Viv@mente. Dott. Andrea Buccoliero: “I Disturbi d’Ansia”
Articolo di interesse psicologico in ottica divulgativa non scientifica
Per capire meglio cosa si nasconde dietro il disturbo d’ansia, è bene partire dal significato che gli antichi latini attribuivano a questa parola. Il termine ansia deriva dai vocabolari latini anxius (radice greca angst), con il significato di «agitazione», e angere, stringere strettamente o strangolare.
Quindi come possiamo già capire grazie ai nostri predecessori, uno stato ansioso, o semplicemente ansia, è uno stato psichico caratterizzato da un’elevata tensione emotiva a connotazione negativa, ossia uno stato di agitazione causato da una forte apprensione, da una ingestibile preoccupazione oppure da una circostanza che stiamo vivendo o che abbiamo vissuto particolarmente paurosa e incontrollabile.
L’ansia è spesso accompagnata da sintomi fisici quali tremore, sudorazione, palpitazione e aumento della frequenza cardiaca, sensazione di fiato corto, dolori al petto.
Tutto questo insieme di alterazioni, non fanno altro che allarmarci maggiormente sulla nostra salute psicofisica.
Spesso non capiamo le motivazioni di ciò che ci accade, solitamente percepiamo queste alterazioni del nostro corpo come fuori dal nostro controllo e pertanto siamo portati a provare un forte stato di malessere, che non fa altro che alimentare altro disagio psichico.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che l’ansia di per sé rappresenta una reazione istintiva di difesa, un meccanismo di protezione, di allarme, proprio dell’istinto di conservazione di fronte ad una situazione di pericolo preveniente dall’esterno o dall’interno dell’individuo, la cui natura non è conosciuta né definibile. In buona sostanza la mente percepisce il pericolo e attiva il fisico per fronteggiarlo nel migliore dei modi.
Si verifica pertanto un vero e proprio stato di allarme con un aumento della vigilanza e una attivazione di un complesso meccanismo fisiologico che prepara l’individuo al pericolo, alla difesa e all’azione. Questa attivazione assume una connotazione patologica quando non risulta proporzionata alle vicende esistenziali di un soggetto o quando la sua quotidianità fatta di obiettivi, di compiti e soddisfacimento dei propri desideri e della ragionevole sensazione di benessere, vengono alterate.
In buona sostanza, avere un’attivazione ansiosa di fronte ad un pericolo reale e concreto a cui attribuiamo un significato di pericolo ha un senso ben preciso. Altra cosa è non percepire nessun pericolo immediato, non riuscire ad identificarlo come negativo o generatore di preoccupazione, eppure soffrire di uno stato ansioso.
Un disturbo d’ansia varia a secondo della sua gravità ovviamente, ma si può certamente affermare come questo possa produrre una distorsione della percezione sia del tempo e dello spazio ma anche del significato degli eventi; si perde quella che viene definita lucidità di analisi e cognizione della realtà, interferisce con l’apprendimento riducendo la concentrazione, le attività di recupero delle informazioni apprese e di stabilire nessi associativi, ossia collegare la propria mente al mondo circostante.
È un po’ come trovarsi in una boccia per pesci, dove ci manca il respiro ma non vediamo via d’uscita e siamo scollegati con il resto del mondo, presi nostro malgrado, da questo nostro turbamento.
Non dobbiamo stupirci se avvertiamo questo stato di distacco, di “distrazione” dalla realtà circostante, bisogna cercare di capire e di approfondire le cause scatenanti.
Un sintomo che spesso si verifica negli stati ansiosi è il cosiddetto attacco di panico.
L’attacco di panico non è altro che un improvvisa comparsa reazioni fisiologiche del nostro corpo. Improvvisamente e senza preavviso avvertiamo palpitazioni, tachicardia, possiamo avere un aumento della sudorazione, tremori, dolore al petto, sensazioni di asfissia, di sbandamento (vertigini), di instabilità o svenimento, sensazioni di torpore o di formicolio, brividi o vampate di calore, paura di perdere il controllo o addirittura credere di morire.
Ovviamente non tutti questi sintomi si verificano contemporaneamente:
il fisico non potrebbe gestire tutto questo sconvolgimento fisiologico.
Alcune di queste reazioni possono verificarsi escludendone altri sino a raggiungere il proprio picco di intensità nei 10 minuti successivi le prime avvisaglie.
Questo stato può raggiungere livelli invalidanti tali da poter compromettere il proprio essere insieme agli altri, le normali capacità lavorative e inibire gli individui nell’affrontare esperienze nuove, spazi e contesti nuovi lontani dalla propria casa. In questo caso è presente anche la cosiddetta agorafobia. Letteralmente significa la paura degli spazi aperti, ma il suo valore si estende all’ansia che insorge in altre situazioni come essere in luoghi dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico inaspettato o con la difficoltà di trovare rapidamente rifugio in un posto sicuro, generalmente la propria casa.
Le paure più caratteristiche dell’agorafobia hanno in comune tre temi principali:
- la lontananza dalla propria abitazione;
- l’affollamento e il sentirsi prigionieri di un posto, come ad esempio nei negozi e centri commerciali affollati;
- i mezzi d trasporto come treni, autobus o aeroplani.
Tutte queste manifestazioni del nostro corpo che ci appaiono ovviamente fuori controllo ci devono far pensare alla nostra condizione psicofisica. Il corpo e la mente comunicano un loro disagio in qualsiasi modo.
L’uomo è un essere dinamico, deve proiettare verso l’esterno la sua dimensione, e comunica attraverso il proprio corpo in tutti i modi possibili.
È opportuno approfondire pertanto queste avvisaglie, e una volta escluse origini di natura organica e strutturale attraverso accertamenti ed esami medici, bisognerà iniziare a prendere in considerazione l’origine psicologica di queste manifestazioni.
Chi soffre di attacchi di panico o di stati ansiosi, deve essere consapevole del fatto che questi possono far parte del quadro clinico di una varietà di disturbi che deve essere conosciuto, appreso nella sua complessità e definita la sua origine attraverso un approfondito studio del caso con il proprio psicologo. Una volta scoperte le cause e la portata del disturbo, questi strutturerà insieme al paziente una tipologia di intervento adeguata.
Dott. Andrea Buccoliero
PSICOLOGO
https://www.facebook.com/Psicologo-Dott-Andrea-Buccoliero-1006752006015030/timeline/?ref=hl
PER QUALSIASI CHIARIMENTO SULL’ARTICOLO VISITATE LA PAGINA FACEBOOK “PSICOLOGO DOTT. ANDREA BUCCOLIERO” E SCRIVETE LA VOSTRA DOMANDA PUBBLICAMENTE O PONETELA PRIVATAMENTE