ILVA. IL GIP: LO STOP E’ CONFERMATO “L’AIA NON TUTELA LA SALUTE”

ILVA. IL GIP: LO STOP  E’ CONFERMATO “L’AIA NON TUTELA LA SALUTE”

L’ Autorizzazione integrata ambientale rilasciata all’Ilva dal ministro Corrado Clini, e da ieri divenuta legge, non è fondata su studi o accertamenti tecnico-scientifici, e ha tempi di realizzazione incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela delle salute della popolazione e dei lavoratori, tutela che non può essere sospesa senza incorrere in una inammissibile violazione dei principi costituzionali. A demolire l’Aia, al centro del provvedimento d’urgenza adottato ieri dal governo Monti, è – nel provvedimento con il quale rigetta la richiesta di dissequestro degli impianti presentata il 20 novembre dal presidente dell’Ilva Bruno Ferranteil giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco che in 14 pagine non solo ha confermato il sequestro preventivo, senza facoltà d’uso, dell’area a caldo del siderurgico, ma probabilmente ha fornito anche la traccia che a Palazzo di giustizia si seguirà in merito al provvedimento salva-Ilva varato ieri dal governo. Il gip non usa mezzemisure. «Non esiste un costo, in termini di salute, sopportabile in uno Stato civile – si legge nel provvedimento – per le esigenze produttive e non è accettabile che il presente e il futuro dei bambini di Taranto sia segnato irrimediabilmente. Nessun ragionamento di carattere economico e produttivo dovrà e potrà mai mettere minimamente in dubbio questo concetto».

Secondo la dottoressa Todisco, l’Ilva aveva chiesto il dissequestro degli impianti perché aveva ottenuto l’Aia ma per a suo parere «il decreto di riesame dell’Aia, contrariamente a quanto sostenuto dai legali del gruppo Riva, non depenalizza né potrebbe scriminare il perpetuarsi delle condotte criminose in corso. Appare veramente assurdo motivare l’istanza di revoca con ragioni di natura economica. Sostanzialmente viene chiesto all’autorità giudiziaria di concorrere nella protrazione dell’attività criminosa, stante l’indiscussa sussistenza attuale delle emissioni fuggitive e diffuse, nocive per la salute delle persone». Il decreto «salva-Ilva» prevede che le misure cautelari reali non debbano impedire l’attuazione dell’Aia, e il gip replica, sempre indirettamente e peraltro alcune ore prima che il testo del decreto venisse licenziato, che «per adottare le misure previste dall’Aia sarebbe sufficiente una semplice richiesta all’autorità giudiziaria».

La dottoressa Todisco cita due articoli della Costituzione (il 32, sul diritto alla salute, e il 41, sull’iniziativa economica privata che non può recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana), facendo così affiorare i profili di anti-costituzionalità del decreto salva-Ilva e ricorda che «non soltanto l’ado zione della nuova Aia non vale affatto a dimostrare che sia venuta meno la situazione di concreto e grave pericolo a fronte della quale è stato disposto il sequestro» ma si chiede come sia possibile «alle attuali condizioni e nell’attuale stato degli impianti in sequestro, continuare da subito l’attività produttiva, senza prima pretendere, a tutela dell’incolumità dei lavoratori e della popolazione locale, che siano realizzati gli interventi indispensabili per interrompere l’attività criminosa per la quale proprietà e management dell’Ilva sono agli arresti». E a Palazzo di giustizia i magistrati stanno già valutando di sollevare un’ec – cezione di incostituzionalità o un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato.

MIMMO MAZZA

FONTE

lagazzettadelmezzogiorno.it

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