LIZZANO. “L’amministrazione Macripò è antidemocratica. Ecco perché rassegno le mie dimissioni”
Nota stampa di Giuseppe Domenico Todaro, assessore comunale
“Al Signor Sindaco del Comune di Lizzano Dario Macripò, con la presente formalizzo le mie dimissioni dalla carica di Assessore del Comune di Lizzano, per le ragioni che seguono. Sono profondamente rammaricato nel constatare che le mie reiterate istanze volte a concordare una linea politico-amministrativa comune e condivisa con Lei (Sindaco), gli altri componenti della Giunta comunale e i restanti Colleghi della maggioranza sono rimaste prive di riscontro.
L’azione amministrativa, nel corso di questi tre anni di gestione, è stata caratterizzata da scelte personali (di Lei, Sindaco) i cui presupposti non sono (quasi) mai stati il risultato di un confronto politico-amministrativo, semplicemente perché, ancora prima, sono rimasti sempre ignoti (mi auguro a tutti, nessuno escluso) sino al momento dell’automatica (e da Lei richiesta) espressione di voto favorevole.
D’altra parte, la migliore conferma di quanto appena esposto è data dal metodo con cui Lei (Sindaco) ha sistematicamente convocato (e continua a convocare) le sedute della Giunta comunale: poche ore prima, via sms o, addirittura, via whatsapp, per il tramite della Presidente del Consiglio comunale o della Segretaria comunale. Mi chiedo e Le chiedo se tutto ciò abbia favorito o anche solo consentito la piena conoscenza delle materie e vicende sulle quali Lei ha chiesto, di volta in volta, di esprimermi: ovviamente no.
Contrariamente a quanto sin qui accaduto, mi sarei atteso – come accade in ogni assise democratica e partecipativa – che un congruo termine di tempo prima delle sedute di Giunta mi fossero stati comunicati argomenti e profili oggetto dell’incontro, cosicché avrei potuto compiutamente “prepararmi” ed esprimere con cognizione di causa la mia preferenza. Inoltre, come diretta conseguenza di quanto appena illustrato, la Giunta avrebbe potuto dibattere (con l’eccezione di questioni di minore importanza, ed esempio perché ripetitive) circa le questioni poste all’attenzione deliberare: solo successivamente, per come intendo la gestione della cosa pubblica, si sarebbe dovuta predisporre la tanto agognata (da Lei) “Deliberazione di Giunta”.
In questi anni, invece, ho assistito ad un’automatica espressione di preferenza, in assenza della benché minima cognizione della singola materia: sicché la Giunta è risultata solo un organo ratificatore, peraltro a maggioranza.
Discorso analogo, se non addirittura più antidemocratico, può farsi per ciò che concerne le attività del Consiglio: tutti i Consiglieri, con rare eccezioni, sono sempre rimasti all’oscuro delle questioni (alcune delle quali, recenti, delicatissime, perché riguardanti l’intera collettività) oggetto dei “lavori” consiliari.
Per le ragioni esposte, proseguire efficacemente il mio ideale, i miei propositi e sono oggettivamente impossibilitato a incarico d’amministratore secondo i miei propositi per le quali una parte della comunità mi ha tributato la sua fiducia”.