Ciliegie ai pesticidi: antiparassitario tossico utilizzato per le ciliegie bandito dalla Francia, mentre gli altri produttori europei continuano a usarlo
“La salute del consumatore viene prima”
Dal 1 ° febbraio, la Francia ha vietato l’uso di pesticidi su alberi di ciliegio per proteggerli dai moscerini, creando un stravolgimento della concorrenza del mercato tra agricoltori degli altri Paesi che non hanno vietato l’uso di dimetoato, come l’Italia.
La Francia, infatti, è l’unica nazione in Europa ad aver raccolto in modo restrittivo la raccomandazione lanciata nel 2013 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) riguardo alla pericolosità dell’uso di dimetoato in agricoltura. L’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (ANSES) ha deciso di non rinnovare la licenza di vendita del DIMATE BF400 (a base di dimetoato) nel 2016.
Il dimetoato è un’insetticida altamente tossico efficace contro mosche e tutti i tipi di insetti ma nocivo per l’uomo per ingestione, inalazione e per contatto con la pelle. Secondo gli agricoltori, il DIMATE BF 400 (prodotto a base dimetoato) è l’ “unico modo efficace” per proteggere la ciliegia da un parassita “particolarmente virulento”: la Drosophila suzukii.
Le larve di questo insetto distruggono i frutti, causando notevoli perdite di produzione. Mentre la sua tossicità sull’uomo si esplica sul sistema nervoso centrale e simpatico e su quello periferico, agendo sulle connessioni sinaptiche e sulle terminazioni neuromuscolari.
In Italia il dimetoato è autorizzato, oltre sulle colture a frutto rosso (fragola, lampone, mirtilli giganti, ciliegio, ecc.), anche per la lotta alla mosca dell’olivo, contro la mosca dell’asparago e contro gli afidi di coltivazioni come frumento, barbabietola, pomodoro, melanzane, tabacco e lattuga. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che si occupa da sempre della difesa dell’ambiente, è di parere ben diverso.
A suo avviso il Dimetoato, fa parte di una lista di 33 pesticidi, definiti interferenti endocrini, ossia in grado di nuocere alla salute dei consumatori con disturbi al normale metabolismo ormonale: anche a basse dosi il pesticida ingerito potrebbe rappresentare un problema e probabilmente i limiti di legge andrebbero rivisti, in attesa di essere banditi dall’Unione Europea.