SAVA. Sindaco pro tempore Dario IAIA? Torni a casa!

SAVA. Sindaco pro tempore Dario IAIA? Torni a casa!

Lettera aperta al primo cittadino savese …

Le formalità richiederebbero “gentilissimo” oppure “signor sindaco” ma, onestamente, secondo il nostro giornale lei non è più il sindaco del nostro paese. Lei è il sindaco di se stesso e di questa squadra amministrativa che non va da nessuna parte. Le peculiarità di questi anni le abbiamo viste tutte. E tutte le abbiamo scansionate. Ma ahimè il file è bianco.

E’ di un bianco setoso in cui non c’è nessuna traccia del suo operato. Per non parlare poi dei danni amministrativi che hanno fatto i suoi apostoli che fanno di nome Pasquale Calasso, Maurizio Pichierri, Corrado Agusto, il suo vicesindaco Fabio Pichierri, eccetera eccetera. Nella vita politica chi amministra ha un ingrato compito: essere all’altezza della situazione. Sappiamo tutti, compreso anche chi scrive, che amministrare non è facile.

Ma crediamo che all’ingresso del quarto anno della sua legislatura le bocce si dovrebbero fermare e fare il punto della situazione. Nel gergo si dice “sintesi”. In questi anni passati, oltre 36 mesi, abbiamo visto di tutto in questa squadra che lei presume di essere il capitano. Ma capitano di cosa? Il tempo ha dato la giusta ragione e i giusti motivi di questo editoriale: torni a casa.

Torni a riflettere, in un ipotetico ritorno sulla scena politica, di cosa ha bisogno Sava e delle persone che devono essere capaci almeno di conoscere la propria branca amministrativa. Lei ha caricato una croce sulle sue spalle che quella che portava al Calvario sembra che sia una piuma al confronto.

Si guardi allo specchio, non me voglia più di tanto. Lei in questi quasi 4 anni di amministrazione è invecchiato fisicamente. Per davvero. Sul suo volto si nota questo. Le borse agli occhi, il suo bel viso sciupato. I suoi 40 anni sembrano 60. E tre anni fa il suo aspetto era di ben diverso calibro.

Era un bel ragazzo che ogni mamma avrebbe voluto avere per la propria figlia. Al di là poi se la figlia avrebbe accettato o meno! Lei non va da nessuna parte in queste condizioni e con questi giocatori. Magari arrivasse ai play out! Ma non arriva. Torni a casa. Si riprenda. Ha tutto il tempo, se vorrà, per una ripartenza.

E da questa esperienza amministrativa impari una cosa, solo una: la modestia.

Giovanni Caforio

 

viv@voce

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