Bambini allontanati dai genitori ingiustamente. Cassazione: Comune risarcisca i genitori se i servizi sociali allontanano incautamente il figlio da casa

Bambini allontanati dai genitori ingiustamente. Cassazione: Comune risarcisca i genitori se i servizi sociali allontanano incautamente il figlio da casa

L’ente risponde per la negligenza dei suoi dipendenti

Giro di vite all’incauto allontanamento dei minori dai famigliari. Ci sono decine di migliaia di bambini, anche neonati, che soffrono pene indicibili, allontanati ingiustamente dai propri genitori il più delle volte per semplici, banali motivi e superficialità dei servizi sociali.

Ma da oggi il Comune è tenuto a risarcire i genitori del minore immotivatamente allontanato da casa dai servizi sociali. Infatti l’ente locale risponde per la negligenza dei suoi dipendenti che devono adottare i provvedimenti solo in caso di abbandono morale o materiale.

Lo ha affermato la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 20928 del 16 ottobre 2015, ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Nova milanese contro la decisione con la quale la Corte d’Appello meneghina ha accordato ai genitori di una bimba in giustamente allontanata da casa il danno biologico e morale.

In particolare la piccola, su segnalazione della maestra, era stata sottratta ai genitori sospettati di aver abusato sessualmente di lei.

Un’accusa che non aveva trovato alcun fondamento e che, al contrario, era stata smentita. Ora l’ente locale risponde per la leggerezza con la quale i suoi dipendenti hanno trattato il caso: il Tribunale dei minori non era stato neppure allertato.

Nella lunga motivazioni i Supremi giudici chiariscono, fra l’altro, i poteri del Sindaco.

In sentenza si legge infatti che il primo cittadino ha potere di intervento diretto sull’ambiente familiare solo in caso di abbandono morale e materiale (trascuratezza, mancanza di cure essenziali, percosse, ambiente insalubre e pericoloso) e in genere per situazioni di disagio minorile palesi, evidenti o comunque di agevole e indiscutibile accertamento, al fine di adottare in via immediata i provvedimenti di tutela con tingibili e urgenti, che si appalesano necessari.

In fondo alla sentenza i Supremi giudici ricordano inoltre che le Tabelle di Milano vanno sempre contestualizzate rispetto al caso concreto e che il danno morale, pur liquidato nell’ambito di quello biologico, è una voce che non scompare ma, al contrario, dev’essere calcolata nella vice più ampia in modo che il risultato sia un ristoro adeguato.

Purtroppo in Italia sono più di 32000 mila i bambini che vengono chiusi nelle comunità o dati in affido a un’altra famiglia. Il più delle volte vengono allontanati dalle loro famiglie per motivi giustificati, come gli abusi sessuali, e maltrattamenti o l’indigenza.

Altre per ragioni fumose e impalpabili. Negli ultimi 10 anni il loro numero è aumentato del 29,3%. Più della metà finisce in affidamento ad altre famiglie, mentre il resto finisce in quelli che prima erano chiamati istituti, dal 2001 formalmente ribattezzati servizi residenziali: oltre un migliaio di comunità che ospitano 15.624 ragazzini.

Un numero enorme che costa allo Stato mezzo miliardo di euro all’anno solo in rette giornaliere. Ma la cifra, calcolano vari esperti di giustizia minorile, andrebbe più che raddoppiata.

Oggi, però, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, con questa condanna esemplare è tutto il sistema a essere sistematicamente messo in discussione e potrebbe contribuire a quell’effetto dissuasivo necessario per ridurre drasticamente il numero di“bambini rubati dalla giustizia”.

 

viv@voce

Lascia un commento