Maruggio. M5S. Nicola Morra:“Noi, un movimento di cittadini liberi, onesti e normali”

Maruggio. M5S. Nicola Morra:“Noi, un movimento di cittadini liberi, onesti e normali”

Il pubblico comizio del Senatore pentastellato

“Noi italiani stiamo, sempre più, perdendo Stato; stiamo, sempre più, perdendo welfare; stiamo, anche, perdendo, sempre più, trasporto pubblico ed è una verità che, rispetto agli anni in cui noi siamo stati ragazzi, è inequivocabile: meno trasporto pubblico, meno sanità pubblica e, a breve, meno istruzione pubblica. Volontariamente, mi riservo di fare alcun tipo di riferimento all’Università, dato che è stato oggetto, negli ultimi decenni, di massicci disinvestimenti.

Un tema che vorrei portare all’attenzione dei presenti è quello che concerne la scuola pubblica, quindi, cercare di tutelare quel poco che rimane di scuola pubblica statale. Bisogna fare una netta distinzione tra “scuola pubblica statale” e “scuola pubblica non statale”, perché, la prima, offre un servizio che dovrebbe essere prerogativa dello Stato, il quale dovrebbe permettere a tutti i cittadini italiani di poter acquisire conoscenza, di potersi istruire e, attraverso questa, di potersi offrire alla società nel miglior modo possibile.

Questa convinzione di dover offrire a tutti un’istruzione significativa era propria di uno Stato che aveva, anche, un’antropologia positiva. Noi esseri umani possiamo dar tanto, purché si venga istruiti e, purché, venga data la possibilità a tutti di accresce e di acculturarsi, questa era la filosofia che sorreggeva, da sempre, l’intervento dello Stato nell’istruzione. Oggi siamo al paradosso. In uno Stato che si dice “democratico” e “aperto alla cultura dell’innovazione”, si ottiene una riduzione, una compressione degli spazi dell’istruzione pubblica, attraverso un’operazione (non esplicita) di dequalificazione del prodotto statale o pubblico.

La sanità pubblica: a distanza di quindici anni da quella filosofia che avrebbe dovuto mutare le condizioni sanitarie, possiamo constatare come sia retrocessa e i costi siano esplosi. Anche in Puglia, voi avete corposi e significativi, per non dire drammatici, problemi legati alla spesa sanitaria, ma io aggiungo, anche alla qualità dell’offerta sanitaria, perché è, altresì, ammissibile spender tanto se tu hai dei servizi qualificati, ma noi abbiamo registrato una volontà di “imitare il gambero”, per cui retrocediamo in tutte le graduatorie annuali, a livello mondiale, per gli standard della nostra offerta sanitaria statale e, al contempo, piuttosto che comprimere i costi, li abbiamo visti esplodere.

Nella scuola si vuol fare altrettanto: aziendalizzare l’istruzione. Non è un caso che, anche in rete, sia emersa la vera primogenitura di questa riforma che molti pensavano essere una riforma Gelmini-Aprea, ma, in realtà, è stata voluta dalla “Fondazione Treellle” che ha alle spalle un’altra fondazione, la “Fondazione San Paolo”, uno tra i più grandi istituti di credito italiani. Si rimane un po’ perplessi nello scoprire che, una riforma dell’istruzione pubblica, sia voluta da chi gestisce la finanza. Tutto questo ha una logica, perché stiamo, sempre più, subendo un’invadenza della finanza in ambiti decisionali che, un tempo, dovevano essere, espressamente, politici.

Uno degli aspetti più rimarchevoli, in negativo secondo alcuni e in positivo secondo altri, di questa riforma sarà l’acquisizione, da parte del dirigente scolastico, di competenze e facoltà manageriali.

Io sono un uomo di scuola; ero e vorrei tornare ad essere un insegnante e, sinceramente, son stanco di sorbirmi da parte dello “storytelling renziano” questa esaltazione del mito, un tempo tipicamente fascista, della velocità, perché, secondo Renzi, l’importante non è decidere bene, ma decidere velocemente.

Le criticità di questa riforma, o presunta tale, non sono soltanto nelle attribuzioni manageriali al dirigente scolastico, il quale potrà dotarsi di un corpo docente del tutto autonomamente scelto, perché non più vincolato a leggi che, in passato, normavano la “titolarità di servizio” di tutti i docenti della Scuola Statale Italiana.

In funzione del mito della meritocrazia, il dirigente scolastico potrà scegliere i docenti da impiegare nel proprio istituto, affinché l’offerta formativa sia coerente e funzionale al suo progetto didattico e culturale, ma, anche, sociale e politico.

Noi docenti italiani avevamo una Costituzione che ci garantiva la libertà di insegnamento e ribadiva, anche, che il pluralismo era uno dei fondamenti del nostro stare assieme; ovvero, uno dei principi fondamentali con cui, la Carta Costituzionale, le regole con cui dovremmo stare insieme.

Oggi, il “leader” che ha ottenuto grande credito (in parte, anche, grazie ai media), ritiene che si debba procedere in questa direzione, perché tanti altri paesi hanno fatto questa scelta.

Però, qualcuno non ha detto a Matteo Renzi che, negli Stati Uniti, da più tempo, si sta abbandonando questa legislazione che governava scuole e università, attribuendo alle figure apicali delle istituzioni scolastiche e universitarie poteri assoluti e si sta cambiando rotta, in particolar modo, sulla scelta dei contenuti e delle metodologie con cui, gli stessi contenuti, vengono offerti agli studenti.

