PUGLIA. Reddito dignità per 60mila pugliesi

PUGLIA. Reddito dignità per 60mila pugliesi

Il quadro nazionale e la proposta del reddito di dignità in Puglia

BARI – «Ci sono molte posizioni ideologiche sul reddito minimo che spesso viene definito come misura assistenzialistica» ha aperto cosi’ Elena Granaglia, docente dell’Universita’ degli studi Roma Tre, il seminario in corso di svolgimento a Bari presso l’aula Magna dell’università, dal titolo «Politiche di contrasto alla poverta’: il quadro nazionale e la proposta del reddito di dignita’ inPuglia», la nuova misura di contrasto alle poverta’ in corso di discussione in questi giorni in Puglia in Consiglio regionale.

La misura, di tipo universalistico, fornira’ sostegno economico e inclusione sociale attiva a 60 mila persone in Puglia, cioe’ il 20% delle persone pugliesi che vivono in poverta’ assoluta. Al convegno partecipano Chiara Saraceno del Collegio Carlo Alberto di Torino, il presidente nazionale dell’INPS, Tito Boeri, Vito Peragine dell’Universita’ di Bari e il presidente della Giunta regionale Michele Emiliano.

«Il primo motivo per cui occorre difendere il reddito minimo è eticoha continuato Granagliaperchè è la risposta ad un bisogno, un diritto, il diritto al reddito, il diritto quindi di cittadinanza. Fa leva sull’idea che ci sono delle risorse comuni, che sono di tutti, del ricco come del povero». Tuttavia Elena Granaglia non può sottacere che di per sè è «una delle misure piu’ difficili e insidiose, densa di trappole, la prima e’ di guardare gli altri come diversi da noi.

La seconda riguarda la questione dell’attivazione. Il reddito deve essere si’ di attivazione ma si deve fare anche molta attenzione al meccanismo di attivazione e alla procedura, ponendo particolare attenzione a disegnare un reddito che sia un diritto e che non si trasformi in una misura di disuguaglianza».

«Stiamo arrivando con un grave ritardo all’adozione di misure di contrasto alle povertà ed è molto interessante che questo accada prima nelle periferie del nostro Paese» ha detto il presidente di Inps Tito Boeri.

«In Italia la povertà, in questa interminabile crisi, e’ cresciuta maggiormente nella fascia al di sotto dei 65 anni. Abbiamo affrontato questa crisi senza alcuno strumento».

Sono molti i punti di contatto della misura regionale con quella nazionale che ancora stenta a partire.

«L’aspetto importantissimoha sottolineato Boeri e’ la raccolta di informazioni sui beneficiari. Il primo aspetto riguarda l’Isee che, nella nuova versione, i dati ci dicono, sta funzionando molto bene. Il secondo aspetto riguarda il casellario dell’assistenza su cui si sta lavorando.

Io mi illudo che un giorno in Italia ci sara’ uno strumento di contrasto alle povertà senza che queste persone debbano fare alcunche’ perche’ ne possano beneficiare, senza che essi si mobilitino per raggiungere questo obiettivo, senza richieste, abbattendo ogni intermediazione, perchè  in Italia è troppo radicata l’idea che per conseguire un diritto occorra chiedere a qualcuno».

FONTE

redattoresociale.it

 

viv@voce

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