BARI. Auditorium Vallisa. La leggenda del grande inquisitore da “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij
Oggi, domenica 30 ottobre, ore 20. A cura di Marinella Anaclerio produzione Compagnia del Sole lettura di FLAVIO ALBANESE. Le direzioni del racconto progetto sulla narrazione letteraria a cura della Compagnia Diaghilev X edizione
Flavio Albanese legge Dostoevskij nell’Auditorium Vallisa, domenica 30 ottobre (ore 20). L’appuntamento con «Le leggenda del grande inquisitore», tra i capitoli più famosi dei «Fratelli Karamazov» (adattato da Marinella Anaclerio per la Compagna del Sole), rientra nella decima edizione della rassegna di teatro di narrazione letteraria «Le direzioni del racconto», organizzata dalla Compagnia Diaghilev in collaborazione con l’Assessorato alle Culture del Comune di Bari e il sostegno della Regione Puglia (biglietti 10 euro, info e prenotazioni 3331260425).
«I fratelli Karamazov», pubblicato in Russia nel 1880, è un apologo, un racconto che Ivan Karamazov fa a suo fratello Alesa Karamazov alla vigilia dell’assassinio del padre e della sua malattia mentale che lo porterà a vedere e dialogare con un originalissimo Diavolo. Il racconto è una delle analisi più lucide sul rapporto fra l’essere umano e il clero di tutte le religioni. L’essere umano ha sempre avuto bisogno di un intermediario per relazionarsi al divino e su questo bisogno si fondano e si distruggono tutte le “chiese”.
Nella Spagna dell’inquisizione, tra i roghi degli eretici, appare un personaggio misterioso, forse proprio Gesù. La folla lo riconosce e comincia a chiedergli miracoli, lui resuscita una bambina, dona la vista ad un cieco, ma il vecchio inquisitore lo fa arrestare e portare in prigione. La sera i due si incontrano e l’inquisitore, forse in preda ad un delirio o forse no, gli spiega il motivo per cui lo metterà al rogo. Con estrema lucidità gli dice che la chiesa ha reso gli uomini felici, non lui, con la sua libertà. La chiesa e il clero hanno completato meglio di lui la sua opera, l’uomo ha bisogno di qualcuno a cui inchinarsi, qualcuno da adorare. Gesù in definitiva ha chiesto all’uomo cose che lui, vile e pauroso, non può dare: l’uomo vuole il pane, non la libertà.
In questo capitolo Dostoevskij esprime la contrapposizione tra libertà e costrizione, tra fede nella vita e negazione di essa. Nella «Leggenda del grande inquisitore» l’autore esprime, infatti, un forte pessimismo per la condizione umana e anche l’esigenza di una spietata sincerità. Quando Nietzsche lesse Dostoevskij, l’impressione che ne ricavò fu fortissima. Arrivò a parlare dello scrittore russo come di un ‘fratello di sangue’. Come se avesse riconosciuto in lui le sue stesse ossessioni. E forse addirittura qualcosa di più, un certo stile di pensiero, secondo il quale l’idea non è mai un’astrazione, ma sempre e soltanto una realtà incarnata, realtà vivente, realtà fatta persona.
Le direzioni del racconto progetto sulla narrazione letteraria a cura della Compagnia Diaghilev X edizione. Auditorium Vallisa Bari. Sudorazione. Indagine tragicomica sul Mezzogiorno
Di Fabrizio Sinisi, con GIANPIERO BORGIA, regia di Gianpiero Borgia. Lunedì 31 ottobre, ore 21
Gianpiero Borgia è interprete e regista di «Sudorazione», spettacolo su testo di Fabrizio Sinisi in scena all’Auditorium Vallisa, lunedì 31 ottobre (ore 21), per la decima edizione della rassegna di teatro di narrazione letteraria «Le direzioni del racconto», organizzata dalla Compagnia Diaghilev in collaborazione con l’Assessorato alle Culture del Comune di Bari e il sostegno della Regione Puglia (biglietti 10 euro, info e prenotazioni 3331260425).
Il Sud è quel posto dove provi nostalgia anche quando non parti. E questa «Indagine tragicomica sul Mezzogiorno» si pone come un tentativo di esplorare, scandagliare e anche rilanciare un tema, quello della questione meridionale, che nel dibattito pubblico contemporaneo ha perso se non cittadinanza, almeno dignità ed esatto valore.
Sinisi e Borgia hanno, dunque, l’ambizione e la speranza di poter raccontare un Sud nuovo, finalmente libero dagli stereotipi e dai luoghi comuni della sconfinata Gomorra criminogena e dalla retorica di un mediterraneo tutto tarallucci e pizzica, un meridione che non crede che elevare la propria arretratezza a folklore o peggio a marketing territoriale sia la soluzione.
Tuttavia per demolire gli stereotipi e i luoghi comuni non si può che affrontarli, cercando cosa resta di originario e vero e discernendo ciò che invece diviene crosta culturale. Lo spettacolo, realizzato in collaborazione con Giorgio Giovanni Damato e l’aiuto regista Valeria De Santis (musiche di Papaceccio MMC), guarda perciò in questa prospettiva e con quella ironia, per Socrate così necessaria al vero sapere, ai più triti luoghi comuni sul sud come il sentimentalismo, le mafie, le piccole corruzioni, le pigrizie, le valige di cartone per cercarvi invece coscienza critica, rettitudine, operosità, sviluppo, futuro.
addetto stampa
Francesco Mazzotta