Su questo versante, la riforma della “Buona Scuola” è assai povera, perché non ha introdotto elementi significativi di innovazione a livello di metodologie di apprendimento e insegnamento, anzi, il tutto, porterà a un peggioramento dell’offerta formativa.

Con l’arrivo di nuovi studenti di lingue e culture diverse, noi dovremmo avere ancor più mezzi, ancor più risorse per mettere a disposizione degli stessi, per esempio: dei mediatori culturali, degli elementi di raccordo che permettano, il più possibile, integrazione. Invece, sempre lo “storytelling renziano”, continua a ripetere che, lui, sulla scuola ha invertito il trend, perché sulla scuola è quello che mette più soldi.

Io non voglio far demagogia, ma, quando Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio, nell’immediatezza, lui ha preannunciato investimenti per un programma detto “delle scuole belle”; un programma che sarebbe stato finanziato per 3,5 mld di Euro, ad oggi, ne risultano impegnati 380 mln, quindi, ne ha impiegati l’11%. Con questa riforma, le scuole di paese scompariranno nel giro di pochi anni.

Inoltre, sappiamo sempre che, ad oggi, 60 mld di Euro debbono esser dati ad aziende che, puntualmente, son costrette a ricorrere ad anticipazione di cassa, ad anticipazione di liquidità dagli istituti di credito che fanno, giustamente, pagare gli interessi che rappresentano la sconfitta di uno Stato.

Siamo italiani e, in particolar modo, siamo meridionali e sappiamo che le città sono state, in particolar modo, una scoperta del Novecento; noi italiani siamo stati abituati a viver, sempre, nelle comunità di paese o nei villaggi una scelta che è stata apprezzata, moltissimo, dall’esterno, perché ha garantito i, cosiddetti, standard di qualità della vita che, tuttora, ci invidiano.

Ora, avendo, anche, origini meridionali, son convinto che, proprio su questo versante, noi si debba, tutti quanti, far resistenza a un progetto che vorrà, ancor più, inurbare la popolazione italiana. Negli ultimi anni abbiamo visto, nei paesi, chiudere gli uffici postali, chiudere le sedi INPS, magari iniziare ad avere alcuni servizi pubblici a “scavalco” (aperture a giorni alterni), costringendo la popolazione, soprattutto quella anziana, a vivere dinamiche che non sono, propriamente, felicissime.

Domandiamoci se è questo il paese che vogliamo. Io non ho affatto speranza che, da un punto di vista parlamentare, il DDL, in questione, possa esser bloccato o, addirittura, ritirato durante l’esame presso Palazzo Madama, presso il Senato. Alcuni sostengono che, finalmente, si sia levato uno spirito leonino all’interno di alcuni colleghi della, cosiddetta, “Minoranza Dem”.

Io penso che ci voglia un po’ di autoironia. Noi siamo demagogia, populismo, ormai ci sentiamo dire di tutto di più e, io, ho gli incisivi abbastanza pronunciati per cui assomiglio ad un castoro, però loro ce li hanno ancor più pronunciati di me e assomiglian a dei conigli, perché dicono dicono, ma, poi, non li ho mai visti che votavan contro il Presidente del Consiglio, anzi, si mettono sugli attenti.

Io non riesco, assolutamente, a comprendere il mio collega, per quanto militi nel PD, Walter Tocci, uomo, anche, di ottima cultura, che ha rassegnato le dimissioni dopo l’approvazione del “jobs act” con un discorso in aula, quasi quasi, commovente, riuscendo, dopo le votazioni, a ritornare, tranquillamente, all’ovile.

Io, questo, non riesco ad accettarlo, forse è un mio limite, ma i miei genitori e i miei insegnanti mi hanno insegnato cosa sia la coerenza, che cosa sia la logica; forse debbo sposare la logica hegeliana che è una logica della contraddizione, per cui il positivo coincide, anche, con il negativo e viceversa, però, io penso che noi italiani abbiamo necessità,oltre che di coerenza e di serietà, soprattutto, di onestà.

Onestà significa: onestà intellettuale, dunque verità e, questi signori, io, francamente, non li sopporto più, perché sono campioni mondiali, anzi, campioni cosmici dell’ipocrisia! Dicono A e, poi, votano B; dicono C e, poi, riescono a fare il fatto D, dimostrando che l’essere umano è uno straordinario campione di imprevedibilità.

Come ben sapete, è partito il sito che permette di capire come funziona il microcredito. Con pochi soldi, perché son pochi, noi abbiamo ottenuto qualche risultato, poiché siamo stati ostacolati, rallentati e boicottati dal MISE.

Però, cerchiamo di capire che nessuno di noi ha il cip che Casaleggio ci ha messo per controllarci, nessuno di noi è, certamente, perfetto (io per primo faccio errori), però, noi siamo, effettivamente, un movimento di cittadini liberi, onesti e io aggiungo, anche, normali (non ci trovo nulla di scandaloso, perché mi piace ricordare la normalità come cifra importante, perché “normalità” deriva da “norma”, cioè “legge”), noi siamo quelli che vogliono il rispetto delle norme. Io spero che il DDL della “Buon Scuola”, cosiddetta, il 31 maggio possa essere bloccato da un risultato elettorale che tutti quanti noi ci auguriamo diverso”.

Elena Ricci

viv@voce

Lascia un commento