SAVA. Un 25 aprile, festa della Liberazione d’Italia, senza neanche un manifesto dell’amministrazione IAIA
Di questo sindaco, di questi assessori e di questi Consiglieri della maggioranza non ci stupiamo più. Sono diventati la regola
Che strada facendo questa amministrazione comunale ha dimostrato i suoi limiti è risaputo. Che nelle sue intenzioni primitive parlava di rinnovamento, lasciamo perdere. Che fosse scollegata dalla realtà del paese, è un dato di fatto. E allora a che serve un’amministrazione qualunquista, senza nessun indirizzo politico che tira a campare e che, tra l’altro vive alla giornata? Forse non serve più al paese. Ma più che forse è sicuro. Vive arroccata nel Palazzo municipale come se fosse il cuore del paese.
L’amministrazione IAIA è diventata un corpo estraneo per la nostra comunità. E alle prossime elezioni regionali ne vedremo delle belle. E certo, che ne vedremo. Per davvero. Ma andiamo al tema principale, altrimenti diventiamo laconici e lapidari. Oggi 25 aprile, Festa della Liberazione d’Italia, tutti i Comuni hanno affisso per le Vie cittadine un manifesto per ricordare quello che avvenne tanti ma tanti anni fa. Almeno si rispolvera la memoria di coloro che hanno combattuto e lottato per avere la nostra democrazia.
Ma a Sava, nulla. Niente di niente. Pare che la giornata del 25 aprile è una giornata come tutte le altre, salvo che è segnata di rosso sui nostri calendari. Ma questa non è la prima volta che l’amministrazione IAIA “scorda” questa ricorrenza. Lo ha fatto anche lo scorso anno. Certo, ricordare le foibe è d’obbligo, infatti cosa che avviene ogni anno con i manifesti tappezzati sulle Vie cittadine dall’amministrazione IAIA.
Ma ci deve essere qualcosa che sfugge ai nostri amministratori: forse non sanno che il 25 aprile è la festa della Liberazione d’Italia dal dominio fascista? Lo sanno, oppure no? Nel “dubbio” lo ricordiamo. Come, d’altronde lo ricordiamo a chi fascista non è: al Consigliere comunale Corrado Agusto e a Salvatore De felice che quanto a fede, non sono propriamente qualunquisti. O … no?
Giovanni Caforio