Diagnosi dei tumori dall’alito. Un passo avanti per la lotta contro il cancro?

Diagnosi dei tumori dall’alito. Un passo avanti per la lotta contro il cancro?

Una nuova speranza nella lotta per il cancro dalla Svizzera?

Sviluppato un apparecchio portatile che permetterà una diagnosi precoce del tumore individuandolo nell’alito la presenza di determinati tipi di cancro. Gli studi condotti dal team internazionale di ricercatori, in collaborazione con il Politecnico federale di Losanna (EPFL) che hanno testato il nuovo dispositivo su pazienti del CHUV di Losanna. Attualmente sono ancora rari gli esami di routine che consentono di diagnosticare la presenza di un cancro, mentre questa malattia è la terza causa di mortalità nel mondo. Nella loro maggioranza, i tumori maligni sono individuati relativamente tardi, il che riduce le possibilità di guarigione.

Una tecnologia sviluppata parzialmente all’EPFL potrebbe modificare questo stato di cose, indica il Politecnico in un comunicato odierno. Il nuovo apparecchio messo a punto dai ricercatori permette di reperire rapidamente nell’alito la presenza di un cancro, ad esempio della gola o della bocca. Lo strumento funziona sia con un computer che con un telefono portatile.

I ricercatori del Laboratorio dei sensori, attuatori e microsistemi (SAMLAB) dell’EPFL, diretto a Neuchâtel da Nico de Rooji, hanno sviluppato dei microsensori che permettono di differenziare l’alito di un paziente sano da quello di un paziente malato. L’alito umano contiene in effetti centinaia di composti organici volatili (COVs), la cui presenza e concentrazione cambiano in funzione dello stato di salute..

Tuttavia, com’è noto, Le cellule cancerogene possiedono un metabolismo distinto rispetto alle cellule sane e producono sostanze diverse, sia dal profilo della quantità che della tipologia. Conferiscono, in un certo senso, una loro “impronta” all’alito umano.I ricercatori sono riusciti ad individuare queste differenze grazie ad una rete di microsensori capaci di identificare un gas e la sua concentrazione. Hanno pure avuto l’idea di ricorrere a polimeri diversi per ogni sensore, allo scopo di ottenere una visione d’insieme della composizione del gas.

“Sul mercato esistono già metodi di individuazione delle molecole – soprannominati anche ‘nasi elettronici’ – ma essi riescono difficilmente ad analizzare gas molto complessi, quali l’alito”, spiega Nico de Rooji, citato nel comunicato dell’EPFL. “La misurazione, ad esempio, può essere perturbata dall’umidità e falsare in questo modo i risultati”. Con la collaborazione del Swiss Nanoscience Institute dell’Università di Basilea, i ricercatori dell’EPFL hanno potuto testare il dispositivo su pazienti del Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) ammalati o che hanno subito un intervento chirurgico per un cancro della gola. I risultati delle sperimentazioni hanno dimostrato la grande efficacia dei sensori.

Un’azienda neocastellana è interessata alla commercializzazione della nuova tecnologia, già protetta da un brevetto. Le sue applicazioni sono molteplici: un altro partner del progetto, il centro di ricerca NIMS/MANA in Giappone, ha presentato un prototipo nel quale i sensori sono collegati ai telefoni portatili.

Questa innovazione è stata ricompensata nell’ambito del Nanotech 2015 Event. La tecnologia interessa pure i biologi. All’Università di Neuchâtel test sono attualmente condotti dal Laboratorio per la ricerca fondamentale e applicata in ecologia chimica, allo scopo di analizzare i gas emessi dalle piante quando sono aggredite da determinati insetti o funghi.

Il fatto di poter individuare tempestivamente il problema potrebbe permettere agli agricoltori di reagire prontamente, ricorrendo ad esempio a quantità meno importanti di insetticidi.

Ovviamente, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, ci auguriamo che anche possa essere presto commercializzato in Italia e nel resto d’Europa per salvare quante più vite possibili dal terribile flagello del 21esimo secolo.

viv@voce

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