TARANTO. Stefàno: “Io tra gli indagati? Mi dimetto”

TARANTO. Stefàno: “Io tra gli indagati? Mi dimetto”

Il primo cittadino ha ricevuto un avviso di proroga delle indagini per altri sei mesi

«Se dovessi essere indagato mi dimetterei, anche se mi sento a posto con la coscienza». Ieri mattina, intorno alle 10, è stata battuta l’Ansa che probabilmente tutti si aspettavano da tempo: “Il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, è indagato per abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta chiamata “Ambiente Svenduto””.

L’agenzia sembra aver tolto anche l’ultimo velo di “indiscrezione” alle notizie circolate in città nelle ultime ore e raccolte dalla Gazzetta del Mezzogiorno.

“Il primo cittadino ha ricevuto un avviso di proroga delle indagini per altri sei mesi – si legge nell’agenzia – durante i quali la procura vuole accertare eventuali responsabilità di quanti avrebbero consentito all’Ilva di evitare o pilotare i controlli ambientali negli ultimi anni. L’inchiesta, nel novembre scorso, portò all’arresto di diverse persone”.

E’ appena il caso di ricordare un passaggio di una intervista al sindaco, pubblicata da Taranto Buonasera lo scorso 30 agosto. Alla domanda: “Secondo lei, un esponente di spicco delle Istituzioni, colpito da avviso di garanzia, dovrebbe dimettersi?”; Stefàno ha risposto: “Certamente. Ci si deve far da parte immediatamente. Se un cittadino non ha alcun tipo di incarico, bene. Ma per un uomo delle Istituzioni è diverso. Un eventuale avviso di garanzia testimonierebbe che ci sono fatti e quindi prove”.

Stamattina abbiamo contattato telefonicamente Stefàno che, almeno per il momento, si è dimostrato coerente rispetto a quanto detto 9 mesi fa.

Sindaco, ha ricevuto un avviso di proroga?
«Non ho avuto niente. Sono partito stamattina e rientro domenica. A casa non mi è arrivato nulla. Ho anche chiamato in ufficio ma niente».

Si parla di abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio.
«Mi sento a posto con la coscienza. Ho tutti i documenti che dimostrano la mia estraneità. Quando i magistrati me lo chiederanno sarò pronto a rispondere a tutto. Anzi, tempo fa ho inviato alla Procura circa 150 pagine che mettono in evidenza tutto il lavoro da me svolto. Per non parlare, poi, degli atti dell’assessorato».

Ci piacerebbe capire qual è il suo stato d’animo in questo momento. Sulla rete è già partito il tam-tam. Chiedono le sue dimissioni.
«Sono sereno, tranquillo e fiducioso. Chiunque voglia esprimersi dovrà prima ascoltarmi. Qualora dovessi ricevere qualcosa sarà mia premura informare la stampa e quindi l’intera cittadinanza».

Certo, ma cosa farebbe nel caso in cui risultasse tra gli indagati? Si dimetterebbe? 
«Se dovessi essere indagato mi dimetterei, fermo restando che sono a posto con la coscienza. Mi dimetterei certamente, anche se ho sempre agito nell’interesse della città e mai per interessi personali, di parte o di gruppi di persone. Non si può amministrare una città sapendo di essere indagati. Non sarebbe opportuno continuare, anche se, essere indagati non vuol dire essere colpevoli, significa, piuttosto, andare a guardare le carte. Ad ogni modo, non potrei continuare a stare su una poltrona sapendo di essere indagato».

FONTE

tarantobuonasera.it

viv@voce

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