TORRICELLLA. Il caso D’Ippolito, il sindaco De pascale, Mimmo Carrieri e l’associazione Movidabilia
Lettera aperta al primo cittadino torricillese
Signor sindaco, sono passati molti anni, quasi 5, da quando il caso del signor D’ippolito, paraplegico cittadino del suo Comune, è stato messo in risalto sulla cronaca. Locale e nazionale. Carta stampata, giornali on line, social network e televisioni nazionali hanno dato il giusto spazio che meritava questa emergenza.
Perché di vera emergenza si tratta. E quindi vivere al secondo piano di una palazzina dello IACP, su di una carrozzella, da tantissimi anni risulta esser prigionieri in una casa in quanto il plesso è sprovvisto di ascensore. In genere, e questo lo dicono i risultati che vengono esternati quando i casi umani sono eclatanti, davanti a simili situazioni c’è l’immediata disponibilità dell’Ente pubblico a farsi carico nell’immediato alla risoluzione del problema.
Francamente, non è il caso della sua amministrazione. Come non è il caso del suo assessore ai Servizi sociali. E questo non lo diciamo giusto per trovare qualcuno a cui addossare la croce. Ma qui, se mi permette sindaco, si parla di responsabilità.
Responsabilità sociale, o meglio l’interessamento verso la vita di chi come noi, almeno fisicamente, non è abile. Lo scorso anno la sua amministrazione ha sbandierato come un importante progetto di integrazione di extracomunitari nella minutissima Monacizzo. Ben 15 profughi, ma pare che a oggi si sono ridotti a meno di una decina, hanno trovato sistemazione logistiche, e con supporto di personale specializzato, in una abitazione nel centro della frazione di Torricella.
Va bene per l’integrazione per chi ha avuto meno fortuna di noi nella vita, ma abbiamo anche detto, e a chiare e forti lettere, che l’integrazione se davvero la si vuole fare deve avvenire in centri urbani dove ci sono le scuole, dove ci sono i servizi vitali per la vita di una comunità. E non certamente in una frazione in cui ci sono, si e no, 200 abitanti di cui oltre la metà è anziana. Senza scordare, e questo lo abbiamo anche rimarcato, che questo progetto triennale degli extracomunitari è costato ben 850 mila euro.
E questi sono soldi che il contribuente, direttamente o indirettamente, è tenuto a pagare.
Ma quando vediamo che una “stortura”, si di stortura si parla, come quella capitata al signor D’ippolito di certo non possiamo stare zitti o fermi. Eleviamo lo sdegno e puntiamo il dito accusatorio. Cosa sarebbe costato per lei, appena esploso il caso, attivarsi immediatamente e dimostrare la celerità alla risoluzione del caso?
Se lo avesse fatto, lei o il suo assessore ai Servizi sociali Caputo, ne avreste beneficiato anche in termini di immagine. E sarebbe stato un ottimo bonus nel dimostrare la disponibilità della sua amministrazione rimboccarsi le maniche e dare la soluzione giusta. Ovvero, una casa al piano terra la quale avrebbe permesso al signor D’ippolito di essere meno prigioniero delle mura domestiche.
Invece no.
Vi siete fatti trascinare in Tribunale, e questo grazie all’associazione Movidabilia che non si è affatto scoraggiata di rivendicare i diritti dell’uomo. E a tuttoggi cosa abbiamo? Che una mancata promessa. O meglio, quella che lei ha trovato un abitazione al piano terra ma che ancora deve essere consegnata!
Quando Mimmo Carrieri, giornalista, ha iniziato interessarsi di questo caso ha mobilitato tutto ciò che si poteva mobilitare.
Torricella è stata messa in vetrina su scala nazionale e mi creda, non ha fatto per nulla una bella figura, Ma proprio per nulla. In parallelo c’è stata la caparbietà dell’avvocato Ilaria Pinnella che non si è affatto scoraggiata davanti a un muro di gomma eretto.
La Pinnella, rappresentante dell’ associazione Movidabilia che difende i diritti delle persone diversamente abili, ha portato in Tribunale lo scaricabarile che partiva dallo IACP alla Regione Puglia in cui c’era anche la responsabilità, oltre quella morale, della sua amministrazione. Sindaco De Pascale, mi permetta un esempio: alcuni mesi fa diversi amministratori di un Comune limitrofo alla nostra provincia vollero provare l’esperienza della carrozzella. Loro, abili, che per alcune ore fecero i disabili!
Alla fine di questa esperienza, temporanea, dissero: “Ma come fanno i disabili a vivere con tante difficoltà?” Eppure, i disabili vivono. Non degnamente certo. Ma con tutte le difficoltà che incontrano tutti i giorni, con i propri familiari e le loro carrozzelle.
E il disabile, credo, non vuole essere commiserato vuole solo essere considerato come tutti gli altri.
Sindaco De pascale, metta fine a questa triste vicenda. Lei ha già perso molti punti alla luce del caso D’ippolito. Ma non perda, almeno la faccia!
Giovanni Caforio