FRAGAGNANO. Sabato 25 Luglio 2015. La Notte della Pizzica

FRAGAGNANO. Sabato 25 Luglio 2015. La Notte della Pizzica

Pina Caiazzo: “Una lunghissima “Notte di Pizzica”,  all’insegna dell’allegria, del divertimento, della gioia e dell’amicizia”

Sabato 25 Luglio 2015 alle ore 21.00 presso la Z.I. (P.I.P.) del Comune di Fragagnano, i fragorosi rintocchi dei tamburelli e il suono melodico delle nacchere sanciranno l’incipit della tanto attesissima “ Notte della Pizzica ”, giunta alla sua consueta sesta edizione, evento culturale di musica e danza popolare progettato,  promosso e soprattutto organizzato dall’Associazione  Culturale e Musicale “ Terra Jonica Salentina ” con l’ausilio del Patrocinio del Comune di Fragagnano guidato dall’Amministrazione Comunale targata Michele Andrisano.

La Notte della Pizzica ” per la comunità fragagnanese, rappresenta ormai da sei anni a questa parte un evento di aggregazione sociale e culturale, una lunghissima notte in cui si fondono canti, balli, storia locale e soprattutto affascinanti esibizioni legate a pratiche e credenze popolari, che come tante piccole tessere litiche, costituiscono il grande mosaico della millenaria ed antica storia locale della Puglia Dauna, Pauceta e Messapica nonché Salentina.

“La Pizzica” è quel tipo di espressione tradizionale delle espressioni, della danza e dei canti di matrice salentina.  Storicamente parlando, non è possibile risalire ad un periodo ben preciso in cui collocarla.  

Un rituale, dunque, praticato dalla gente più umile, dedita ai lavori più duri che nei momenti di festa si radunava, e ballando e cantando trascorreva le ore per dimenticare le estenuanti fatiche della vita quotidiana.

E’ una danza di corteggiamento durante la quale i due danzatori prevalentemente uomo e donna,  si avvicinano ma non si toccano mai. Conduce il ballo la donna, che servendosi di piccole fughe, saltelli, repentine fermate e scatti improvvisi, stuzzica l’uomo ad inseguirla,  a braccarla delicatamente.

Un leggero sfiorarsi, uno scambio di sguardi provocatori, una serie di gesti rimarcano il desiderio dell’uomo di entrare nelle grazie della donna e quello di lei di essere corteggiata dall’amato al quale però sfugge se questi prova ad avvicinarsi e baciarla.

Una pratica sicuramente dettata dalle condizioni sociali di un epoca, quando le distanze tra uomini e donne dovevano essere sempre e solo rispettate, nonostante ciò risulta al contempo una scena attuale.

Di centrale importanza è il fazzoletto in prevalenza di color rosso che la donna sventola in segno di elegante provocazione agli occhi dell’uomo, il quale però non può prenderlo se non con il consenso della donna amata.

La danza di coppia è sostenuta dalla “ ronda ”, cerchio ideato dai danzatori, musicisti e spettatori, dunque, il cerchio rappresenta la perfezione e quindi l’energia esterna che si riversa sulla coppia.

Con i suoi misteri e i suoi rituali oggi la pizzica ha il diritto di essere riscoperta e conosciuta da tutti coloro che vogliono far fluire in se stessi l’energia e la forza che tale danza sa sprigionare. Danza tramandata informalmente e direttamente per secoli, oggi studiata ed interpretata perché possa sopravvivere per sempre nella memoria e nella storia del popolo.

Il “ rituale della  pizzica ”, nasce come musica terapeutica fatta suonare dagli uomini all’interno delle case  ed oggi nelle piazze per liberare le “ pizzicate ” dal morso della Taranta, termine salentino per indicare la Tarantola, ragno della famiglia “Lycosidae” , che aveva fama di pizzicare le donne sotto le vesti durante il periodo della mietitura.

La musica da loro utilizzata, aveva la funzione di far ballare le donne fino all’estremo, in modo da allontanare il ragno col fazzoletto ed eventualmente ucciderlo liberando le fanciulle colpite dal malessere provocato dal morso. Questa danza è poi stata indicata come “ pizzica tarantata ” proprio per indicare il tipo di danza e da cosa veniva provocata.

Oggigiorno rimane l’utilizzo di questo termine per indicarne la particolare danza provocata dalla tarantola, sebbene viene in realtà chiamata unicamente con il nome dell’animale che purtroppo ne provoca tristemente il movimento e il continuo spasmo indotto dal suo morso velenoso.

