MANDURIA. RAFFAELE FITTO NELLA CITTA’ MESSAPICA
18 febbraio, l’on. Raffaele Fitto, già governatore della Puglia, nel Circolo del PDL
Prosegue la serie di incontri nella nostra provincia con i vari esponenti politici per la campagna elettorale che porterà sabato e domenica prossima gli italiani al voto. Ieri è stata la volta di Raffaele Fitto, capolista alla Camera in Puglia per il PDL, che ha incontrato i cittadini di Manduria presso la sede del partito.
Si è parlato molto di lui nei giorni scorsi, perché al centro di uno dei tanti provvedimenti giudiziari, che hanno riguardato gli ultimi scandali politici. Per l’ex governatore della Puglia, infatti, c’è stata la condanna in 1° grado a 4 anni di reclusione, emessa della Magistratura barese, per una presunta tangente intascata nel periodo delle elezioni regionali del 2005. Secondo le ricostruzioni, Fitto avrebbe mosso in favore di Giampaolo Angelucci una gara d’appalto da 198 milioni, che riguardava la gestione di 11 residenze sanitarie assistite in Puglia. In cambio avrebbe ricevuto dall’imprenditore del gruppo Tosinvest la somma di 500 mila euro, versata al movimento politico creato dallo stesso Fitto, “La Puglia prima di tutto”. La richiesta di carcerazione, in realtà, fu già inoltrata dalla Magistratura di Bari nel 2006, quando la Camera respinse il provvedimento mosso contro l’onorevole Fitto, divenuto nel frattempo parlamentare.
Ma nell’incontro di ieri non c’è stato alcun accenno alla sua vicenda giudiziaria. I temi trattati sono stati quelli già battuti negli ultimi mesi dal leader del PDL, Silvio Berlusconi, nonché la rivalità con Monti e la Sinistra, la diminuzione della pressione fiscale, lo scetticismo nei confronti dell’attuale gestione politica ed economica dell’Unione Europea. A proposito di questo, Fitto ha voluto subito sottolineare che «tutelare gli interessi nazionali in un contesto nel quale bisognerà favorire il percorso dell’unità europea non vuol dire essere anti-europeisti». L’Europa è uno dei temi che differenzia le proposte del PDL da quelle della coalizione Monti. Quest’ultimo, infatti, è ritenuto come il “tutor” designato per l’Italia dall’Europa per favorire e garantire le scelte economiche-finanziarie prese negli ultimi anni. A parere di molti, queste scelte sarebbero orientate a favore della Germania (l’attuale prima forza europea) e a discapito dei Paesi in difficoltà (come appunto l’Italia, la Grecia o la Spagna).
La presunta cattiva gestione-Monti del Paese, sembra essere il ferro su cui continuare a battere a caldo, che però presuppone uno sforzo notevole da parte degli italiani. Lo sforzo sarebbe quello di dimenticare come e perché sia arrivato Monti sulla scena politica italiana, ma soprattutto da chi e come sia stato appoggiato durante i 15 mesi di Governo. Ed ecco come la questione Equitalia può diventare un fardello per l’Italia semmai dovesse incrociarsi con le presunte politiche di soffocamento volute da Bersani o da Monti, al contrario del PDL che si dichiara «contrario ad uno stato di polizia» e promette maggiore flessibilità nella gestione. Ricordiamo tutti la rilevanza mediatica della questione durante il periodo del Governo Monti, che Berlusconi ora prova a girare a proprio favore, eludendo ogni tipo di responsabilità, da assegnare invece ai suoi principali avversari politici.
Bersaglio di Fitto anche Grillo, considerato come il leader di un Movimento che conta al suo interno «autorevoli (per modo dire)” esponenti dei No Tav, dei centri sociali, esponenti che andranno in Parlamento per protestare e non per risolvere i probelemi»; ma soprattutto Vendola, a proposito del quale ricorda che «i pugliesi pagano delle tasse maggiori rispetto a quelle degli italiani perché la Regione in questi anni ha portato al massimo la pressione fiscale di competenza regionale».
Il fallimento dell’ultimo Governo Berlusconi è stato il frutto – secondo Fitto – di alcune vicende non legate alla responsabilità e alla volontà diretta del leader e del suo partito, come «il tradimento di Fini» e «la crisi economica e finanziaria di dimensioni mai viste, scoppiata subito dopo la campagna elettorale». Ed è per questo che chiede agli elettori di scegliere per «un voto utile e coerente», cioè tra Bersani e Berlusconi, evitando la coalizione Monti non chiara sul suo collocamento politico subito dopo le elezioni.
A differenza della campagna elettorale del 2006, quando Berlusconi sfiorò una clamorosa rimonta nei confronti della coalizione avversaria guidata da Prodi, Fitto sembra convinto che i pronostici a sfavore possano ora essere ribaltati. «Nel 2006 – ammette – lo abbiamo lasciato da solo. Non abbiamo creduto nella possibilità di raggiungere un risultato eccezionale».
Questa volta, quindi, non sarà lasciato solo. E se c’è una cosa che Berlusconi ha dimostrato di avere in più in questi vent’anni di carriera politica, rispetto ai suoi avversari e rispetto a chi intendeva strappargli la leadership del partito, è proprio quella dei super-poteri, siano essi economici, mediatici, occulti, o persino taumaturgici.
Dovessero vincere le elezioni – come dice Fitto – qualcuno parlerebbe di miracolo, qualcun altro di ennesima sciagura. Punti di vista.
Salvatore Piccione