LIZZANO. Le tradizioni di San Giuseppe

LIZZANO. Le tradizioni di San Giuseppe

Devozione, storia e cultura: da “Li tauli ti San Giseppu” ai falò

La comunità lizzanese ha registrato grande affluenza alle famose “Tavole di San Giuseppe”. Un invito rivolto a tutti i paesi limitrofi, della provincia e oltre, il quale ha permesso di sottolineare l’importanza che, la cittadinanza lizzanese, attribuisce alla festività del Santo summenzionato.

Nonostante non si tratti del Santo Patrono del piccolo comune jonico, la devozione e la tradizione sono fermamente sentite. Uno dei fattori che evidenzia, maggiormente, tutto questo è il fatto che “Li Tauli” vengano imbandite, puntualmente, anno dopo anno, da secoli. Di generazione in generazione, chi per grazia ricevuta, chi per semplice devozione, chi, invece, è in attesa di un miracolo o ha sognato il Santo che chiedeva di farla.

Le Tavole imbandite con 13 pietanze, questo il numero che, nel simbolismo religioso, rappresenta la “Coena Domini”.

Dal pane ai dolci, a delle vere e proprie prelibatezze tipiche della tradizione e che vale, veramente, la pena assaggiare. Dalla tavola niente può essere tolto, a nessuno è permesso gustare in anticipo le pietanze presenti sulla “taula”, solo in cucina, situata, generalmente, in una stanza posteriore a quella in cui è imbandita.

E, poi, il 19 marzo, il giorno in cui la tavola viene sparecchiata dopo la benedizione del Parroco, mentre, durante la serata, la Processione del Santo attraversa le vie del paese che, successivamente, si illuminano con i falò sparsi tra gli isolati di questo territorio che si va a collocare tra la pianura e uno splendido mare.

Quest’anno, come in precedenza, numerosi sono accorsi per poter assistere, anche, al  rito di “purificazione”, un evento che affascina e che riunisce l’intera comunità e non solo.

I prossimi appuntamenti lizzanesi riguarderanno, invece, la Settimana Santa e la Passione di Cristo che, anch’essa, registra col passare degli anni, sempre più gente che accorre per prendere parte all’evento.

Eleonora Boccuni

 

 

 

 

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