Inchiesta choc: ciclone doping anche sull’Italia
Ventisei atleti azzurri rischiano la squalifica. Annientato lo sport
Il doping mette all’angolo anche l’Italia allargandosi sempre più a macchia d’olio. Dopo aver travolto la Federazione russa, il ciclone si è abbattuto anche sull’Italia. La Procura antidoping della Nado-Italia ha infatti chiesto due anni di squalifica nei confronti di 26 atleti azzurri per eluso controllo, in seguito agli sviluppi dell’indagine dei Carabinieri di Trento, su mandato della procura di Bolzano, e agli accertamenti della stessa Procura antidoping.
Tra questi vi sono anche nomi piuttosto noti, come Andrew Howe, oro europeo nel 2006 e argento mondiale nel 2007 nel salto in lungo, o il campione iridato nell’asta del 2003 e bronzo alle Olimpiadi di Atene Giuseppe Gibilisco. Ma anche Simone Collio (argento europeo nel 2012 nella 4x100m) e Fabrizio Donato (campione europeo nel salto triplo nel 2012).
Sbaglia chi crede che il doping sia una pratica riservata ai campioni, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.
E’ un fatto di costume molto più diffusa di quel che si pensi. Per esempio dai dati si pensa che almeno il 15-20% dei ciclisti amatoriali faccia uso di sostanze proibite, un amatore su quattro, una stima agghiacciante ed è solo la punta dell’iceberg e nessuno sa cosa ci sia sotto.
In particolare nel ciclismo amatoriale continua a circolare di tutto, specie eccitanti e ormoni tra cui la famosa eritropoietina spendendo cifre importanti per doparsi:circa 500€ per un ciclo di epo, fino a 3-4mila euro per coprire la stagione. Perché i controlli non esistono.