Scoperti nuovi benefici dell’aspirina

Scoperti nuovi benefici dell’aspirina

L’aspirina presa immediatamente dopo un ictus riduce il rischio di complicanze, come la spasticità o di incorrere in un ictus secondario

Nell’ultimo anno sono stati condotti diversi studi che hanno rivelato l’effetto protettivo dell’aspirina nei principali tumori del tratto digestivo, cioè, cancro dell’intestino, stomaco ed esofago. Anni fa, inoltre, si è associato ad una diminuzione del rischio di ictus non-fatale nella misura del 36 per cento.

E ora una nuova ricerca offre nuove conferme sul più noto e diffuso farmaco da banco. L’assunzione immediata di aspirina dopo un “mini-ictus” potrebbe ridurre notevolmente il rischio di complicanze, come la spasticità o di incorrere in un ictus secondario (recidive).

L’Aspirina rappresenta un’opzione di trattamento utile per i pazienti che non possono rivolgersi ai farmaci anticoagulanti a causa del costo o per l’aumento del rischio di emorragia associato con gli anticoagulanti.

In questo studio i ricercatori dell’Università di Oxford hanno dimostrato che l’auto-trattamento immediato e continuato nelle settimane dopo aver sperimentato i sintomi di un attacco ischemico transitorio o in caso di allerta di ictus, potrebbe ridurre il rischio di ben l’ 80 per cento.

Le persone che soffrono di TIA o ictus sono attualmente trattate con l’ aspirina, ma fino ad ora si pensava che il farmaco riduceva le conseguenze di circa il 15 per cento. Il professor Peter Rothwell ha spiegato che “Il trattamento immediato con l’aspirina può ridurre notevolmente il rischio di recidiva precoce dell’ictus”.

Il ricercatore ha inoltre chiarito che le persone che hanno subito un TIA la probabilità di subire un ictus in futuro è molto elevata di almeno 1000 volte. “Abbiamo dimostrato in precedenza che il trattamento medico urgente con un cocktail di diversi farmaci potrebbe ridurre il rischio di una settimana dall’ ictus da circa il 10 per cento a circa il 2 per cento, ma non sapevamo quale componente del cocktail era più importante”, ha inoltre dichiarato. “

Uno dei trattamenti che abbiamo usato era l’aspirina, ma sappiamo da altri studi che il beneficio a lungo termine dell’ aspirina nella prevenzione dell’ictus è relativamente modesto.

“Abbiamo il dubbio che il primo vantaggio potrebbe essere maggiore. Se è così, l’assunzione dell’ aspirina nell’immediatezza dopo i primi sintomi potrebbe essere molto utile.”

Gli scienziati hanno  esaminato i dati di 16.000 pazienti provenienti tutti da dodici prove con l’aspirina per la prevenzione secondaria a lungo termine, nonché i dati provenienti da tre studi di aspirina nel trattamento dell’ictus acuto su circa 40.000 persone.

Nella maggior parte dei casi, come spiegano i ricercatori, l’aspirina ha ridotto il rischio nelle prime settimane delle recidive, nonchè la gravità degli eventi. Piuttosto che la riduzione complessiva del 15 per cento del rischio a lungo termine riportato in precedenza, l’aspirina ha ridotto il rischio precoce di ictus fatale o la recidiva di circa il 70-80% nel corso dei primi giorni e settimane.

“I nostri risultati confermano l’efficacia di un trattamento urgente dopo TIA e dimostrano che l’aspirina è il componente più importante”, ha dichiarato il professor Rothwell.

“Il trattamento immediato con l’aspirina può ridurre notevolmente il rischio e la gravità di recidiva precoce. “Questa scoperta ha implicazioni per i medici, che dovrebbero dare l’aspirina immediatamente al minino sospetto d un ictus, invece di aspettare il parere dello specialista.”

L’aspirina dunque si dimostra ancora una volta un farmaco dalle molte potenzialità, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. E’ una pillola inventata molti anni fa e più passa il tempo e più si sta rivelando un vero e proprio farmaco miracoloso.

Questi i risultati che rivelano come un semplice farmaco da banco possa a volte essere competitivo come altri più specifici, però con altri costi, non solo in termini di denaro, ma anche in termini di effetti collaterali.

Difatti, come spiegano i ricercatori, i farmaci anticoagulanti a lungo termine sono costosi e scomodi, dato che richiedono frequenti e regolari esami del sangue e adeguamenti del dosaggio. Inoltre, vi è un elevato rischio che il trattamento possa causare emorragie in alcuni pazienti.

viv@voce

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