Le antiche leggende pugliesi,  narrano che la fanciulla morsa o pizzicata dalla tarantola, cadeva in uno stato di possessione e tutto il paese si riuniva intorno alla sua dimora per aiutarla con un lungo rito di esorcizzazione. L’esorcismo collettivo veniva svolto successivamente all’interno della cappella della chiesa dedicata a San Paolo, a Galatina, proprio durante la festa del santo protettore della città, che secondo le antiche tradizioni invocando la sua indulgenza, il Santo in persona liberava l’anima della fanciulle pizzicate dalla tarantola.

A volte l’esorcismo iniziava  in camera da letto, dove i suonatori si riunivano per far danzare la pizzicata in modo da uccidere il ragno velenoso che l’aveva fatta ammalare, disponendo intorno al suo letto dei fazzoletti colorati del colore similare al colore del presunto ragno velenoso, a questo punto la fanciulla dopo esser caduta in uno stato di  profonda trance, scegliendo il fazzoletto  dello stesso colore del ragno artefice della trance, poteva rompere la maledizione esorcizzandosi.

La leggenda legata a San Paolo narra che al tempo della diffusione del Vangelo di Gesù, i due discepoli, Pietro e Paolo, si erano recati in terra salentina. Il popolo dell’allora non ancora sorta Galatina accolsero con grande calore l’arrivo dei discepoli, e una donna offrì loro tutto ciò che aveva: cibo per potersi sfamare e un giaciglio sul quale poter dormire.

San Paolo, toccato dalla gentilezza proferita dalla donna che si era dimostrata così generosa, volle ricambiare tanta cortesia e benedisse lei e la sua famiglia, concedendogli il potere di guarire tutti coloro che sarebbero stati morsi dagli animali velenosi presenti nelle loro terre.

La famiglia della donna e tutti i loro discendenti sarebbero diventati immuni ai morsi velenosi, e avrebbero potuto aiutare coloro che invece ne cadevano vittime. Per far ciò consacrò l’acqua del pozzo che avrebbe dato un valido aiuto nell’annullare il potere malefico del veleno.

Ad ogni modo, affinché ciò avvenisse, era necessario seguire un rito, memoria di antichi riti propiziatori, da eseguire con fedele precisione.
Sulla ferita del morso dell’animale si doveva tracciare il segno della croce, simbolo di benedizione cristiana, e il pizzicato doveva poi bere dell’acqua benedetta del pozzo presente all’interno della casa della donna consacrata dal Santo, in modo da poter espellere tutto il male con il suo veleno.

Intorno alla fonte del pozzo, in seguito, è stata costruita una cappella, oggi Chiesa di San Paolo, dove le donne pizzicate venivano poi portate per l’esorcismo, che spesso durava giorni e giorni, finché la donna, stanca e spossata, lasciava andare via il male grazie all’intercessione di San Paolo.

La tradizione pugliese vuole che una delle tante varianti della pizzica sia, principalmente, una danza di corteggiamento dove la donna, muovendo i passi e saltellando al ritmo dei tamburelli, si lascia corteggiare dall’uomo. Questi, avvolto dalla sensualità della danza, della musica e dagli sguardi di lei, lascia alla donna il potere della scelta. Ed ella, fedele alla sua storia ancestrale, gestisce le redini del fato e del destino amoroso, scegliendo il proprio partner e lasciandosi scegliere nuovamente da lui.

Sarà proprio il fazzoletto rosso, rosso come il sangue e la passione, rosso come l’istinto incontrollato che, sventolato dalle mani di lei, sceglierà il partner. Questi accetterà la scelta della donna e si avvicinerà a lei, nel vortice di una danza erotica e sensuale, fatta di leggeri sfioramenti e sguardi erotici.

Il fazzoletto rosso sarà, quindi, strumento di invito per l’uomo, scelto ad unirsi al suo sì. Questo rituale del fazzoletto per la scelta del partner amoroso si ritrova ancora oggi non solo nel Salento, ma in tutta la regione e in alcune aree della Basilicata e della Campania.

La tradizione fa risalire l’uso del fazzoletto a periodi molto antichi e lo vuole simbolo d’amore. Il rosso acceso della stoffa emerge tra i movimenti caldi della danza per disegnare vortici di corteggiamento e di amoreggiamenti, per esprimere la propria voce una volta che la donna ha scelto il suo uomo.

