TARANTO SI RICORDA CHE E’ LIBERA DI DECIDERE IL SUO FUTURO: QUASI VENTIMILA TARANTINI LO RIBADISCONO AD ALTA VOCE
Una imponente manifestazione attraversa la città jonica
Sabato 15 dicembre ore 17.00: è un pomeriggio sciroccoso. Di quello scirocco appiccicoso e che ti fa fare attenzione a come metti i piedi sui marciapiedi altrimenti scivoli e ti ritrovi a terra in un batter d’occhio. Piazza Sicilia è un andare e rivieni di persone. Striscioni, ragazzi con cartelloni attaccati addosso, persone adulte che segnano la loro presenza in modo silenzioso e riflessivo. Gli sguardi sono rivolti ai balconi dei palazzi che danno sulla strada: pochissime persone osservano dalle parti alte l’imminente partenza del corteo diretto a Piazza della Vittoria. Viale Liguria è la prima Via che dà la partenza al corteo: tutte le serrande delle attività commerciali sono abbassate in segno di solidarietà con i manifestanti. Solo qualche bar è aperto per i moltissimi caffè consumati dai partecipanti. E’ quasi pronta la partenza: il classico Ape car è alla testa del corteo e lo speaker ricorda che per i bambini sono disponibili acqua, succhi di frutta e briosche.
La fila del corteo si ingrossa, arrivano fiumi di persone. Altri striscioni danno corpo alla manifestazione. Si parte. I bambini aprono la testa del corteo con uno striscione, rossoblu, in cui c’è scritto “TARANTO LIBERA”. Una grandissima bandiera, quasi da curva sud da stadio, sventola altissima. Imponente si avvia verso le altre vie della città. Man mano che il corteo va avanti, tantissimi altri tarantini si accodano. Via Principe Amedeo dà la sua solidarietà ai manifestanti con le serrande abbassate. All’altezza della Caserma “Mezzacapo” un gruppo di giovani manifestanti si stacca dal corteo per attaccare uno striscione sulla facciata del’edificio con su scritto “Stop all’occupazione militare”. Adiacente al corpo di fabbrica della caserma c’è piccolo vico con un alto muraglione che diventa obiettivo di alcuni ragazzi del corteo, i quali non riuscendo più a trattenere la pipì lasciano il loro segno sui tufi sfarinati dal salnitro.
E’ un fiume umano, si dirige verso la lussuosa Via D’aquino, passando da Via Acclavio. Alcune canzoni vengono cantate dai manifestanti, accompagnate dall’ originale più gettonata che esce fuori dagli altoparlanti, tra cui quella di Caparezza “Vieni a ballare in Puglia”, la quale pare la più appropriata. Nella lussuosa Via D’aquino le attività che abbassano le serrande, al passaggio del corteo, si contano su di un palmo di mano. Ecco Piazza della Vittoria: la meta del corteo ha raggiunto la centralissima Piazza tarantina. Un imponente palco aspetta i manifestanti, tanta musica accompagna la fine della serata. Anche questa sera, i tarantini hanno dimostrato che Taranto è loro. A differenza di chi l’ha abbandonata all’inquinamento, e ai profitti connessi, trovando su questa strada politici, amministratori devoti più al denaro del gigante siderurgico che meno alla salute dei propri elettori e amministrati. Con un ultima nota, lieta: stavolta la partecipazione attiva c’è stata. I tarantini non hanno delegato!
Giovanni Caforio