SAVA. Come vivere da oltre 20 anni a letto e dimenticato dalle strutture pubbliche. Il grido di dolore, e di rabbia, di una mamma

SAVA. Come vivere da oltre 20 anni a letto e dimenticato dalle strutture pubbliche. Il grido di dolore, e di rabbia, di una mamma

La triste e tragica realtà di Daniele Dragone, giovane tetraplegico di 40 anni

23 anni fa Daniele, un bel ragazzo di media altezza, giocava al mare con gli amici. Un trampolino creato apposta apposta sugli scogli, un manufatto di tufo, permetteva ai ragazzi dell’epoca un rialzo che agevolava lo slancio nell’acqua. Usato tantissimo da tutti, portava al divertimento a Torre ovo, marina del limitrofo Comune di Torricella.

Per dirla in breve, il mare anche di noi savesi. Ma un tuffo eseguito in malo modo portò la testa del giovane Daniele  a sbattere sul fondale marino causandogli la paralisi. Questa in breve la descrizione della tristissima, e tragica, realtà che ha modificato completamente la vita del giovane savese.

Da oltre ventanni è allettato, è incapace di muovere o coordinare gli arti  con una progressiva ed immediata perdita di sensibilità e mobilità (sia inferiori che superiori). Ha al fianco una famiglia, e meno male, che si occupa completamente di lui. Ma nel video di Mimmo Carrieri, intervista alla mamma, ci sono tutte le smagliature che una simile situazione avrebbe meritato ben diversa attenzione. Su tutto da chi, strutture pubbliche (ospedale e assessori ai Servizi sociali) che sono preposte a seguire queste patologie e a cercare, almeno, di essere un valido aiuto alle famiglie che convivono con questi drammi.

La mamma di Daniele non ha usato mezze misure.

E’ stata diretta. Ha chiamato sul banco degli imputati chi ha il dovere, ed è pagato, a interessarsi di chi ha una vita diversa da tutti gli altri. E nel caso di Daniele, vivere 24 ore in un letto. Difficoltà queste che non sono di facile sopportazione da parte di chi, i familiari, alla luce di così tristi eventi hanno dovuto modificare anche la loro vita. Cambiato i percorsi alla luce di una nuova realtà che, in un modo o nell’altro, bisognava misurarsi. Ma oltre alle legittime accuse fatte all’ospedale, ci sono anche le accuse agli amministratori savesi.

E nel caso in specie la mamma di Daniele non ha la memoria corta. Ricorda ben bene tutto. Ricorda anche quando l’attuale sindaco pro tempore Dario IAIA era assessore ai Servizi sociali nel lontano 2004. E quest’ultimo era anche allora della conoscenza del caso di Daniele.

Risultato? “Quando era assessore ai Servizi Sociali non ha fatto nulla”. E oggi, che è sindaco del paese? Lapidaria: “Nemmeno oggi. Per Daniele il sindaco IAIA è stato assente”. Ma i Servizi sociali, e questo lo sappiamo benissimo tutti a Sava, non funzionano affatto.

E sulla richiesta di un aiuto economico, visto che si affrontano spese di diverse migliaia di euro per l’assistenza di Daniele? “Offrirono un contributo di 80 euro. Alla luce di questa offerta, mio marito non volle più andare”.

La dignità ha un prezzo. Che forse, ma più che forse è sicuro, chi amministra questo paese non ha rispetto per chi non sta bene, per chi non sa come affrontare le difficoltà quotidiane.

E chi ha avuto la fortuna di amministrare questo paese risulta, ogni giorno, un indegno …

Giovanni Caforio

viv@voce

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