Antichi mestieri. Lo scalpellino quasi scomparso che sopravvive nel Salento
La necessaria rivalutazione della Pietra Leccese e di questi artigiani-artisti
Sono rimasti in pochi in tutt’Italia coloro che con pazienza e grandissima abilità, conseguenza sovente di un'”arte” tramandata di padre in figlio, modellano la pietra per farne oggetti, spesso di grande bellezza estetica e che vediamo nelle nostre case: gli scalpellini, maestri di un’arte che sta scomparendo, ma che vive ancora per quel legame insopprimibile ed ancestrale con la pietra e per la loro capacità di ricavarne, – col sudore della fronte, frutto di intensissime ore di colpi ripetuti e precisi e della propria ispirazione – un innumerevole quantità di forme che siano quelle di un bene di uso comune come un posacenere o un elemento decorativo per l’edilizia.
Nel Salento, terra dove ancora si estrae pietra, quest’arte sopravvive forse perchè è lo stesso elemento base che lo consente.
Di origine calcarea e tufacea, la pietra leccese, è nota per la sua nota duttilità, ma anche fragilità se non si è tanto abili da scalfirla con la maestria ed esperienza che solo la tradizione tramandata di generazione in generazione e poi trasmessa anche in alcune scuole del luogo può consentire di non danneggiarla irrimediabilmente perdendo il lavoro di ore per non dire di giorni
.Ed allora, questi abilissimi artigiani sono stati troppo spesso sottovalutati e relegati a ruolo di comprimari degli scultori in senso stretto, ma il loro mestiere, messo a dura prova dal progressivo abbandono dei lavori artigianali per la loro scarsa remuneratività, ma anche dal progresso tecnologico e dalle macchine come i potentissimi e rapidissimi torni che avrebbero dovuto sostituirli, riesce a sopravvivere perchè nessuna apparecchiatura artificiale può sostituire il prezioso ed irripetibile tocco umano che porta ad un pezzo unico, come uniche sono la miriade di opere d’arte che ornano la città di Lecce e gli altri centri del Salento, dal più grande al più piccolo, dove è possibile toccare con mano e realizzare un’esperienza visiva unica grazie al lavoro di centinaia di mani, molto spesso anonime, che con lo scalpello hanno lasciato scritto per sempre nella pietra il segno indelebile di quella che è ritenuta una vera e propria arte con la creazione di uno stile altrettanto unico quale il Barocco leccese.
Non vi è dubbio, quindi, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da sempre si è impegnata anche nella tutela degli artigiani e degli artisti, che sia necessaria da parte delle istituzioni una maggiore attenzione verso quest’arte attraverso iniziative sia di sostegno economico – finanziario verso i giovani talenti che si approcciano, ma anche favorendo la promozione di periodiche mostre ed esposizioni per tutti coloro che intendano esporre le proprie opere.