Giunti a questo punto il fazzoletto diverrà simbolo dell’amore concesso al partner da parte della fanciulla, la quale dona quel fazzoletto, rosso come il suo cuore, a colui che l’ha conquistata.

Alcuni studiosi sostengono, oggi, che il fazzoletto non appartiene alla tradizione della danza, ma che sia stato aggiunto in seguito, a mo’ di ornamento. Le mani delle danzatrici si abbellivano del rosso della sua stoffa per aggiungere colore alla coreografia di una danza già di per sé travolgente.

Quale che sia la sua vera storia, il rosso di quel fazzoletto è di sicuro simbolo emblematico di un sentimento forte ed istintivo come l’amore e la passione di cui si fa egregio vessillo.

Ma questa è storia e leggenda concretizzate oggigiorno dalla presenza indiscussa dell’Associazione Culturale  “ Terra Jonica Salentina ”  che basa i propri lavori e progetti su codeste tematiche assai complesse come la “ pizzica e la taranta ”.

L’Associazione, dunque, guidata dalla presidentessa cofondatrice la cantante Pina Caiazzo e dalla vicepresidentessa artista strumentista Carmen Screti, nonché cuori pulsanti dell’intera macchina organizzativa, operano  in questo cotesto da anni immemori proprio perché come madre e figlia, la “pizzica e la taranta” sono parti integranti del loro codice genetico in quanto discendono da antenati che operarono in questo ambito fin da tempi antichi.  Codesta associazione, si chiama così in onore della Madre Terra, elemento naturale creatore proprio di quella vita, che molto spesso veniva spezzata dal veleno della tanto temuta Tarantola.

Terra, dunque, bagnata dallo Ionio che abbraccia gli antichi usi e costumi del Salento.

In questa edizione, giunta ormai alla sesta, durante la “Notte della Pizzica ” si esibiranno  anche altri gruppi di musica popolare di egual fama come: “ I Cantacunti ” gruppo salentino di cantastorie di Manduria guidato da Maria Rosaria Coppola e Gianni Vico nonché musicisti ed attori di storie realmente accadute in tempi immemori rivisitate in chiave moderna, i “ Selva Cupina ” associazione culturale  salentina  fatta da musicisti locali della Provincia di Taranto guidata da  Aurora Abatemattei e Tony Altavilla i quali interpretano testi salentini, tarantini e irlandesi, i “ Chiantati ” un gruppo di musica popolare di Monacizzo e dulcis in fundo i “ Terra Jonica Salentina ” apriranno e chiuderanno l’evento culturale come ogni anno a questa parte con la consueta presentazione, canti e soprattutto balli con cui la stessa Pina Caiazzo in persona aprirà le danze con tanto di “ Pizzica Salentina ” .

Nell’arco di queste meravigliose sei edizioni, alla kermesse sono stati invitati anche altri gruppi di musica popolare di una certa esperienza, come: i “ Pizzicariddi ” di Carosino, i  “Camaci ” di Oria, i  “ Tamburellisti di Otranto ”, i “ Don Pizzicati ” di Grottaglie, i “Domus Tarantae” di Taranto, i “ Musici Medievali ” di Monteiasi, i “ Pizzicati Sotto Lu Pete ” di Villa Castelli,  i “ Cantori di Villa  Castelli ”, e i “ Katundy Në Zëmbra ”  di San Marzano di San Giuseppe. Il gruppo de “ Terra Jonica Salentina ”, dunque, è formato da: Pina Caiazzo (voce, ballo e castagnatte), Carmen Screti  (voce, ballo, fisarmonica, tamburo e violino), Mimmo Galoppa ( direttore artistico, sound engineering, chitarra e basso), Josephine Andriani            ( chitarra) e Leonardo Belvedere ( fisarmonica).

Dunque, tutti pronti per ballare, cantare e sciogliervi in pista? Che aspettate? L’invito a presenziare all’evento culturale denominato “ La Notte Della Pizzica ” a Fragagnano (Ta) c/o Zona Industriale (P.I.P.) il 25 luglio dalle ore 21.00 fino a notte fonda, da parte dell’Associazione culturale e musicale “ Terra Jonica Salentina ”  è rivolto a tutti coloro i quali vorranno assistere alle diverse esibizioni della pizzica salentina, in maniera totalmente gratuita.

Inoltre, si potrà degustare piatti tipici della tradizione culinaria locale salentina, grazie alla presenza di alcuni stand allestiti appositamente e acquistare dei piccoli souvenir della tradizione salentina.  

Vincenzo Ludovico

 

 

viv@voce

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