DIVERSI RILIEVI di LEGAMBIENTE al PIANO DI EMERGENZA ESTERNO (P.E.E.) dell’ENI
Legambiente ha inoltrato nei giorni scorsi le proprie osservazioni al piano di emergenza esterno (P.E.E), relativo allo stabilimento ENI, predisposto dalla Prefettura di Taranto in applicazione della cosiddetta “Direttiva Seveso” (D.Lgs. 334/1999 e s.m.i ). Vari i rilievi mossi dall’associazione
Consideriamo innanzitutto non esaustiva la descrizione del sito. Circa gli scenari incidentali si riscontra un’estensione delle aree di “danno” inferiore a quelle individuate nel precedente P.E.E.
Altro limite del P.E.E. è costituito dal suo prendere in esame solo incidenti correlati ai processi produttivi e quindi alla loro incidenza verso l’esterno. Occorre che venga invece considerato anche il rischio di senso opposto, ossia causato da eventi esterni. Il P.E.E. ad esempio, non tiene in alcun conto il rischio costituito dal transito di merci pericolose sula strada statale 106, sulla linea ferroviaria e sulla “strada dei moli”. Un eventuale deragliamento di vagoni o la fuoriuscita di strada di un’autocisterna con carico di merci pericolose e/o infiammabili, in determinati punti, potrebbe avere un risvolto molto pericoloso per i serbatoi del parco di stoccaggio della raffineria anche in termini di effetto domino.
Da registrare anche l’assenza di un raccordo con il “Rapporto di sicurezza portuale ” di recente approvato dall’Autorità portuale; così come la mancanza di un’analisi di rischio in rapporto alla presenza dell’oleodotto di trasferimento del greggio da Monte Alpi (val d’Agri) allo stabilimento ENI ed al metanodotto in costruzione, nonché in rapporto al rischio tornado.
Legambiente ritiene che per garantire maggiore sicurezza al territorio ed efficacia al piano di intervento in caso di emergenza sia necessario coordinare ed integrare il PEE dell’ENI con quelli dell’Ilva e del porto.
Infine, al di là delle valutazioni specifiche e delle criticità evidenziate, le modalità scelte per informare la popolazione sui rischi che corre sono da ritenersi ancora insufficienti. Occorre invece una specifica programmazione che preveda incontri, assemblee pubbliche ed esercitazioni per rendere “la popolazione consapevole delle misure di autoprotezione da adottare e dei comportamenti da adottare in caso di evento incidentale”, così come indicato dalla specifica normativa.