mare».
Inutili anche tutti gli sforzi per provare il presunto rischio di danno ambientale.
«Relativamente all’impatto che lo scarico a mare dei reflui trattati avrebbe sul sito Sic (sito di importanza comunitaria, ndr), le autorità italiane fanno valere che la valutazione d’incidenza (Via, ndr) ha concluso che, sulla base delle misure di mitigazione imposte, sono esclusi impatti negativi significativi sul sito».
Verso al fine del documento, poi, la botta finale che toglie ogni dubbio circa il raggiungimento dei piani della Regione Puglia e dell’Aqp.
«Sulla base delle informazioni trasmesse dalle autorità italiane – scrive Codescu – questi servizi non sono stati in grado di identificare gli elementi idonei per configurare una potenziale violazione delle direttive Via e habitat e non hanno ragioni per mettere in discussione le eventuali valutazioni ambientali effettuate, nonché le autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti. Pertanto – si conclude – l’indagine Eu pilot 3796/12/Envi (la pratica relativa alla questione depuratori Puglia, ndr), è stata chiusa in data 9 aprile 2014».
Più chiaro di così il funzionario dell’Unione europea non poteva essere. Così come chiaro è un altro aspetto da lui richiamato nelle indagini svolte: tutte le autorizzazioni e le valutazioni di incidenza approvate sulla carta sono tutte, ma proprio tutte, relative al progetto originario (già appaltato e in fase di attuazione) che prevede, appunto, un sistema di depurazione in tabella uno (frullatura e sversamento in mare dei reflui).
Nazareno Dinoi
FONTE
lavocedimanduria.it