TARANTO. Milite Ignoto. Eroi senza volto. E dimenticati
Per la stagione 2015/16 di “Periferie”, sabato 14 novembre 2015, alle ore 21 al TaTÀ, in Via Grazia Deledda ai Tamburi
Va in scena “Milite Ignoto – quindicidiciotto”, uno spettacolo di e con Mario Perrotta, tratto da “Avanti sempre” di Nicola Maranesi e dal progetto “La Grande Guerra, i diari raccontano” a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi, collaborazione alla regia Paola Roscioli, luci e suoni Eva Bruno, produzione Permàr/Archivio Diaristico Nazionale/dueL/La Piccionaia. Biglietto intero 15 euro, ridotto (under 30 e over 65) 10 euro. Info: 099.4707948.
Il racconto del primo, vero momento di unità nazionale.
Infatti, è nelle trincee di sangue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi, accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quel conflitto più grande di loro.
Spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in quelle trincee.
Il titolo scelto “Milite Ignoto” vuole evidenziare come la prima guerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi, anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso, il milite divenne, appunto, ignoto, ovvero “dimenticato”: dimenticato in quanto essere umano che ha, appunto, un nome e un cognome.
E una faccia, e una voce.
Nella prima guerra mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa ignoto, perché non ci sono più campi di battaglia per i “corpo a corpo”, dove guardare negli occhi chi sta per colpirti a morte, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro.
E nuvole di gas che coprono ettari di terreno e radono al suolo interi battaglioni senza un lamento.
E aerei che scaricano tonnellate di esplosivo dal cielo e navi che sparano cannonate a centinaia di metri di distanza. Uno sparare nel mucchio insomma, un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti sono semplici ingranaggi del meccanismo e non più protagonisti eroici della vittoria o della sconfitta.
E proprio per riabilitare tanti eroi senza volto, l’attenzione di Perrotta si rivolge alle “piccole storie”, gettando altra luce sulla “grande storia”.
Diplomato nel 1993 alla scuola di teatro Colli di Bologna, Mario Perrotta è considerato una delle figure di spicco del nuovo teatro italiano. Nel 2003 riceve la targa commemorativa della Camera dei Deputati per “l’alto valore civile e la straordinaria interpretazione di “Italiani Cìncali”, spettacolo dedicato all’emigrazione italiana del secondo dopoguerra.
Nel 2004 è finalista al premio Ubu, sempre con “Italiani Cìncali”, come “migliore drammaturgia originale”. Vince il premio Hystrio per la drammaturgia 2009 per il testo di “Odissea”.
Nello stesso anno, sempre con “Odissea”, è finalista al premio Ubu come “miglior attore protagonista”. Nel dicembre 2011 riceve il premio Ubu per la sua “Trilogia sull’individuo sociale”, composta da “Misantropo – Molière” (2009), “I Cavalieri – Aristofane cabaret” (2010) e “Atto finale – Flaubert” (2011). Nel settembre 2012 debutta con il suo primo progetto lirico “Opera migrante” per il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto.
Il suo progetto triennale dedicato alla figura di Antonio Ligabue ha ottenuto il riconoscimento di evento di interesse nazionale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre al premio Ubu come “miglior attore” nel 2013 e il premio Hystrio Twister 2014 come “miglior spettacolo dell’anno” a giudizio del pubblico